Fino a 1 errore sanitario su 2 può essere evitato con una buona comunicazione dell’equipe di cura. E il lavoro da fare è parecchio perché nel mondo ogni anno 43 mln di pazienti subiscono un danno da cure sbagliate. E proprio su tutte le azioni per diminuire gli errori in sanità si è caratterizzato il Congresso "The golden bridge: communication and patient safety" organizzato dall’Associazione internazionale per le Scienze della Comunicazione e la Medicina (Iscome) guidata da Annegret Hannawa e promosso dal Centro Gestione Rischio Clinico della Regione Toscana. Due giorni intensi di relazioni, interventi e strategie: oltre 130 iscritti da 15 diversi paesi, tra cui Australia, Usa e da tutta Europa, si sono ritrovati a Montecatini Terme. Il congresso ha avuto il suo momento clou con l'intervento di Sir
Liam Donaldson, padre della sicurezza delle cure a livello internazionale, già direttore medico del National Health Service inglese e responsabile del dipartimento sicurezza del paziente dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. "La comunicazione è davvero il significato di questo ponte - ha detto Donaldson - che collega varie professioni ed è alla base del lavoro degli operatori sanitari e del rapporto di fiducia tra i cittadini e le istituzioni sanitarie a tutti i livelli". “Ancora oggi - ha insistito Donaldson - malgrado i numerosi sforzi fatti per migliorare la sicurezza dei pazienti, gli eventi avversi rappresentano uno dei principali problemi di salute pubblica a livello globale, con circa 43 milioni di pazienti che subiscono danni da cure sbagliate in ospedale ogni anno, cioè uno ogni 10 ricoveri. Una delle cause principali degli eventi avversi è proprio la cattiva comunicazione tra operatori e tra operatori e pazienti”.
Un convegno unico nel suo genere, con professionisti, esperti e medici, promosso dal Centro Gestione Rischio Clinico della Regione Toscana: l'unico comune denominatore, la quasi certezza della riduzione di una altissima percentuale di errori, fino al 50%, ai danni degli ammalati, anche pazienti oncologici, nel caso in cui la comunicazione interna all'equipe medica funzioni al meglio. Questo è stato il risultato di uno studio condotto negli Stati Uniti da Richard Street del National Cancer Institute, in cui si è dimostrato come un intervento multidimensionale che include la formazione dei medici alla comunicazione con i pazienti, il coinvolgimento attivo di un caregiver per supportare il paziente nelle scelte realativa al percorso assisistenziale ed un servizio di “navigazione” nel sistema sanitiario approntato dall’ospedale possano migliorare considerevolmente sia l’adesione che l’efficacia delle cure.
Un altro esempio pratico riferito da
John Ovretveit dell’Università Karolinska di Stoccolma è riferito al cruciale momento del passaggio di consegne tra medici e tra infermieri. Se fatto al meglio, applicando uno schema di comunicazione condiviso tra gli operatori dei servizi di origine e di destinazione dei pazienti, gli errori connessi con la transizione calano fino al 30%. Proprio su questo tema il Centro GRC sta portando avanti un progetto di ricerca per l’implementazione del Handover in numerosi ospedali toscani.
Si è parlato anche di formazione degli operatori sanitari e dei cittadini alla prevenzione dei rischi ed è emerso come al fianco delle statistiche sia necessario impiegare le storie dei pazienti, rappresentandole anche attraverso gli audiovisivi ed il cinema, il mezzo di comunicazione più adatto per rievocare le storie e suscitare le emozioni necessarie ad umanizzare la il rapporto medico-paziente. A questo proposito, sia gli interventi in plenaria di
Riccardo Tartaglia, Direttore del Centro GRC, che quello di
Brian Spitzberg dell’Università della California, hanno sottolineato l’importanza di una comunicazione empatica, in cui il medico o l’infermiere sappia adattarsi in tempo reale alle conoscenze ed alle aspettative della persona assistita, con l’obiettivo di giungere a scelte di cura condivise e non imposte, che riducono il rischio di errori dovuti ad incomprensioni e sfiducia reciproca. Ad oggi la ricerca suggerisce che il concetto dell’empatia vada studiato meglio, riorientandolo verso l’efficacia e l’adeguatezza della comunicazione, argomento centrale anche per la comunicazione degli eventi avversi e la prevenzione dei conflitti tra pazienti ed operatori sanitari. Le molte esperienze riportate nelle sessioni parallele, sia dagli Stati Uniti che dall’Europa, evidenziano come la comunicazione competente ed organizzata degli eventi avversi consenta di ridurre significativamente il contenzioso e dimezzare i tempi dei risarcimenti.
Tommaso Bellandi
Centro GRC Regione Toscana