"FederSpecializzandi valuta positivamente, in termini di sostenibilità e qualità, l’applicazione della normativa in esame anche agli specializzandi e auspica soprattutto che ciò porti alla revisione del percorso formativo e all'individuazione qualitativa e quantitativa del lavoro che il medico in formazione specialistica deve svolgere nell'ottica di acquisire le competenze e la responsabilità richiesta". Questo il contenuto di un documento realizzato da FederSpecializzandi in cui si valutano le possibili ricadute dell'applicazione della normative ue sugli orari di lavoro e di riposo.
In realtà, si spiega nel testo, in Italia l’interpretazione riguardo l’applicabilità agli specializzandi della norma non è univoca, specialmente al livello regionale. La regione Emilia Romagna, ad esempio, in una circolare interpretativa della legge, esclude il "personale specializzando" dalla direttiva, in quanto "non rientra nella definizione di lavoratore" secondo il decreto 66/2003. Ma proprio il decreto 66/2003 cita esplicitamente i medici in formazione, allo stesso modo della direttiva 88/03, includendoli nella regolamentazione in oggetto. "Altra possibile causa di non univoca interpretazione della normativa potrebbe ricondurrsi alla complessità della figura del medico in formazione specialistica che in Italia che concentra su di sé sia il ruolo di lavoratore e che quello di 'studente'. Tuttavia, la Corte di Giustizia Europea ha sancito la validità della normativa per il personale strutturato, nonostante le caratteristiche del loro contratto da dirigenti. Alla luce di quanto verificatosi per gli strutturati, si conferma che la normativa si applica a tutto il personale sanitario dipendente, a prescindere da qualsivoglia inquadramento contrattuale", spiega FederSpecializzandi.
Sulla base di queste considerazioni, nel documento si sottolinea come dunque "l’interpretazione più corretta appare quella della applicabilità della normativa in questione anche ai medici in formazione specialistica". Tuttavia, "per avere conferma ufficiale di questo, FederSpecializzandi ha scritto alle autorità ministeriali competenti e si riserva di comunicare tempestivamente l’esito di tale interrogazione".
Al di là, però, delle considerazioni di carattere generale, FederSpecializzandi pone in evidenza le implicazioni che questo cambiamento può avere sugli aspetti formativi del percorso del medico specializzando. "Diviene quindi di primaria importanza rivedere interamente il percorso formativo dello specializzando andando ad individuare le competenze teoriche, pratiche e comportamentali che è chiamato ad acquisire e a delineare piani di studi volti a creare i contesti formativi e lavorativi adeguati all'acquisizione delle stesse e alla loro valutazione in un processo di graduale assunzione di responsabilità - si spiega nel documento -. Solo in una seconda fase sarà possibile individuare i tempi precisi che lo specializzando dovrà dedicare ai momenti formativi e lavorativi, volti sempre a creare l’occasione per maturare competenza. Per il medico in formazione, a differenza del medico strutturato, l’applicazione della norma rappresenta quindi un'ulteriore sfida, perché all'analisi quantitativa delle ore di lavoro, va aggiunta quella qualitativa del processo formativo".