Quando tutti hanno esaurito la rabbia scaturita dalla proposta del governatore della Toscana,
Enrico Rossi, il qualeha sostenuto che il lavoro svolto dai dirigenti medici in intramoenia è “ fonte di diseguaglianza e di corruzione”, noi in modo sommesso cercheremo di far comprendere come una conquista non può diventare un boomerang, per cui con forza rivendichiamo il diritto all’esercizio della professione intramoenia.
E’ chiaro che un ringraziamento va al Ministro
Lorenzin che in modo saggio afferma che questa attività non “va abolita ma regolata”.
Noi siamo d’accordo con quanto affermato dal Ministro e rivolgendoci alla massima autorità del settore chiediamo che si dia la possibilità alle aziende ospedaliere di disporre di spazi per poter soddisfare la richiesta dell’utenza.
Vogliamo star lontani dalle polemiche relative allo stesso Rossi, ma nel contempo gradiremmo evitare di sentire sproloquiare una carica dello stato che rappresenta peraltro una regione sempre all’avanguardia e in prima fila fra le eccellenze ospedaliere e universitarie della nazione. Piuttosto lo vorremmo al nostro fianco nella battaglia alla rimozione della pressione opprimente della politica nella gestione delle aziende sanitarie, ospedaliere e universitarie.
Ci chiediamo, senza poterci dare una risposta, cosa muove un rappresentante dello stato a denigrare il lavoro che molto onestamente produce la gran parte dei dirigenti medici che hanno scelto di partecipare all’ALPI, e non sarà con l’abolizione che i dirigenti medici salveranno la loro dignità: questa è insita nel soggetto che mai attuerà sistemi di profitto illeciti. Convinti che l’uomo è una realtà ontologica che purtroppo infligge dei colpi mortali alle norme giuridiche e attuative, qualsiasi sia l’attività lavorativa svolta, chiediamo che vengano effettati i controlli ed emanate le sanzioni già previste dalle norme, in modo da indurre il medico al rispetto assoluto delle regole.
E’ ampiamente giustificato chiedersi perché un dirigente medico, a parità di lavoro, anche se di tipologia diversa, incassi mensilmente una quantità di denaro sproporzionato, mentre la grande maggioranza dei dirigenti medici vive del semplice stipendio. Valga il lavoro usurante del Pronto Soccorso nel quale i dirigenti impiegati non possono svolgere attività in intramoenia, in contrapposizione a quello di un dirigente medico specialista in altre discipline che veramente incassa mensilmente con lo stipendio somme che possono raggiungere cifre stratosferiche.
Ora non è per umana invidia che si solleva il problema, ma per umana giustizia: ha ragione il Ministro Lorenzin questo va regolato; non è ammissibile che direttori generali “amici degli amici” permettano questi illeciti senza controllare il lavoro che questi dirigenti medici “magnati dell’intramoenia” svolgono all’interno delle rispettive aziende, laddove la loro reale attività lavorativa è di molto inferiore rispetto a quella che sviluppano nei loro ambulatori privati. Questo è quello che avviene in modo illecito.
Non è pensabile che il sistema sanità viva sotto la minaccia di possibili allontanamenti volontari dalla struttura pubblica di “bravi professionisti” che a tutti i costi vogliano guadagnare in modo smodato: questo va regolato e ricondotto a principi etici.
Quindi, per concludere, è necessario che il Ministero della Salute sconfessi ogni forma di irrazionale proposta di abolire il lavoro in intramoenia mentre guidi a livello territoriale il fisiologico turnover generazionale e dia a tutti i richiedenti la possibilità di poter afferire al lavoro in intramoenia.
Biagio Papotto
Segretario nazionale Cisl Medici