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QS Edizioni - venerdì 22 novembre 2024

Lavoro e Professioni

Contratto.“Dopo anni di stallo, non sono contemplati ulteriori rinvii delle trattative. In caso contrario, la mobiltazione sarà forte”. Forum con i sindacati del comparto

di Gennaro Barbieri
immagine 8 agosto - Dopo il Forum con la dirigenza del Ssn e con i medici impegnati nel rinnovo della convenzione, è la volta delle sigle del comparto che tracciano gli scenari dopo la sentenza della Corte Costituzionale. Orari di lavoro, trattamento economico e contrattazione di secondo livello sono i principali nodi da sciogliere. Ne abbiamo ragionato con Taranto (Cgil), Bernava (Cisl), Torluccio (Uil) e Bottega (Nursind). 
Con la sentenza della Corte Costituzionale che ha sanzionato l’illegittimità del blocco della contrattazione per il pubblico impiego anche in relazione alla parte economica cade l’ostacolo normativo alla riapertura delle trattative a 360° gradi con i sindacati. Abbiamo analizzato con i rappresentanti del comparto posizioni e prospettive riguardo: le iniziative che intendono mettere in campo, le richieste relative al profilo economico e i principali aspetti normativi da trattare. 
 
Cecilia Taranto (Fp Cgil): “A settembre verificheremo se governo intende dare seguito a sentenza. In caso contrario, sarà sciopero generale”
Ci voleva la Corte Costituzionale per affermare quanto noi stiamo rivendicando da tempo – riflette amareggiata la responsabile della sanità nella segreteria nazionale Fp Cgil - Il diritto al contratto per i lavoratori e le lavoratrici è infatti non solo lo strumento per eccellenza per rimettere in linea i salari e gli stipendi con il costo della vita, ma anche lo strumento per affrontare seriamente, attraverso il confronto, i processi di riorganizzazione che si devono condividere. Gli anni che abbiamo alle spalle, che non possono essere cancellati né con un colpo di spugna, né con la sentenza, sono stati per chi lavora in sanità anni durissimi”.

Il blocco del turn over, osserva, “ha pesato sulle materiali condizioni di lavoro del personale sanitario costretto a doppi e tripli turni, i tagli ripetuti , lungi dal determinare razionalizzazioni, si sono concretizzati sempre nel peggioramento delle condizioni dei lavoratori e nella riduzione secca del numero e della qualità delle prestazioni. L'esplosione delle liste di attesa e l'autoesclusione dalle cure, ormai troppo costose a causa dei tickets, dell'11% della popolazione , le cifre iperboliche della mobilità passiva stanno lì a dimostrare le scelte fallimentari di un governo che sembra aver deciso l'agonia del servizio pubblico a favore di quello privato totalmente a carico dei cittadini. tralascio per il momento il danno che ne deriva anche alla economia del paese. Contro questa prospettiva tutti i lavoratori pubblici sono impegnati nella mobilitazione a partire dal presidio organizzato unitariamente il 29 luglio sotto palazzo Vidoni, ma nel mese di settembre occorrerà verificare se il governo intende dare seguito e come alla sentenza oppure ci vedremo costretti allo sciopero generale”.
 
Secondo Taranto le cifre che il governo ha utilizzato “per tentare di influenzare – sottolinea - la decisione della Corte suprema non stanno né in cielo né in terra. Pensiamo che la richiesta economica debba fare i conti con la necessità di riallineare gli stipendi al costo della vita. Se il blocco è durato 6 anni e non c'è stato governo delle tariffe, anzi tutto è aumentato, certo non è nostra la responsabilità. Il contratto dovrà tenere conto di questo e rispondere adeguatamente alle attese delle persone”.
 
“Ma i problemi – attacca - non finiscono qui. Nel frattempo, peggiorando perfino quanto aveva fatto Brunetta, si sono sottratte al contratto importanti parti normative. Penso all'istituto della mobilità per esempio. E ancora oggi si blocca ogni tipo di intervento rivolto al riconoscimento della evoluzione organizzativa che c'è già stata. Penso alla valorizzazioni delle professioni”. In confronto con gli altri paesi d'Europa “dove per la salute si continua a spendere più che nel nostro paese, il sistema ha già preso atto che le professioni sanitarie possono fare cose diverse da quelle che oggi vengono attribuite alle loro responsabilità. Una strana e inutile querelle vuole medici e infermieri in lotta costante sull'attribuzione di compiti. La realtà dei nostri presidi ospedalieri e delle nostre strutture territoriali, dove ci sono, ci racconta un'altra storia. Ed è una storia che unisce e non divide”.

