Per comprendere i problemi del quadro dirigente dei medici partirei da una premessa, un postulato e cinque presupposti
Premessa
I medici sono una categoria con certe caratteristiche e proprietà medie quasi tipiche. Come categoria essi sono un insieme di individui con differenti caratteristiche della stessa proprietà (hanno tutti una particolare razionalità, condividono tutti più o meno un comune status, in genere sono ben educati, capiscono solo di medicina, non sanno cosa sia la complessità, masticano poco di politica), sono abituati a farsi gli affari loro, hanno innegabili obblighi morali, ecc.). L’insieme di queste caratteristiche costituisce le proprietà medie della categoria. In altre parole: la media delle caratteristiche individuali del medico costituisce le proprietà medie della sua categoria. Sopra e sotto la media c‘è ovviamente di tutto dal genio all’imbecille, dal sant’uomo al lestofante.
Postulato
In genere chi rappresenta i medici è
omologo ai medici cioè il “
rappresentante” corrisponde logicamente ai suoi “
rappresentati” per cui ciò che è mediamente il primo è anche mediamente il secondo non perché analoghi ma perché logicamente identici. I rappresentanti dei medici fondamentalmente non sono null’altro che medici sicuramente più intraprendenti degli altri, legittimamente più ambiziosi, più intelligenti persino ma sempre come medici si comportano pensano e agiscono.
Presupposti
Se dovessi riassumere le caratteristiche antropologiche medie della categoria dei medici direi che essi sono:
· “
individualisti” i medici sono inclini ad anteporre agli interessi collettivi quelli propri individuali,
· “
utilitaristi” per i medici utilità e interesse sono la stessa cosa , entrambi sono il criterio base dell’azione morale,
· “
opportunisti”i medici quando è il caso ritengono di rinunciare ai propri principi e accettare compromessi,
· “
immanentisti” per i medici esiste solo il presente cioè il tempo degli interessi concreti e reali ,essi per quanto si sforzino non riescono in genere a vedere il mondo più in la del proprio naso per cui per loro il futuro non esiste,
· “
conservatoristi” essi avversano i progetti utopistici, i mutamenti troppo radicali, hanno scarsa capacità ideative e progettuali, in genere stanno bene nello status quo e se qualcosa cambia si adeguano passivamente.
Il quadro dirigente
In ragione del principio di omologia non vi è dubbio che il “
quadro dirigente” è fatto da generali che sono “
individualisti”, “
utilitaristi”, ecc., come coloro che rappresentano. Essi tutelano gli interessi di altri individui a partire dai loro interessi ,questo non vuol dire che l’individualismo dei generali non abbia ideali ma solo che i loro ideali come quelli dei loro rappresentati sono comunque inscritti negli interessi che difendono a partire da quelli propri .
Naturalmente il principio di omologia non esclude che vi siano generali più intelligenti degli altri, o semplicemente più colti, o con orientamenti politici semplicemente diversi.
I problemi della rappresentanza
La struttura e l’organizzazione della rappresentanza medica è come pietrificata nel tempo. Essa è ancora organizzata come se:
· la società fosse ferma allo scambio politico concertativo corporativismo /politica del secolo scorso,
· il sistema degli interessi non fosse cambiato,
· i problemi dei medici fossero contingenti, circoscrivibili, transitori.
Non è più così da un pezzo:
· a causa di un mucchio di ragioni che non ripeto sono cambiati i rapporti tra la professione e la società, la politica e altre professioni,
· la verità nuda e cruda è che il mondo è cambiato e i medici no,
· oggi la “questione medica” va ben oltre quella contrattuale,
· i nemici veri dei medici non sono gli infermieri, i governi cattivi, le politiche ostili(anche se dei rompi scatole notevoli) ma proprio perché conservatori sono i cambiamenti di sistema che non sanno governare.
Le contraddizioni
La contraddizione forte è che oggi i mutamenti ai quali è sottoposta da anni la professione ,pongono ormai con urgenza il problema:
· di spostare l’attenzione dalle questioni particolari a quelle generali,
· di guardare oltre la punta del proprio naso,
· di smettere gli abiti del conservatore.
In sostanza si tratta di mettere insieme la difesa dell’interesse individuale con la difesa del valore professionale perché il primo dipende dall’altro. E’ indubbio che il valore retributivo continuerà a calare se continuerà a calare quello professionale soprattutto a causa del ridimensionamento delle sue autonomie.
Ancora i generali dei medici non hanno capito, che:
· l’attacco vero da anni è alla professione prima ancora che al salario non il contrario,
· la de-capitalizzazione (attacco al salario) è la conseguenza di un processo di lenta ma inesorabile de-professionalizzazione,
· la task shifting (da non confondere con quella cavolata del comma 566) è un segno dei tempi non un temporale passeggero cioè una forma di de-professionalizzazione,
· la de-professionalizzazione passa per una ridefinizione delle autonomie, perché è la restrizione delle autonomie a spianare la strada alla de-professionalizzazione e alla de-capitalizzazione non il contrario,
· senza de-professionalizzazione secondo le regole capitalistiche di questo sistema non si può fare ne demansionamento ne de-capitalizzazione (valore e controvalore).
In sintesi:
· la “questione medica” nei contesti dati è soprattutto una questione retributiva di prima grandezza,
· i medici non sono sotto attacco perché sono antipatici ma perché secondo il governo i loro comportamenti in certi casi costano più delle compatibilità,
· per stare nelle compatibilità i comportamenti sono sempre più amministrati cioè controllati.
E’ chiaro? Ecco perché i generali, sbagliano a non mettere al centro delle loro battaglie la “questione medica” prima ancora che quella contrattuale. Se continuano a prendere le cose per il verso sbagliato continueranno ad essere sconfitti.
