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QS Edizioni - venerdì 22 novembre 2024

Lavoro e Professioni

Dall’eterologa al FertilityDay: ancora lontana la maternità che vorremmo. Lettera aperta alla Presidente Fnco Maria Vicario

di Sandra Morano
immagine 4 giugno - Ricostruire le basi dei saperi e delle buone pratiche sulla scena del parto tocca (in primis) a voi. La pazienza e la  disseminazione  di una cultura della normalità della nascita sono i vostri strumenti. E’ questo l’augurio a chi guiderà nel prossimo triennio le ostetriche, all’insegna di una auspicabile svolta. E’ di questa vision (e mission) che le donne in età fertile, i luoghi della nascita - e le latitanti politiche - hanno  bisogno
Qui di seguito la lettera di Sandra Morano  Ginecologa Ricercatrice, Università di Genova diretta al presidente della Federazione nazionale collegi ostetriche (Fnco), Maria Vicario.
 
Cara Presidente,
scusandomi per il ritardo,nel farLe i migliori auguri, colgo l’occasione  per proporre a Lei ed alla Federazione alcune riflessioni.   La Sua  elezione e la presenza nel Comitato Centrale di un nuovo gruppo dirigente che si definisce di ri-nascita,  per chi ha lavorato per decenni insieme alle ostetriche rappresenta  una grande opportunità. I tempi, certo, non sono favorevoli. Anche se, come denunciavo su questo stesso giornale qualche mese fa(L'eterologa, il titolo V e la maternità che vorremmo,2 settembre 2014) l’attenzione ai problemi  della riproduzione  non manca.  Abbiamo un governo che finora nel suo immaginifico incedere non ha  prodotto un solo hashtag sulla sanità, mentre in compenso sembra che, tra gli altri, proprio la  riproduzione sia in cima ai pensieri della ministra della Salute. L’infertilità, e non il declino demografico -presente anche altrove-sembra improvvisamente diventata l’emergenza nazionale.  Tanto da far redigere in fretta e furia da un comitato di specialisti in Medicina della Riproduzione un Piano Nazionale Fertilità di ben 137 pagine, e da proclamare, perchè no, un FertilityDay. La nostra ministra èmolto attiva, e, con l’entusiasmo del politico, accetta consigli dai suoi esperti. Ma Lei,  signora Presidente, nell’applaudire al Piano Fertilità, sa benissimo che nel Suo DNA e in quello di tutte le Ostetriche( – poche, costrette ad una convivenza non sempre idilliaca con i medici, private dell’antica autonomia e sempre più lontane da quelle skills che hanno reso unico il loro ruolo nei millenni-)c’ è anzitutto la difesa della identità della vostra professione. Lei sa, nella proclamata disponibilità a programmi di aiuto a  donne potenzialmente infertili , che nel frattempo tutti i giorni ha davanti ancora tante donne  potenzialmente partorienti.  Di queste donne una su tre sarà cesarizzata, e alle altre due non viene nella maggior parte dei casi riservata quella attitudine - parole d’ordine: assistenza one to one , continuità delle cure, scelta dei luoghi del parto- degna della vostra vocazione, dei vostri studi e delle vostre competenze.

Dalle riflessioni agli obiettivi
Signora Presidente, sappiamo che il prossimo triennio ha  sulle spalle una eredità difficile, in un momento cruciale per la Maternità nel Paese, non ultimo per le mutazioni che sta attraversando. La  crisi  del SSN, che è anche crisi di valori,  richiederà giocoforza  di  combattere la miopia di governanti e società scientifiche,  che tra richieste di razionalizzazione di punti nascita e piani di fertilità nazionali,  certamente non modificheranno il clima di paura e rifiuto della sala parto. I dati della procreazione in Italia sono sotto gli occhi di tutti: tasso di fertilità al penultimo posto dopo la Germania,  età media al primo figlio tra le più alte, tasso di cesarei in pole position  in Europa, inferiore solo a Cipro ( Europeristat 2103),e impongono di lavorare nella direzione di:

1)Promuovere culture che sostengano la Maternità : al netto delle difficoltà economiche e lavorative, è compito precipuo dell’Ostetrica ridare alle donne fiducia nelle loro competenze procreative,  valorizzare la gravidanza, rispettare i tempi fisiologicidel parto e della crescita di esseri umani.

2)Più autonomia nella  vostra professione: non avete bisogno di sconfinare nell’ atto medico per poterla esercitare (esistevate ben prima della professione infermieristica!)  e  non dipendete dalla fisarmonica degli standard dei punti nascita per poter essere d'aiuto ad una donna prossima al parto. 
 
3) Sollecitare “Maternitypolicies “verso la presa in carico della gravida fisiologica dal travaglio di parto alla successiva degenza, nel momento in cui in varie parti d’Italia (i recenti Torino S. Anna, Tarquinia, Perugia,  dopo Genova , Rovigo, Firenze e Ostia) si stanno sperimentando con successo Case di Maternità con la responsabilità delle sole ostetriche, che riportano i migliori outcomes perinatali.

4) Ripensare la formazione:fuori  dalle  nostre Aziende, dal nostro SSN, dalle nostre Università , c’è un altro mondo. Le ostetriche in Europa  sono mediamente più preparate ed autonome. Le ricerche più innovative, tese anche alla diminuzione del numero dei Tagli Cesarei (come ad esempio lo studio europeo Optibirth, cui anche l’Italia partecipa),  si devono a loro. L’obiettivo, e la posta in gioco,è la possibilità di scegliere in libertà il parto vaginale, e la vera emergenza  nazionale è la incapacità di attraversare  quel canale del parto visto come sempre più rischioso e meno praticabile. Gli stessi Ostetrici italiani(che dirigono e insegnano nelle  vostre Scuole) hanno ammesso di aver abbandonato il saper fare in sala parto, denunciando la propria impreparazione.

Prospettive
Ricostruire le basi dei saperi e delle buone pratiche sulla scena del parto tocca (in primis )a voi. La pazienza e la  disseminazione  di una cultura della normalità della nascita sono i vostri strumenti. E’ questo l’augurio a chi guiderà nel prossimo triennio le ostetriche, all’insegna di una  auspicabile svolta. E’di questa vision(e mission)che le donne in età fertile, i luoghi della nascita – e le latitanti politiche - hanno  bisogno. 
 
Sandra Morano 
Ginecologa Ricercatrice, Università di Genova
4 giugno 2015
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