Nel complesso per Taranto la tutela della salute delle persone “non può che prevedere la presa in carico delle persone, un lavoro multidisciplinare verso la migliore delle diagnosi e delle terapie e la progettazione di piani di assistenza personalizzati. Anche il contratto deve affrontare questi nodi ridefinendo con nuova efficacia il sistema classificatorio per riconoscere e valorizzare adeguatamente le professioni e – conclude - attribuire formalmente al personale oss la qualifica sanitaria”.
 
Maurizio Bernava (Cisl): “Rilanciare contrattazione di secondo livello per valorizzare conoscenze e abilità professionali dei lavoratori”
“Intendiamo proseguire il percorso di mobilitazione – annuncia il segretario confederale della Cisl - con il quale in questi anni abbiamo denunciato a tutti i governi che si sono succeduti, l'errore strategico dannoso per il Paese e l’illegittimità di una politica di risanamento dei conti incentrata solo sul taglio del costo del lavoro e dei servizi ai cittadini ed alle comunità. In questo scenario di assumere il rigore finanziario come priorità assoluta nasce e si reitera, da sette anni, il blocco dei rinnovi contrattuali. Un sacrificio enorme caricato a milioni di lavoratori pubblici e ai cittadini che l’Avvocatura dello Stato ha stimato in 35 miliardi di euro per i sei anni passati”.

Bernava lancia quindi precise richieste, senza ricorrere a toni diplomatici. “Adesso basta! – tuona - Chiediamo al Ministro di aprire nel mese di Settembre il confronto per avviare una fase di vera contrattazione che, per la Cisl, dovrà caratterizzarsi per gli aspetti innovativi. Chiudere con la fase del blocco e modernizzare le relazioni sindacali nel settore per favorire la partecipazione dei lavoratori attraverso la contrattazione decentrata, indispensabile per cogliere obiettivi di interesse generale come rendere più efficiente il sistema dei servizi sanitari e valorizzare professionalità e capacità di perseguire e realizzare efficacia, economicità e qualità di cure e servizi”.

Dopo sentenza della Consulta, spiega, “sulla scia delle importanti iniziative poste già in essere dalla Cisl, e dalle altre organizzazioni confederali, che hanno portato in piazza più volte centinaia di migliaia di lavoratori pubblici, con tutti gli strumenti democratici consentiti continueremo a chiedere al Governo di dare il via all’apertura di un fase contrattuale presso l’A.Ra.N”.
La piattaforma di richieste della Cisl sarà così composta:
- sbloccare salari e carriere dei lavoratori,
- dare stabilità e certezza al lavoro
- realizzare una vera riorganizzazione dei servizi sanitari attraverso le competenze dei professionisti (sui quali bisogna investire),
- valorizzare l’istruzione e la formazione come leve di crescita.
 
Per quanto riguarda la contrattazione di primo livello, la Cisl chiede “al Governo semplicemente l’applicazione degli obiettivi di tutele del potere di acquisto degli stipendi come previsto nell’accordo di maggio 2009; dopo diversi anni di blocco degli stipendi vanno recuperati aumenti in linea con l'inflazione registrata e quella prevista secondo le tendenze U.E. per ciascuno degli anni oggetto di rinnovo contrattuale”.

E nella contrattazione per determinare gli aumenti retributivi nazionali, sottolinea, “dovremmo far pesare i notevoli risparmi di costo per il lavoro registrati negli anni per effetto della riduzione degli organici e del blocco del turnover over. Risparmi da prendere a riferimento per quantificare somme da distribuire in parte per aumentare i minimi retributivi ed una parte per sostenere e favorire la contrattazione integrativa di secondo livello”.
Bernava precisa però che “quello su cui puntiamo però è un serio rilancio della contrattazione di secondo livello per riconoscere e valorizzare in modo concreto le conoscenze e le abilità professionali dei lavoratori cui corrispondere un’ adeguata retribuzione di risultato che va legata al raggiungimento degli obiettivi definiti e condivisi congiuntamente dalle parti in sede di confronto”. Per la Cisl questo dovrà essere “un elemento di forte innovazione del settore che va indirizzato verso relazioni partecipative e per favorire un reale rilancio della pubblica amministrazione che può realizzarsi solo se le competenze presenti in ogni singolo comparto vengono coinvolte attivamente anche nei processi di riorganizzazione e miglioramento dei servizi. Tutto questo si fa se si riesce a dare spazio, ruolo e obiettivi chiari alla Contrattazione di secondo livello”.

