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QS Edizioni - domenica 24 novembre 2024

Lavoro e Professioni

Farmacisti e pensioni/2. Pace (Fofi) risponde a Croce (Enpaf): “Nostra proposta tutt'altro che irrealizzabile, si tratta di rinunciare a 2 mln su avanzo bilancio di 130 mln”

di Giovanni Rodriquez
immagine 21 maggio - I numeri parlano chiaro. Come si fa a dire che si sarebbe costretti a dover alzare le quote degli iscritti o a dover intervenire sulle pensioni quando basterebbe un semplice risparmio di gestione da parte dell'Ente. Una presa di posizione del genere sembra essere preconcetta. Ma in ogni caso l'altro tema caldo è quello della "doppia" contribuzione
"La nostra proposta di far pagare solo un contributo simbolico di 1 euro ai disoccupati e a chi ha altre coperture finanziarie è tutt'altro che irrealizzabile. C'è una situazione di effettivo disagio che non possiamo più ignorare. Ormai la Fofi è diventata una sorta di 'muro del pianto', ci arrivano migliaia di lettere di farmacisti scontenti per questa situazione con l'Enpaf". Così il segretario della Fofi, Maurizio Pace, replicando a quanto dichiarato ieri dal presidente Enpaf Emilio Croce, nel corso di un'audizione in commissione Lavoro alla Camera, torna a rilanciare le proposte Federazione lanciando un monito: "Si deve prendere atto che la situazione dei farmacisti non è più quella dei decenni scorsi. O si supera l'attuale normativa oppure si rischa lo strappo generazionale".
 
Segretario, ieri in commissione Lavoro avete presentato una serie di proposte, tra queste il pagamento di un contributo simbolico di 1 euro per quei disoccupati che si vedono costretti a pagare lo stesso la loro quota all'Enpaf. Il presidente dell'Ente previdenziale, Emilio Croce, ha però risposto che la conseguenza di una scelta simile sarebbe l'aumento della contribuzione per tutti gli altri iscritti, o la riduzione delle prestazioni pensionistiche in godimento. Cosa ne pensa?
Non sono d'accordo. La nostra proposta è tutt'altro che irrealizzabile e si fa presto a spiegarlo. I numeri parlano chiaro. L'Enpaf gestisce un avanzo di bilancio 130 mln di euro. La quota che verrebbe meno con il mancato pagamento da parte dei disoccupati sarebbe 2 mln di euro. Capisce che stiamo parlando di una percentuale irrisoria? Come si fa a dire che si sarebbe costretti a dover alzare le quote degli iscritti o a dover intervenire sulle pensioni quando basterebbe un semplice risparmio di gestione da parte dell'Ente. Una presa di posizione del genere sembra essere preconcetta.

Ad oggi i disoccupati che pagano la loro quota annuale all'Ente di quali diritti godono?
Di nulla. Praticamente di nulla. Questa è la cosa grave, al limite dell'incostituzionale. Il disoccupato ha il diritto alla maternità, è vero. Ma per gli uomini? Praticamente, per poter godere di un contributo di sussistenza da parte dell'Enpaf ci si dovrebbe trovare in condizioni di indigenza quasi totale. Anche possedere un magazzino di soli 20 metri quadri farebbe venire meno questa possibilità di sostentamento. C'è una normativa molto stringente da questo punto di vista. Tra l'altro, c'è da chiedersi: se sono disoccupato, non ho un lavoro e quindi dei miei introiti, sulla base di quale reddito dovrei mai riuscire a costruirmi una mia previdenza?

Sembra quasi che l'Enpaf non riconosca al farmacista la possibilità di restare disoccupato.
Esatto. Ma c'è una ragione. E' cambiato il Paese. Fino al 2006 era molto difficile trovare un farmacista disoccupato, ora non è più così. Ci dobbiamo adeguare alla realtà che ci circonda. Ultimamente la Fofi è diventata un 'muro del pianto', ci arrivano migliaia di lettere di farmacisti scontenti per questa situazione che si trovano a vivere con l'Enpaf.

Un altro problema sollevato dalla Fofi nel corso dell'audizione di ieri riguardava il dovuto pagamento della quota Enpaf anche da parte di chi si trova già ad avere altre coperture previdenziali, cosa che avviene anche per i medici.
Sì, anche da questo punto di vista penso ci siano dei profili di incostituzionalità nell'obbligo a pagare due previdenze. Almeno una delle due dovrebbe poter essere trasformata in complementare.

Tutto questo accade per via della normativa esistente. Pensa che i tempi siano maturi per superarla?
Io credo di sì. Anzi, aggiungo che bisogna farlo e prendere coscienza della situazione professionale attuale. O si cambia oppure si finirà per rischiare uno strappo generazionale. 
 
Giovanni Rodriquez
21 maggio 2015
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