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QS Edizioni - giovedì 18 luglio 2024

Lavoro e Professioni

Osteopatia. “È tempo di una regolamentazione in linea con l’Europa”

di Alfonso Mandara
immagine 26 maggio - L’obiettivo unitario degli Osteopati dev’essere quello di ottenere il riconoscimento dello status professionale con l’istituzione e la regolamentazione della figura e del profilo professionale dell’Osteopata quale professione regolamentata operante nel campo delle Medicine Complementari. E l’istituzione di una specifica area delle medicine complementari nella quale regolamentare, in modo autonomo la professione.
L’Osteopatia è una Medicina Complementare e Alternativa (CAM) dove questa locuzione – CAM – che identifica tutti quegli approcci e quelle pratiche (Osteopatia, Chiropratica, Naturopatia, Ayurvedica, Agopuntura, ecc) che concentrano la propria applicazione sulla gestione della salute e cura del paziente - Patient Centred Care - e non fanno parte della tradizione della Medicina Convenzionale, palesa ed esplicita in maniera netta ed inconfutabile, come sia questo l’humus all’interno del quale è possibile rintracciare e identificare l’Osteopatia.
 
La complementarità e l’alternatività di tale disciplina sottintende pertanto come essa sia al tempo stesso al supporto della Medicina Tradizionale (concetto di complementarità) e una soluzione di cura specifica ed autonoma messa a disposizione del paziente tra il ventaglio di opportunità oggi presenti (concetto di alternatività). A sostegno di tale orientamento possiamo richiamare il WHO Traditional Medicine Strategy 2002 – 2005 che considera formalmente l’Osteopatia una Medicina Complementare oppure il National Center for Complementary and Alternative Medicine - https://nccih.nih.gov/- che ha inserito l’Osteopatia in una delle cinque categorie individuate per classificare le Medicine Complementari e Alternative.
 
Ancor di più, basterebbe allargare il nostro sguardo all’Europa per trovare conferma pratica a quanto fino ad ora espresso. Inghilterra, Francia, Finlandia, Belgio, Danimarca, Olanda sono tutti Paesi UE dove l’Osteopatia ha già concluso o sta ultimando il suo percorso di riconoscimento con tempistiche e modalità diverse ma in tutti rintracciamo un comune denominatore, quello di non aver inserito la disciplina tra le Professioni Sanitarie Allopatiche. Tale regolamentazione ,inoltre, è stata adottata anche da Paesi Extra Europei come l’Australia, Nuova Zelanda e Canada. 
 
Da queste considerazioni storiche e dall’analisi di come oggi sia inquadrata l’Osteopatia in Europa nasce, nel mondo dell’Osteopatia Italiana, un ragguardevole gruppo (inteso in termini numerici) di Osteopati, Associazioni di categoria ed Istituti di Formazione che dissente dalla direzione intrapresa fino ad oggi da una delle Associazioni di categoria – ROI – in merito alla sua richiesta di riconoscimento dell’Osteopatia all’interno delle Professioni Sanitarie Allopatiche. 
 
Siamo convinti, perché supportati anche dai precedenti Europei, che l’unica strada e modalità di regolamentazione che consenta ai nostri Osteopati di essere tali anche a livello Internazionale e simultaneamente salvaguardi le prerogative dell’Osteopatia, sia un inquadramento dell’Osteopata come Professionista nel campo della Medicina Complementare ed Alternativa. Riconoscere la disciplina come Professione Sanitaria Allopatica significherebbe relegarla ad un percorso formativo triennale che, inequivocabilmente, andrebbe ad immettere sul mercato un Professionista impreparato e “pericoloso” con caratteristiche di gran lunga inferiori per conoscenze e per numero di ore pratiche maturate rispetto ai coetanei Europei.
 
A tal proposito basti pensare che in Inghilterra il percorso formativo è di 4 anni, in Francia, cosi come per la maggior parte degli altri Stati sia Europei che extra Europei, di 5 anni. La conseguenza di tale gap sarebbe quella di porre i nostri Osteopati in una posizione di svantaggio formativo e pertanto competitivo con i pari ruolo del resto dell’Europa, limitandone cosi, le possibilità di mobilità lavorativa in contesti extra Nazionali (Direttiva 2013/55/UE).
 
Per quanto sopra esposto, ritengo che l’obiettivo unitario degli Osteopati debba essere quello di adoperarsi per verificare più concretamente la possibilità di realizzare i seguenti step di lavoro: 
A) Ottenere il riconoscimento dello status professionale con l’istituzione e la regolamentazione con D.M. della figura e del profilo professionale dell’Osteopata quale professione regolamentata operante nel campo delle Medicine Complementari. Il Ministro della Salute potrebbe pertanto definire il profilo professionale e il percorso formativo dell’Osteopata secondo i criteri stabiliti a livello Internazionale, preservando le peculiarità della Osteopatia ed evitando ogni promiscuità professionale e formativa con la Medicina Allopatica dalla quale deve essere tenuta distinta in quanto Medicina Complementare e non Specialistica. Il tutto senza creare alcuna sovrapposizione sistematica con altre Professioni Sanitarie. 
 
B) Indurre il rinnovo dell’attuale configurazione del sistema sanitario con l’istituzione di una specifica area delle medicine complementari nella quale regolamentare, in modo autonomo e peculiare la nostra Professione, ottemperando così a quanto stabilito internazionalmente dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
 
Alfonso Mandara
Presidente Fe.S.I.Os. Presidente Confosteopatia
26 maggio 2015
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