Se non si invertirà la rotta degli ultimi anni si rischia di ritrovarci nel 2025 con un fabbisogno inevaso di 8.000 specialisti, il 40% dell’attuale categoria. A lanciare l’allarme è il Sindacato degli specialisti ambulatoriali Sumai-Assoprof durante il 49° Congresso Nazionale in corso a Rende-Cosenza dal titolo ‘Cronicità,
invecchiamento e crisi.
Il ruolo della specialistica territoriale in risposta
ai nuovi problemi ed alla nuova riorganizzazione
del Ssn’.
Per il Sumai-Assoprof le ragioni di questa previsione sono concorrenti: blocco del turnover che persiste in metà delle regioni italiane, precariato galoppante, sempre minor numero di medici che vengono formati, nonostante la professione rimanga fortunatamente una tra le più ambite, i dati attuali sulla categoria che vedono il 60% degli aderenti avere più di 55 anni di età ed una prospettiva di pensionamento nel medio-breve termine.
Tutto ciò per il Sindacato degli specialisti è una “vera ‘debacle’ che cozza contro ogni tentativo di riforma delle cure territoriali, considerando che nello stesso periodo andranno contemporaneamente in pensione circa il 60% dei 65.000 Medici di medicina Generale, senza possibilità di immediato avvicendamento. Infatti la scuola di formazione della Medicina Generale licenzia solo 900 medici l’anno, numeri che, al momento, appaiono insufficienti a garantire l’attuazione del recente “Piano sulle cronicità”, delle AFT e UCCP previste nel Patto della Salute ed in parte già normate ed inserite negli ACN della medicina convenzionata come riaffermato nel recente ACN della specialistica ambulatoriale. Non va certo meglio per la specialistica ospedaliera che nello stesso periodo vedrà andare in pensione circa il 40% degli attuali 113.000 appartenenti a questa categoria”.
Riassumendo, secondo i numeri elaborati dal Centro Studi dal Sumai-Assoprof su dati Enpam e INPS “entro il 2025 i medici specialisti in Italia, tra ospedalieri e convenzionati, che andranno in pensione, in mancanza di un regolare turnover si ridurranno di circa 55.160 unità e questo quindi con il concreto rischio di seppellire il nostro SSN. Una bella responsabilità, che in mancanza di adeguati correttivi, la politica si sta assumendo nei confronti di tutti i cittadini italiani”.
“Questa fotografia – rimarca il Sumai-Assoprof - segue quanto abbiamo già denunciato negli ultimi anni, e inquadra una professione che sta vivendo sulla propria pelle il serio problema del mancato ricambio generazionale con il rischio che a pagarne le conseguenze, siano prima di tutto i cittadini. I segnali sono troppo preoccupanti e rischiano seriamente di minare alla radice tutti gli sforzi fatti per rilanciare la categoria e soprattutto la medicina territoriale”.
“Abbiamo dato fiducia all’Esecutivo – afferma il Sindacato degli specialisti ambulatoriali - ma è chiaro che non possiamo più accettare di essere la valvola di sfogo di un sistema, giustamente vincolato all’economia, ma che sta perdendo ogni rispetto per il lavoro di tutti gli operatori che insistono nel mondo della sanità, esasperando conflittualità inutili, prive di reali contenuti e gravemente lesive degli interessi dei cittadini e dei professionisti stessi. Noi, specialisti territoriali, riteniamo che la misura sia colma. La diagnosi è chiara, la terapia pure. Ora non possiamo e non vogliamo più attendere”.
Durante il congresso è stata presentata la
relazione del segretario generale, letta dal Presidente del Sumai,
Giuseppe Nielfi dopo la scomparsa lo scorso 1 settembre del segretario generale
Roberto Lala.