“La professione del farmacista persegue, come finalità primaria, la salvaguardia dei diritti del malato, il rispetto della vita e la corretta ed esauriente informazione circa il contenuto, attività terapeutica, la posologia, le modalità e i tempi di somministrazione, le controindicazioni, gli effetti collaterali, le incompatibilità di qualunque natura dei medicinali dispensati; inoltre il farmacista è tenuto a consigliare quelle norme igienico-alimentari indispensabili per il corretto evolvere della terapia e per il mantenimento dello stato di salute”. Funzioni che non possono essere affidate a personale non qualificato impegnato esclusivamente nella consegna dei farmaci a domicilio. Queste le ragioni che vedono il Conasfa (coordinamento delle associazioni farmacisti non titolari) esprimersi contro la
distribuzione di farmaci a domicilio del paziente cronico decisa dalla Asl di Firenze.
“Una tale procedura – osserva il Conasfa - costituirebbe gravissima lesione a quelli che sono i diritti del paziente che in tal modo verrà privato dell’indispensabile informazione farmaceutica e sul corretto uso dei farmaci, non senza potenziali negative ripercussioni sulla sua salute”. Inoltre “andrebbe a stridere fortemente con quanto previsto espressamente dall’art. 4 del codice deontologico dei Farmacisti dove, al fine di tutelare i diritti del malato, viene ‘imposto’ al professionista di fornire tutte le opportune delucidazioni sull’assunzione dei farmaci”. Non solo. “Svilirebbe oltremisura il ruolo e la figura del Farmacista perché le prerogative tipiche della sua professione verrebbero affidate a semplici fattorini e quindi potrebbe anche configurarsi il reato di “esercizio arbitrario di una professione”.