Bernava ribadisce che “siamo ben consapevoli che l'esigenza di efficientare al meglio il processo lavorativo nei servizi pubblici con la necessità di ridurre sprechi, strozzature burocratiche e costi impropri, oltre che aumentare la produttività delle strutture e dei sistemi, rappresenta un interesse comune, oltre che del Paese”. Per questo “dinanzi alla previsione di una prolungata fase di debole crescita e di persistenza di un alto debito pubblico le risorse da redistribuire per il lavoro ed i servizi vanno ricercate in una operazione di recupero interno al sistema a cui la contrattazione decentrata deve contribuire in modo rilevante. Sarà questa la novità che qualificherà il ruolo delle relazioni sindacali dei prossimi decenni”.

In relazione ai principali nodi normativi da affrontare “diversi sono i punti sui quali puntare a partire dalla contrattazione di secondo livello. Infatti, deve una volta per tutte affermarsi il paradigma secondo il quale non è attraverso i tagli lineari che, se si possono realmente garantire i servizi ai cittadini o si può incidere sull’efficienza del sistema sanitario, ma è attraverso la buona e razionale organizzazione, ossia l’innovazione organizzativa da realizzarsi attraverso l’adozione di nuovi modelli e una nuova e più avanzata graduazione delle responsabilità. In tale quadro il salario accessorio deve essere valorizzato e reinterpretato quale vera leva di rilancio della produttività aziendale e volano per i processi di efficientamento e di maggiore qualità di cure e servizi”.

In questo ambito, ragiona, “va dunque recuperata anche la funzione organizzativo/sociale del contratto integrativo valorizzando quegli aspetti dell’organizzazione del lavoro e dei servizi legati alle specificità territoriali. Perché la domanda sociale, economica, di sicurezza e di salute espressa da un comune capoluogo, o a maggior ragione da una metropoli, è diversa rispetto a quella di un piccolo comune collocato in area morfologicamente disagiata e richiede l’attivazione di strumenti flessibili e modellati su esigenze organizzative necessariamente diversificate. I processi riorganizzativi che saranno anche il frutto della contrattazione sindacale decentrata, avranno più efficacia a cogliere le esigenza di flessibilità del sistema di cure e servizi da adeguare ai bisogni prevalenti del bacino di utenza di riferimento. Come detto, la contrattazione integrativa va rafforzata e rilanciata su tutte le materie demandate. Vanno riconfermate tutte le forme di incremento dei fondi contrattuali previste a livello aziendale, come pure la possibilità delle Regioni, ove le disponibilità di bilancio lo consentano, di destinare ulteriori risorse aggiuntive alla contrattazione integrativa degli Enti ed Aziende funzionali all'incremento di produttività e di progetti di qualità dei servizi, liberando tutte le risorse derivanti da leggi speciali, regionali, dai processi di razionalizzazione amministrativa, dalla lotta agli sprechi ed agli sperperi (art. 16 D.L. 98/2011), dall’utilizzo dei fondi europei”.

Sul piano delle relazioni sindacali “occorre che il Ccnl ristabilisca maggiori spazi di confronto, anche valorizzando gli ambiti di autonoma determinazione delle Regioni e la loro specificità, nelle more del necessario superamento dei rigidi vincoli della legge Brunetta e di un possibile Ccnq sulle relazioni sindacali per disegnare un sistema che riaffermi il ruolo essenziale della contrattazione collettiva e di relazioni sindacali basate sulla partecipazione, condivisione e responsabilità quali strumenti indispensabili per contemperare l’esigenza di crescita ed incremento dei livelli di efficienza ed efficacia dei servizi da erogare all’utenza”.