Generali e organizzazione
I generali che prendono le cose per il verso sbagliato diventano un problema in più. Ma i generali per il principio di omologia non riescono a prendere le cose in un modo diverso perché i medici, nessuno escluso, sono quello che sono e i generali pure.
Ma è solo questione di generali? Purtroppo no. Se fosse così banale basterebbe cambiarli, per quanto sia un’impresa tutt’altro che semplice e che comunque dovrebbe ammettere la possibilità di avere dei generali alternativi (ma ci sono?). Il problema si accresce enormemente quando i generali sono tali in ragione di una organizzazione storicamente definita e riassumibile in pochi concetti:
·
pansindacalismo, il principio sindacale dell’interesse contrattuale permea per intero l’intero arco della rappresentanza medica vale a dire sindacati, ordini, istituti previdenziali e in qualche misura anche le società scientifiche,
·
oligarchia, i generali più importanti cioè con maggiori deleghe soprattutto dei sindacati autonomi costituiscono una elite che decide praticamente tutto,
·
comparaggio associativo tutte le decisioni e le scelte ma soprattutto le nomine, quindi i compensi, sono il frutto di accordi interni, alleanze, scambi convenienze reciproche....soprattutto in casa Fnomceo e in casa Enpam,
·
opposizione complementare, la minoranza è per lo più legata a competizioni interne di potere pur manifestando dissensi su questo o quel singolo problema essa non ha un programma, una strategia e in questo modo non solo non è visibile ma non ridiscute mai strategie, modelli, e assetti,
·
opportunismo variabile il consenso interno è regolato alla distribuzione delle utilties di ogni tipo ad ogni livello. I medici sono tutti sempre molto coperti, ognuno di loro ha sempre un piccolo interesse da difendere che gli suggerisce di non compromettersi con commenti e prese di posizione,
·
interessi personali tutti gli spazi importanti dell’arco della rappresentanza medica compreso Fnomceo e Enpam sono occupati dall’elite che sovrasta sul sistema dei sindacati autonomi e danno luogo a redditi personali importanti.
Gli inconvenienti di questo sistema sono cospicui:
· i limiti e le logiche del sindacato diventano i limiti e le logiche dell’intero sistema di rappresentanza,
· i ruoli dei vari segmenti di rappresentanza sono regolarmente stravolti perché ogni cosa è ridotta al vincolo pansidacale, (la Fnomceo non si capisce più cosa sia e cosa debba essere),
· la dialettica tra le varie parti della rappresentanza diventa conformismo e opportunismo decisionale, cioè la dialettica è solo apparente,
· le alleanze variabili che si vedono spesso sono funzionali alla distribuzione degli incarichi o a opportunismi di tipo personale più che da necessità strategiche,
· le autonomie dei vari sottosistemi (sindacato, Fnomceo, Enpam, ecc.)si appannano e viene meno la capacità di correggersi e di confrontarsi cioè viene meno fino a sparire la funzione critica. Fnomceo e sindacati sono mondi distinti e non promiscui, confondere i ruoli significa barare al gioco.
Interessi personali
Ma la contraddizione più stridente è quella che a livello nazionale riguarda gli interessi personali dei generali e che rimanda all’intreccio tra “sindacati (soprattutto autonomi) Fnomceo e Enpam”:
· quasi tutte le carriere dei generali, con l’eccezione dei sindacati confederali, nascono nel sindacato autonomo passano per la Fnomceo e finiscono all’Enpam. L’Enpam per i compensi che garantisce è il vero obiettivo finale di molte carriere,
· il quadro dirigente della Fnomceo nomina i sindacalisti nel consiglio di amministrazione dell’Enpam e a sua volta è nominato dal sindacato, cioè tutte le nomine sono transazioni tra interessi,
· gli interessi personali dei generali sono tali da accumulare in qualche caso redditi personali decisamente sproporzionati rispetto a quelli dei loro colleghi, e questo è un bel problema perché favorisce l’inamovibilità,
· ad ogni incarico o funzione del generale corrisponde un compenso per cui più incarichi si cumulano è più soldi si prendono. Questa è la ragione per cui l’elite diventa colonizzante il sistema,
· l’intero sistema pur nella sua legalità ha poca trasparenza nessuno conosce i redditi reali dei generali.
Autoimmunità
Questo sistema di rappresentanza davanti all’esigenza di cambiamento funziona come è inevitabile che sia come un formidabile ostacolo creando profonde dissonanze tra interessi individuali categoriali e professionali.
In nessuna organizzazione può essere dato che gli interessi personali per quanto legittimi del quadro dirigente danneggino seppur indirettamente quelli della professione. Per cui sorge il problema spinoso del rapporto tra legalità moralità e organizzazione. Ciò che è legale non è detto che sia morale e ciò che è immorale in genere alla lunga danneggia la credibilità delle organizzazioni rendendole impotenti.
Immorale non è il compenso o i compensi che ricevono i generali perché è giusto pagare ragionevolmente qualsiasi lavoro, ma è quando la difesa del loro interesse personale, l’inavvedutezza delle loro decisioni politiche, i loro limiti storici, fanno massa critica, fino a creare le condizioni che nel mondo delle assicurazione si chiama “concorso di colpa”. Sfido chiunque a dimostrarmi che per la risoluzione della “questione medica” si sia fatto tutto il possibile per evitare il danno alla professione.
In conclusione. Oggi più che mai è chiaro che i medici, mentre sono in caduta libera con retribuzioni sempre più al ribasso, hanno un problema di auto immunità. La difesa della professione in un contesto economico-politico-sociale oggettivamente difficile, è indebolita da come essi sono, da come sono organizzati, dai generali che hanno, dai compensi che costoro ricevono, e ovviamente dalle loro inconcludenti battaglie.
Ivan Cavicchi
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