Le malattie mentali vengono spesso usate nei titoli dei giornali, negli articoli, nelle trasmissioni televisive, per raccontare senza distinzione fatti di cronaca nera, casi politici o avvenimenti economici: in preda alla ‘follia’, comportamento ‘bipolare’, andamento ‘schizofrenico'. Solo per fare tre esempi. Oppure: “Uccide la moglie e i tre figli in preda a un raptus di follia”: quante volte si è letto, per poi scoprire che l’assassino era solo e semplicemente un uomo cattivo.
Tutto questo avviene nella maggior parte dei casi senza avere la minima idea delle malattie citate, spesso gravi e invalidanti, che pagano uno stigma sociale altissimo, e senza preoccuparsi minimamente delle conseguenze che queste parole possono provocare nella vita dei malati e delle loro famiglie.
Con l’Ordine dei Giornalisti della Lazio (il corso si è già tenuto a Milano e sarà replicato anche a Napoli e, nel 2017 in altre città) si è deciso di fare il punto su questo argomento, insieme alla Società Italiana di Psichiatria e all'Unamsi, l’Unione nazionale della stampa medico scientifica.
Il corso non è dedicato solo ai giornalisti scientifici, ma è rivolto a tutti quei giornalisti che non si occupano di salute.
Il corso dà diritto a 5 crediti ed è gratuito. Per isciversi si può far riferimento alla piattaforma Sigef.