La Cisl chiede, inoltre, “l’applicazione dei fabbisogni e costi standard per garantire al sistema sanitario una reale tenuta dei conti. Ancora oggi questo sistema non è applicato e non si comprende come il Governo possa aver stimato un’ulteriore taglio al sistema sanitario di 2,3 miliardi, reiterando ancora il sistema del taglio lineare. Un quadro preoccupante per la tenuta del SSN che necessita un nuovo modello organizzativo di riferimento per le realtà locali, a cui dovrebbe dedicarsi il Governo piuttosto che praticare politiche di tagli lineari criticate anche dalla Corte dei Conti”.

E, chiarisce, “pur confermando l’impianto generale dell’attuale sistema di classificazione del personale, bisogna procedere ad una rivisitazione dell’ordinamento professionale, da rimodulare sulla base delle modifiche legislative intervenute, delle ulteriori competenze acquisite, nonché di ulteriori titoli richiesti per l’accesso dall’esterno”.

Per quanto riguarda il tema della valutazione del merito e dei premi “sono stati disciplinati nei Ccnl del personale del Ssn, ben prima dell'emanazione del decreto 150/09, sistemi di valutazione idonei a procedere con criteri meritocratici in materia di incentivazione e premialità. Riteniamo quindi che debbano essere adeguatamente valorizzate le esperienze già da tempo in essere negli enti ed aziende, con la riconferma dei sistemi di valutazione in applicazione previa una revisione finalizzata a verificare la loro coerenza con i principi della riforma (e, prima ancora, del Ccnl) e l'eventuale necessità di interventi di perfezionamento e di ri-orientamento”.

Bernava sostiene che “la limitazione/negazione della contrattazione sull'organizzazione del lavoro sta avendo conseguenze negative in particolare nel settore sanitario dove il mancato adeguamento degli organici ai reali fabbisogni porta anche all'aggiramento delle tutele minime dell'orario di lavoro e/o ad una crescente esternalizzazione dei servizi (anche “core”) di non provata efficienza, efficacia e qualità. Disagio organizzativo che si ripercuote negativamente sulla qualità dei servizi erogati. Chiediamo dunque di recuperare spazi di confronto sull’organizzazione del lavoro per il miglioramento delle condizioni di lavoro e, di conseguenza, della qualità dei servizi resi ai cittadini. Contemporaneamente va introdotto un sistema sanzionatorio di immediata applicabilità”.

Altro nodo strategico riguarda la formazione che “per la specificità del settore deve assumere un valore strategico, un investimento strutturale, non più parziale ed episodica, a supporto della qualificazione dell'offerta. E’ dunque indispensabile perseguire obiettivi di formazione annuale e pluriennale permanente per tutte le figure professionali, oltre a quelli specifici previsti per i professionisti sanitari con l'Educazione Continua in Medicina. Nello specifico riteniamo che l'ECM e la formazione obbligatoria non debbano essere soggette ai vincoli dell'articolo 6 del d.l.78, che limita la relativa spesa al 50% di quella sostenuta nel 2009”.

Per quanto riguarda la progressione delle carriere della dirigenza “va impostato un nuovo metodo di valutazione, veramente meritocratico, che permetta di premiare chi veramente si responsabilizza e si qualifica per la capacità di raggiunge gli obiettivi prefissati in una logica obiettiva e trasparente di valutazione dei risultati, proponendo nuovi indicatori dei risultati ottenuti e sottraendo una volta per tutte i percorsi alle ingerenze ed ai ricatti della politica”.

Priorità ineludibile risiede, infine, nell’apertura di un confronto “sulla contraddizione sempre più stridente del numero dei dirigenti provenienti dalle professioni sanitarie del comparto che, su circa 140.000 dirigenti del ruolo sanitario, attualmente arrivano a non superare le 600 unità. Rivendichiamo infine l’estensione della regola del finanziamento a carico dei bilanci aziendali di ogni nuovo incarico anche al comparto, in quanto utile a promuovere una maggiore responsabilizzazione della gestione aziendale evitando così – conclude - di non impoverire i fondi”.
 
