Son passati più di 1.130 giorni dalla chiusura del bando e ancora la Regione Lombardia non ha provveduto all’assegnazione delle 342 nuove sedi farmaceutiche volute dal Governo Monti. Intanto 38 Comuni sono rimasti senza farmacie: 23 in provincia di Bergamo, 5 in provincia di Lodi, 3 in provincia di Cremona, 2 nelle province di Lecco e altrettante nella provincia di Varese, 1 nella provincia di Milano e altrettante nella provincia di Sondrio e Pavia. È questa la denuncia lanciata pochi giorni fa dall’edizione locale del
Corriere della Sera. La Regione si è difesa spiegando che l’alto numero di domande (3.560, di cui 1.570 in forma associativa) e quindi di candidati (5.540) ha reso i tempi di verifica della documentazione molto lunghi. A questo si sono aggiunti i ricorsi ancora in atto, che rendono ulteriormente incerta la definizione di una graduatoria. E così delle 342 nuove farmacie non si vede traccia né ci si aspetta di vederne a breve.
I farmacisti, però, se lo aspettavano. Anche i giovani, cioè quelli più interessati al concorso. “Noi, pur non essendo a conoscenza di tutte le peculiarità dei meccanismi seguiti per la realizzazione della graduatoria, possiamo immaginare quali possano essere le criticità. In Lombardia le iscrizioni sono state massicce e quindi la commissione ha dovuto esaminare migliaia di domande, valutare i relativi titoli e verificarne la veridicità”, spiegano al nostro giornale
Luigi Congi, presidente Agifar Milano Lodi Monza Brianza e Pavia, e
Davide Petrosillo, presidente Agifar Bergamo. Che sottolineano: “Noi avevamo chiesto con una lettera all'allora Presidente del Consiglio Monti di svolgere il concorso per esami e titoli, per avere qualche vantaggio in più come giovani; questa procedura avrebbe creato una prima selezione con alleggerimento anche nell’analisi dei titoli. Le norme del concorso sono state stabilite per decreto nel 2012 in pochissimo tempo. Forse qualche riflessione in più sulle procedure avrebbe portato a soluzioni migliori”.
Sulla stessa posizione anche
Giovanni Petrosillo, presidente di Federfarma Bergamo, secondo il quale “la fretta imposta dal Governo Monti ha impedito di valutare approfonditamente tutti gli aspetti, non a caso sul concorso, in Lombardia ma non solo, sono emerse numerose criticità e stati avviati numerosi ricorsi”. Per il presidente dei titolari di farmacia della provincia bergamasca “uno o due mesi in più di riflessione non avrebbero guastato”.
Petrosillo, tuttavia, non condivide l’allarme sulla mancanza del servizio in alcuni Comuni. “Il servizio c’è e funziona, in tutta la Regione. Si può potenziare dove è più carente, ma già oggi ai cittadini è garantito l’accesso ai farmaci in ogni area del territorio e nessuna segnalazione che indichi il contrario è mai pervenuta alla nostra federazione”. In particolare Petrosillo evidenzia come in provincia di Bergamo, dove ci sarebbero più Comuni rimasti senza farmacia, il quorum farmacia/abitanti si aggiri intorno a 3.600, “in linea con il quorum regionale. E le nostre 275 farmacie – sottolinea – riescono a coprire senza problemi le esigenze di tutto il territorio provinciale”. In Lombardia ci sono 2.863 farmacie, 2.406 private e 457 pubbliche, per un rapporto pari a una farmacia ogni 3.484 abitanti (
fonte Federfarma, dati a marzo 2015).
Petrosillo non nega che molte farmacie abbiano chiuso e che in alcuni Comuni si trattasse dell’unica farmacia esistente, “ma il problema non lo risolverà il concorso straordinario”. La questione, secondo il presidente dei titolari di farmacia del bergamasco, “è la sostenibilità degli esercizi”. “I Comuni senza farmacia – spiega - sono quelli con un numero così esiguo di abitanti
(il Corriere cita ad esempio Algua, 752 residenti, o Averara, 202 residenti, o ancora Blello, 73, ndr) da non essere in grado di garantire al farmacista un fatturato sufficiente a sostenere la sopravvivenza della farmacia stessa, e così quelle farmacie finiscono per chiudere. Ma questo è un problema che avranno anche le nuove farmacie che saranno assegnate attraverso il concorso. Se i guadagni saranno altrettanto ridotti, rischieranno con molta probabilità di chiudere così come già accaduto a chi era titolare del servizio prima di loro”. In effetti solo 5 dei Comuni del bergamasco sforniti di farmacia superano i 1.000 residenti, e non raggiungono i 2.000 (Cerete 1.610, Fino del Monte 1.130, Gandellino 1.058, Pognano 1.571, Strozza 1.075). Ricordiamo che il quorum previsto dalla legge del Governo Monti è di 1 farmacia ogni 3.300 abitanti.
“Ben vengano dunque”, per Petrosillo, “altre nuove farmacie” (nel Bergamasco, con il nuovo concorso, ne sono previste 73), ma la soluzione, secondo il presidente di Federfarma Bergamo, non è "sostituire una farmacia chiusa aprendone un’altra", ma “trovare le modalità per far sì che una farmacia non sia costretta a chiudere”.