Intervista al neo segretario della Fimmg Silvestro Scotti. “Fondamentale un ricambio generazionale”. Dubbi su specializzazione: “Mestiere si impara in studio”. E su H16: “La medicina generale non si misura ad ore”
20 novembre - Concluse le elezioni che hanno ufficializzato il nuovo segretario del sindacato dei medici di famiglia dopo le dimissioni di Giacomo Milillo. A succedergli in questo nuovo corso l'ex vicesegretario vicario e presidente dell'Ordine dei medici di Napoli. New entry anche nell'Esecutivo nazionale. Dalla legge di Bilancio alla formazione medicina generale fino alle prospettive per il rinnovo della convezione: ecco le prime parole di Scotti.
Silvestro Scotti, già vicesegretario vicario e presidente dell'Ordine dei medici di Napoli, è il nuovo segretario della Fimmg. Questo l’esito del voto del Congresso straordinario del sindacato dei medici di famiglia svoltosi a Roma, convocato per il rinnovo dei vertici dopo le dimissioni di Giacomo Milillo.
Rinnovata anche parte dell’Esecutivo nazionale (vedi foto qui sotto) che sarà composto da: Pier Luigi Bartoletti (vice segretario vicario), Filippo Anelli (new entry), Vittorio Boscherini, Giacomo Caudo (segretario amministrativo), Fiorenzo Corti (new entry), Malek Mediati (segretario organizzativo) e Domenico Crisarà (new entry che è stato nominato segretario del segretario generale). Presidente rimane Stefano Zingoni (non si votava per la presidenza ndr.).
Il sindacato volta dunque pagina dopo gli ultimi mesi turbolenti e a tracciare i primi passi della nuova rotta è proprio il neo segretario Silvestro Scotti che in quest’intervista affronta i temi caldi del momento: dalla Legge di Bilancio, dove senza risposte “…ci arrabbiamo”, passando per gli emendamenti sulla formazione in medicina generale: “Positivo che si sia capito che esiste un problema, ma ricordiamoci che il medico di famiglia lo s’impara stando negli studi”. E poi il rinnovo della convenzione: “Il nostro modello è chiaro da anni: obiettivi pubblici (la presa in carico del paziente) da raggiungere attraverso l’autonomia organizzativa”. E sull’H16: “Diciamo che toglierei tutte le ‘H’ davanti alla medicina generale”.
Segretario, Fimmg ha superato un paio di mesi caotici. Lei ha parlato di “collegialità responsabile”. Cosa cambia quindi ora per il sindacato?
Come Sindacato non possiamo più permetterci di far ricadere le responsabilità (nel bene e nel male) solo sui soggetti apicali. Oggi in questa fase è fondamentale una responsabilità allargata proprio per recuperare il ruolo capillare che svolgono i territori nei rapporti con la politica, con l’accademia e con tutti i soggetti con cui Fimmg desidera interloquire. Insomma, non si può rimandare tutto al centro anche perché il nostro modello è tutto fuorché centralizzato, visto che siamo in ogni angolo del Paese.
Appena eletto e già c’è la patata bollente della Legge di Bilancio. Avete avuto un incontro con il Ministro Lorenzin che vi ha assicurato un emendamento per vincolare delle risorse per il rinnovo delle convenzioni. Ma basterà?
Guardi le risorse credo siano veramente un data set minimo anche solo per sedersi ad un tavolo di trattativa in modo serio. Anche perché se la medicina generale è nel Ssn non si capisce perché avrebbe dovuto avere un trattamento diverso rispetto alle altre componenti professionali pubbliche. Ma guardi il tema non sono le risorse: oggi quello che è da ribadire, e da potenziare, è il ruolo della medicina generale soprattutto dando gambe e fiato al ricambio generazionale.
Spieghi meglio…
Come categoria svolgiamo un ruolo che non esiterei a definire psico-socio-sanitario. Ma la responsabilità sociale che grava su di noi spesso ci viene misconosciuta. E anche a livello economico ci si dimentica che il medico di famiglia genera un indotto che ha ricadute sulla società in termini di salute e lavoro a beneficio della comunità. Ecco ora è arrivato il momento di riprendere coscienza del nostro ruolo per adattarlo ai cambiamenti che il futuro richiede, partendo dai giovani. Secondo i nostri calcoli dovremmo raddoppiare il numero dei corsi per gestire al meglio la gobba demografica e garantire al contempo un’adeguata assistenza.
Ecco, tra gli emendamenti alla Legge di Bilancio ha fatto notizia quello che, de facto, trasforma il Corso di medicina generale in Scuola di specializzazione. Che ne pensa?
Glielo dico chiaramente, il tema della formazione è troppo importante sia per essere affrontato nella legge di Bilancio e sia per non essere toccato nella legge più importante dell’anno. A parte le battute, per ora posso dirle che è positivo che si sia capito che c’è un problema sulla formazione in medicina generale ma ci sono degli aspetti ancora poco limpidi che meritano un approfondimento. Una cosa però dev’essere chiara: il lavoro del medico di famiglia s’impara negli studi e non sulle cattedre, anche se ad oggi credo sia in ogni caso importante avere una formazione anche su altri aspetti, penso alla gestione organizzativa di uno studio per esempio.
In tutto questo bailamme c’è sempre la trattativa per il rinnovo della convenzione. Si riuscirà a superare lo stallo?
Mi faccia dire in primis che la Sisac in questo periodo di legge di Bilancio ha capito che c’era la necessità che fossero investite risorse sulla convenzione e si è fatta parte attiva affinché fosse garantita una valorizzazione anche economica e fosse percepita la necessità di un sistema che preveda un cambio generazionale.
Ma a parte le risorse mi sembra che i problemi fossero anche altri. Penso per esempio al ruolo e all’organizzazione della medicina generale.
Il nostro modello è chiaro da anni: obiettivi pubblici (la presa in carico del paziente) da raggiungere attraverso l’autonomia organizzativa.
Il modello definito da Sisac è un po’ diverso però.
E infatti le trattative non sono andate avanti. Anche perché in questi mesi ci si è focalizzati su un modello orario, che con la medicina generale non ha niente a che vedere: il lavoro del medico di famiglia non si misura ad ore.
Sta recitando il requiem dell’H16?
Diciamo che toglierei tutte le ‘H’ davanti alla medicina generale. Il medico di famiglia esprime un volume assistenziale verso i pazienti e non lavora a ore ingabbiato in un sistema mutuato dall’organizzazione ospedaliera.
Ma qualcosa dovrà pur cambiare proprio per potenziare la rete dell’assistenza territoriale?
È nostro impegno riprendere la trattativa. Ma la nostra autonomia organizzativa potrà essere messa in discussione solo rispetto a obiettivi da raggiungere in funzione del merito. Ed è questa la partita che dobbiamo giocarci. Servono modelli organizzativi diversi perché i macromodelli non sempre funzionano. Ma per cambiare serve un sistema motivazionale. Non possiamo costringere i medici al cambiamento anche perché si rischia di far appiattire il medico sulla parte economica fissa e non renderlo proattivo per la parte variabile.
I medici della dipendenza hanno proclamato uno sciopero se non arriveranno risposte dal Governo nella Legge di Bilancio. E voi?
Senza risposte ognuno dovrà prendersi le sue responsabilità. Insomma…. altrimenti ci arrabbiamo.