Una penalizzazione. Che forse potrebbe anche andare al di là di quanto previsto dalla legge 102/2010 nella quale, appunto, si affidava all’Aifa il compito di “riallineare” il prezzo dei farmaci equivalenti a una media europea. A definire così
la decisione del Cda dell’Agenzia italiana del farmaco è Giorgio Foresti, presidente di Assogenerici, che ha risposto ad alcune domande rivoltegli da
Quotidiano Sanità, ai margini della conferenza stampa di presentazione della campagna di promozione del farmaco generico promossa dalla Teva, azienda della quale Foresti è anche amministratore delegato.
Come avete preso la notizia del provvedimento Aifa?
“Sto cominciando a pensare che il continuo taglio dei prezzi del farmaco generico miri a un duplice obiettivo: far risparmiare lo Stato e, al contempo, indebolire il nostro settore, a tutto beneficio delle industrie che producono farmaci branded che hanno oggi un grande controllo del mercato – per non parlare di monopolio – anche sui medicinali scaduti di brevetto e mirano a mantenere la situazione senza cambiamenti”.
In che modo peseranno questi tagli sul settore?
“Al momento siamo certi soltanto del fatto che nella legge 102/2010 si parlava di tagli per un totale di un miliardo e 200 milioni (due tranche di 600 milioni di euro l’una). Al momento non sappiamo cosa abbia deciso l’Aifa: sappiamo soltanto che ci sono tagli sui prezzi dei nostri prodotti ma quale sia la reale entità sia lo scopriremo soltanto quando riceveremo il documento. Certamente è un’ennesima sforbiciata. Fatta non certo per sviluppare il farmaco generico”.
Non pensate che dinanzi a questa situazione sia opportuna una forma di concertazione tra tutte le componenti della filiera del farmaco?
“Muoversi tutti insieme? Sono quattro anni che opero in questo settore e ho ripetuto moltissime volte l’invito a parlare. Di solito lo si fa quando succedono queste cose: allora ricevo moltissime telefonate. Poi dopo una settimana le telefonate finiscono e si continua sulla strada di sempre. La conclusione? Che le grandi multinazionali del generico potrebbero anche riuscire a restare sul mercato ma le aziende più piccole saranno disincentivate a restare in Italia. E questo vorrebbe dire che, alla fine, si corre il rischio di non avere più la possibilità di poter disporre di determinati farmaci. Ed è una perdita per tutti, per i cittadini, le aziende ma anche lo stesso Ssn”.
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