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QS Edizioni - domenica 20 ottobre 2024

Lavoro e Professioni

Federfarma. Si accende il dibattito sulle incompatibilità per le cariche

immagine 11 marzo - “È punitivo” e “va rivisto”. Questo il commento del presidente di Federfarma Umbria, Augusto Luciani, sulla bozza di documento della Federazione nel quale vengono individuate le incompatibilità delle cariche federali con altre tipologie di cariche, su cui da qualche giorno si è acceso il dibattito tra i componenti della federazione. Ma Alfonso Misasi, presidente di Federfarma Cosenza e segretario nazionale Federfarma, invita alla calma: “Si tratta solo di una bozza”. Che, peraltro, “ricalca proposte vecchie e già contenute nel vecchio Statuto".
La bozza di documento nel quale vengono individuate le incompatibilità che impedirebbero la partecipazione al Consiglio delle regioni e al Consiglio di presidenza della Federfarma ha generato qualche perplessità. Abbiamo così raccolto il parere sull’argomento di Augusto Luciani, presidente di Federfarma Umbria, e Alfonso Misasi, presidente di Federfarma Cosenza e segretario nazionale Federfarma.

 

AUGUSTO LUCIANI (Federfarma Umbria)

“Il documento sulle incompatibilità è da rivedere”

“La commissione che il Consiglio delle regioni ha incaricato di individuare le cause di incompatibilità dovrebbe riunirsi ancora prima del 15 marzo, data prevista per l’approvazione del documento da parte dello stesso Consiglio. Credo sia opportuno rimettere le mani su quelle indicazioni, soprattutto perché non tutti i componenti del gruppo di lavoro sono stati presenti. Mancava ad esempio Marco Nocentini Mungai, presidente della Federfarma Firenze e componente del direttivo Federfarma, che è anche presidente di cooperativa e che quindi, stando a quanto viene indicato nella bozza di documento, non potrebbe ricoprire incarichi nell’ambito della Federfarma”.

Perché “rimettere le mani”?
Se si considera che la stessa presidente della Federfarma è membro di diritto di Federfarma Servizi nella quale sono raggruppate le cooperative di farmacisti, sorge il dubbio sulla validità di questa scelta. Perché chi è componente a qualsiasi titolo di una cooperativa di farmacisti non può far parte della Federfarma o delle sue articolazioni territoriali? Le cooperative, in fondo, sono nate negli anni 80 proprio per difendere la farmacia contro lo strapotere dei grandi distributori privati che imponevano condizioni di acquisto poco favorevoli. E hanno avuto il merito di incidere positivamente sul mercato a tutto vantaggio proprio delle farmacie.
Le indicazioni contenute nel documento della commissione, insomma, mi sono sembrate in certo qual modo “punitive”, tali da colpire persone che potrebbero disturbare il manovratore o i manovratori. È una mia impressione – del resto sono anch’io presidente di una cooperativa – ma è anche un’impressione che si potrebbe avere all’esterno della categoria. E comunque interessati sarebbero anche i colleghi di Federfarma Servizi, associazione oggi autonoma rispetto alla Federfarma. Che senso ha che i soci di Federfarma Servizi non possano partecipare a Federfarma? Una forma di incompatibilità ha ragion d’essere per i farmacisti che partecipino a società o gruppi multinazionali della distribuzione. Non lo ha invece nei confronti dei titolari di farmacia che fanno parte a vario titolo di società che hanno come obiettivo societario quello di difendere la farmacia.

È solo questo il punto sul quale intervenire?
Credo che anche le norme sull’incompatibilità relative ai presidenti degli Ordini – perché mai solo a loro e non anche ai vicepresidenti, ai segretari e vi dicendo? – siano eccessive. Potrebbero avere un senso solo in quelle determinate questioni che hanno un aspetto spiccatamente sindacale: una su tutti il rinnovo del contratto di lavoro dei farmacisti dipendenti. Ma anche il nostro presidente del Consiglio non partecipa al Consiglio dei ministri quando sono in discussione questioni che riguardano la sua attività di imprenditore.
Inoltre non si tiene conto di alcune realtà dove non c’è una presenza di farmacisti numericamente elevata. La Federfarma è già abbastanza isolata. Vogliamo rompere con tutti?
Queste norme sull’incompatibilità, poi, escludono chi abbia incarichi nelle partecipate della Federfarma. In sostanza i controllori e i controllati. Ritengo quindi necessario una riflessione più attenta sui contenuti del documento e mi auguro che sia emendato anche per evitare contrasti al momento del voto del Comitato delle Regioni.
ALFONSO MISASI (Federfarma Cosenza e segretario nazionale Federfarma)

“Revisione ancora in una fase preliminare. Polemiche sono premature”

“Le polemiche sui nuovi criteri di incompatibilità sono premature. Il documento diffuso, infatti, è solo una bozza. La discussione è in fase preliminare e prevedo tempi molto lunghi prima di arrivare a un documento definitivo”.

Ma perché sono necessari nuovi criteri?
Il nuovo Statuto prevede di individuare le situazioni a rischio di conflitto di interesse. Questa competenza è stata delegata alla Consiglio della Regioni di Federfarma, un organismo nuovo che, a questo scopo, ha istituito una commissione che ha iniziato a verificare alcune ipotesi. Ma ripeto, siamo a un livello di elaborazione preliminare. Il documento, inoltre, una volta approvato dalla commissione dovrà essere passare il vaglio del Consiglio delle Regioni e poi dell’Assemblea. Considerato che siamo anche in prossimità della tornata elettorale per il rinnovo della presidenza, in programma a maggio, credo proprio di poter dire che i tempi per l’approvazione dei nuovi criteri di incompatibilità saranno ancora molto lunghi.

Però i contenuti della bozza forniscono già delle indicazioni…
È iniziato il confronto, ma ce ne passa da qui a dire che quanto scritto nella bozza sarà ratificato. Non voglio sminuire il lavoro dei colleghi, ma la bozza non è neanche stata mai esaminata dal Consiglio delle Regioni in prima lettura. Trovo le polemiche di questi giorni premature, perché si sta attribuendo un valore a un documento interno che contiene solo delle linee ma nulla di deciso. Quelle linee, peraltro, ricalcano proposte vecchie e già contenute nel vecchio Statuto.

Uno dei criteri prevede l’incompatibilità, ad esempio, con la carica di presidente di Ordine provinciale. Ma perché non con la vice presidenza o altri incarichi ordinistici provinciali?
L’ipotesi è che il presidente abbia la rappresentatività dell’Ordine e possa trovarsi a dover esprimere posizioni che stridono con le richieste di rappresentanza sindacale. In questo caso il termine “conflitto di interessi” non è corretto, ma in ogni caso credo sia vero che una inconciliabilità tra i due incarichi esista,
Lo stesso non è previsto per il vice presidente perché non ha il ruolo di rappresentanza che spetta invece al presidente. Ma personalmente condivido la sua osservazione visto che il vice presidente è il sostituto del presidente in caso di impedimento.

La linea, comunque, sembra quella di stabilire paletti più stringenti di quelli ora esistenti. Perché si è sentita questa esigenza?
Non c’è alcuna esigenza diretta ad alzare paletti. Stiamo soltanto portando avanti un provvedimento su cui i lavori si erano aperti già molto tempo fa. Ed è proprio dal punto stabilito in quella prima fase di lavoro che siamo partiti. Come già detto, stiamo facendo quanto lo Statuto ci chiede di fare. E lo scopo è semplicemente uno: la volontà di avere un sindacato forte e indipendente.

 

11 marzo 2011
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