 
Giovanni Torluccio (Uil Fpl): “Contratto subito per tutti i lavoratori della pubblica amministrazione”
 
“Ora che la sentenza della Consulta ha sancito l’illegittimità costituzionale di una proroga ulteriore del blocco, non sono più ammissibili rinvii all’apertura dei tavoli per rinnovare il Contratto nazionale e per sbloccare tutti i nodi che, proprio in assenza di contrattazione, hanno ingessato ogni possibilità di miglioramento nei servizi pubblici: fermi i progetti per incentivare la produttività, fermi gli investimenti in competenze e professionalità, ferma la sperimentazione di nuovi e più avanzati modelli organizzativi”.
È quanto dichiara il segretario generale Uil Fpl che chiede a viva voce il contratto subito per tutti i lavoratori della pubblica amministrazione.
 
“Negli ultimi sei anni – ha detto – al blocco dei contratti si sono aggiunte la riduzione del personale e dei servizi, con riversamento di tutta la domanda su quelli rimanenti, creando situazioni inaccettabili che hanno enormemente peggiorato le condizioni di lavoro dei nostri operatori e la possibilità di dare risposte adeguate ai bisogni dei cittadini. Occorre ora una vera riorganizzazione del sistema pubblico, non quella disegnata dalla (non) riforma della PA, che, al di là gli annunci, porterà vantaggi solo a chi ha interesse ad una Pa volutamente disorganizzata, a scapito degli interessi dei cittadini e del lavoro che produce la vera ricchezza del Paese. Basta guardare, per stare solo agli ultimi fatti, al testo del decreto ministeriale sulla mobilità dei dipendenti che è confuso, farraginoso ed estremamente pericoloso. Per farlo dobbiamo riaprire la contrattazione e per smuovere un Governo sordo alle nostre richieste stiamo mettendo in campo numerose azioni. Ricordiame le recenti assemblee nazionali dell 1-2-3 Luglio, con tutti gli Rsu eletti a marzo, le lavoratrici e i lavoratori, in cui abbiamo presentato la  piattaforma che affronta a 360° le nostre rivendicazioni sul Trattamento Economico, le Relazioni Sindacali, la contrattazione integrativa ed il suo finanziamento, la classificazione del personale, il merito e la  premialità, l’organizzazione del lavoro e la formazione".
 
Sul piano normativo bisogna recuperare terreno, a partire dalla legge delega per la riforma della Pa, dal decreto legge 90 dello scorso anno e, risalendo, fino al decreto legislativo 150 del 2009, con la relativa legge-delega: “Tutti provvedimenti invasivi della contrattazione, che non hanno portato nulla rispetto al reale obiettivo di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche, anzi, hanno svilito la professionalità e il ruolo del dipendente pubblico con una serie di misure punitive fortemente penalizzanti e demotivanti”.
 
Per quanto riguarda i temi contrattuali i principali i punti da affrontare sono: il trattamento economico, non solo per il recupero del potere d’acquisto falcidiato dai mancati rinnovi ma anche per  l’elevato e ormai anacronistico differenziale tra le tre aree contrattuali; la Classificazione del personale attraverso una rivisitazione dell’ordinamento professionale che consenta di valorizzare tutte le professionalità e la loro evoluzione, non tralasciando anche la valutazione di nuovi percorsi per l’accesso alla dirigenza;  il sistema delle indennità per particolari condizioni di lavoro, che deve essere adeguato agli attuali modelli organizzativi e alle nuove figure professionali.
 
“Grande attenzione – ha aggiunto – riserveremo alle relazioni sindacali ritenendo che il Ccnl possa, e debba, anche a normativa invariata  ristabilire spazi di confronto maggiori, anche sfruttando i margini di autonomia propri delle Regioni.Indispensabile le condizioni di lavoro degli operatori e, di conseguenza, la qualità dei servizi resi ai cittadini. In tema di Contrattazione integrativa intendiamo partire dalla riconferma di tutte le forme d’incremento dei fondi contrattuali previste a livello aziendale, come pure la possibilità delle Regioni, ove le disponibilità di bilancio lo consentano, di destinare ulteriori risorse aggiuntive alla contrattazione integrativa degli Enti ed Aziende. Per questo – ha concluso – ci opponiamo fermamente al nuovo blocco dei fondi aziendali introdotto col maxiemendamento al decreto legge sugli enti locali. Una misura che al momento colpisce l’area medica ma che rappresenta un vulnus per l’intero settore. Non possiamo tralasciare infine l’obiettivo di arrivare, anche se nel medio termine, a realizzare un contratto di filiera in sanità, costruito sulle competenze degli operatori e non sulla tipologia del datore di lavoro, che unifichi il riconoscimento del lavoro svolto e superi il dumping contrattuale tra settore pubblico e settore privato”.

