Lieto fine per la vicenda che ha visto implicati 10 titolari di farmacia di Campobasso, ai quali era stata contestata l’accusa di aver preteso indebite e consistenti integrazioni di denaro ai pazienti per la fornitura di presidi sanitari che dovevano essere forniti gratuitamente. Il gup Libera Rosaria Maria Rinaldi ha infatti deciso il non luogo a procedere perché il fatto non sussiste. “Una decisione che ristabilisce la verità e che riabilita la figura dei colleghi accusati ingiustamente”, ha affermato a
Quotidiano Sanità il presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Campobasso, Michele Rinaldi.
Il presidente spiega che quella di Campobasso è l’ultima di una serie di vicende che hanno interessato la Regione, tutte legate alla mancata corrispondenza tra i costi dei dispositivi previsti dal nomenclatore del ministero, datato 1992, e il reale prezzo dei prodotti che i farmacisti acquistano dalle aziende produttrici. Costo che dovrebbe essere rimborsato al farmacista dal Servizio sanitario nazionale, che tuttavia limita il rimborso a quanto indicato dal tariffario. “L’ultima revisione del tariffario risale al 1999 - spiega Rinaldi -, ma in 12 anni i costi dei prodotti sono notevolmente aumentati. I farmacisti, quindi, pagano alle aziende molto di più di quanto gli venga poi rimborsato dalle Asl”.
Inchieste simili a quella di Campobasso erano state condotte nell’area di Termoli e anche in quel caso, spiega Rinaldi, i farmacisti sono sempre stati prosciolti. “Indubbiamente però – ha aggiunto il presidente dell’Ordine – esiste un problema legato al mancato aggiornamento del nomenclatore che va immediatamente risolto per evitare nuove e infondate denunce nei confronti dei farmacisti. Un problema che non riguarda soltanto la Regione Molise e per il quale chiediamo l’intervento di Federfarma”.