Molti colleghi ci scrivono per sapere a che punto è lo stato dell’arte relativo al Ddl 1324 (ddl Lorenzin) che ha per oggetto l’ordinamento delle professioni sanitarie e come cambierebbe lo scenario nel settore sanitario il passaggio dei Biologi a professione sanitaria. Nell’ affrontare il tema dei “requisiti di professionalità” richiesti dalle norme vigenti e dei correlati aspetti giuridici, la nostra Federazione ha ritenuto necessario revisionare un documento quadro sull’evoluzione delle competenze dei TSLB e fare riferimento ad un sistema che prevede un approccio sistemico che preveda modelli organizzativi dove convivano professionalità diverse e si gestiscono tecnologie sempre più avanzate.
La complessità, per non trasformarsi in caos, necessita di un sistema di governance che rappresenta un approccio coerente che risponda a nuovi e più appropriati requisiti sia per le strutture pubbliche che private, in grado di dare risposte coerenti ai bisogni clinici dei cittadini, sia in regime di ricovero che ambulatoriale. Nello scrivere queste riflessioni si è tenuto conto che il passaggio del biologo sotto l’egida del Ministero della Salute non modifica in alcun modo i rapporti tra i professionisti nei laboratori.
In questo quadro, diventa necessario un riflessione culturale e politico – sanitaria lontana dallo specifico di nostro interesse. Tale necessità non deve né spaventare, né essere, all’opposto estremo, strumentalmente sottaciuta, al contrario essa rappresenta, a nostro avviso, un vero e proprio “segno dei tempi” degno d’essere evidenziato ed interpretato.
E’ proprio questa prospettiva che ci spinge a domandarci di quale Tecnico di Laboratorio Biomedico ha bisogno oggi il sistema salute? Questo quesito è quindi lo start up per rispondere al mutamento di paradigma che un professionista sanitario moderno deve affrontare. Un mutamento difficile che deve mirare ad acquisire le competenze necessarie al raggiungimento di una autonomia professionale, decisionale e operativa adeguata.
Al riguardo il disegno di Legge 1324/14 all’ art 4 evidenzia il riconoscimento del Biologo tra le professioni sanitarie che l’opportuno riferimento alla Legge 396/67, esclude completamente dall’esercizio di attività sanitarie il laureato biologo triennale, peraltro con distinti indirizzi, successivamente istituiti.
Chiarito l’aspetto normativo e l’affermazione del MIUR “l’equipollenza o l’equiparazione ha sempre riguardato titoli universitari dello stesso livello; si è sempre esclusa, pertanto, l’interpretazione in base alla quale un titolo di livello superiore possa essere ritenuto assorbente rispetto ad altro titolo di livello inferiore”. ed inoltre "non può sostituirsi una laurea in biologia né di primo né di secondo livello al titolo specifico ai fini dell’esercizio della professione di tecnico di laboratorio biomedico. Il laureato triennale in Scienze biologiche può accedere all’esame di Stato per l’abilitazione alla professione di Biologo Junior, mentre con le lauree specialistiche o magistrali così come con il Diploma di laurea del vecchio ordinamento, è consentita, previo superamento dell’esame di Stato, l’iscrizione all’Albo dei biologi" la nostra attenzione è rivolta al terreno operativo perché alle preoccupanti infiltrazioni della logica di mercato nel sistema sanitario vanno fatte alcune considerazioni legate alla sicurezza del sistema stesso.
L’evoluzione tecnologica ha portato una crescente complessità interpretativa che richiede una costante e adeguata formazione che differisce completamente da quella del Tecnico di Laboratorio Biomedico.
A tal proposito, riteniamo dare spazio e forza alle potenzialità delle competenze ad innovare modelli organizzativi e processi di lavoro e invitiamo le istituzioni ministeriali a convocarci al più presto insieme a Medici e Biologi per discutere del nostro futuro professionale. Abbiamo la necessità di avviare una profonda modifica dell’organizzazione del lavoro che sia funzionale all’evoluzione scientifica e tecnologica e al nuovo pensiero culturale delle professioni.
Al nostro ultimo Congresso tenutosi a Maratea (PZ) abbiamo affrontato temi come il valore economico e la possibilità di erogare la miglior cura possibile, nell’ambito delle risorse a disposizione. La sintesi nel rapporto tra costi, appropriatezza e competenze è ora un aspetto prioritario nella scelte delle tecnologie e nella valutazione dei vari outcomes sanitari come avviene nel caso di strumentazioni e test diagnostici.
Alla luce di contesti sempre più complessi diventa importante affrontare questi temi unitariamente, in virtù dell’integrazione delle attività delle diverse professioni sanitarie coinvolte nel rispetto delle professionalità e del lavoro di gruppo.
Saverio Stanziale
Vice Presidente FITeLaB