Andrea Bottega (Nursind): “Conosciamo i limiti economici, ma ci sono risorse già presenti che possono essere utilizzate per sbloccare i contratti”
Della riapertura delle trattative “ne abbiamo discusso in Direzione Nazionale Nursind il 18 luglio scorso – annuncia il segretario nazionale - abbiamo deciso di dichiarare lo stato di agitazione del comparto e di prepararci per un eventuale sciopero in autunno”. Nursind chiede “l’immediata apertura delle trattative affinché non vada perso il triennio contrattuale 2013-2015. A giorni divulgheremo una traccia di piattaforma e la sottoporremo a integrazioni e modifiche da parte di tutti gli infermieri. Vogliamo che le proposte siano poste direttamente dai lavoratori e non da un progetto della segreteria nazionale. Abbiamo sempre creduto fin dalla sua fondazione che Nursind debba essere uno strumento in mano agli infermieri per poter incidere come categoria nell’organizzazione del lavoro e per la valorizzazione economica della nostra professione”. Bottega ricorda poi che “siamo stati il primo sindacato di soli infermieri che è riuscito ad acquisire la rappresentatività autonomamente e nel momento che ha acquisito il diritto a sedersi al tavolo contrattuale gli è stata preclusa la possibilità di rappresentare le istanze della categoria per l’illegittimo blocco della contrattazione. Ora non siamo più disposti ad attendere oltre”.

Le rivendicazioni economiche, spiega Bottega, "le proporranno gli infermieri attraverso una consultazione on line e le assemblee sindacali che organizzeremo a partire da settembre. Certo si dovrà tenere conto dei limiti economici ma pensiamo ci siano già delle risorse presenti che possano essere sbloccate: mi riferisco ad esempio all’ex art. 40 sull’indennità infermieristica e ai risparmi derivanti dalle riorganizzazioni (anche se dovremo combattere contro l’art. 9-quinquies del maxi emendamento al DDL enti locali che prevede il taglio dei fondi della contrattazione integrativa a seguito delle riorganizzazioni derivati dall’applicazione degli standard ospedalieri)”. Riguardo le aree di intervento “pensiamo che sia necessario rivedere l’indennità professionale e prevedere uno scalino che valorizzi anche l’anzianità di servizio. C’è poi tutta la partita legata alle indennità di disagio: l’incremento dell’indennità di pronta disponibilità, l’estensione di quella dell’area critica anche al personale del Pronto Soccorso e del 118, istituire l’indennità gas anestesiologici e per la sanità penitenziaria e aumentare i valori delle indennità dei lavoratori turnisti che sono i più disagiati tra i lavoratori. Infine penso si debba dare seguito alle dichiarazioni congiunte dell’ultima tornata contrattuale di prevedere la valorizzazione delle competenze avanzate cliniche”.

In merito ai nodi normativi “c’è da sciogliere quello dell’orario del lavoro che deve rispettare la normativa europea. C’è quindi la questione di inquadramento dell’infermiere coordinatore e specialista clinico. Vorremo anche proporre la possibilità, su richiesta del dipendente con più di 55 anni di età, di prevedere l’esonero dal lavoro notturno. Molte parti dovranno essere riviste alla luce dei recenti interventi normativi (per es. mobilità, forme e modi delle relazioni sindacali, permessi ad ore, permessi per paternità, …). Chiederemo di introdurre una ‘patente per lavoro’ per la guida degli automezzi aziendali. Va anche rivista la parte sulla formazione del dipendente e sui criteri per la contrattazione integrativa in merito al passaggio di fascia e alla distribuzione della produttività. A parere nostro – conclude - dovrà essere riscritto tutto il contratto in modo da avere un testo unico revisionato di facile consultazione e applicazione e non dover rincorrere le norme dal 1994 in poi”.

 
Gennaro Barbieri
 
8 agosto 2015
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