Dopo la “firma critica” del documento di intesa dello scorso marzo, su proposta del Comitato di Settore della Conferenza della Regioni, lo Smi non può che confermare un giudizio critico anche sul nuovo Atto di indirizzo. Per
Pina Onotri, segretario generale Smi “da un lato si recepiscono alcuni miglioramenti sulla base delle proposte dei sindacati, dall’altro rimane un testo che contiene tutte le storture di anni di politiche sbagliate sulla sanità del territorio. Sul banco degli imputati ci sono tanto la legge Balduzzi, quanto la logica delle riforme a isorisorse”.
Entrando nel merito: “Sono state recepite – spiega ancora Onotri - modifiche importanti all’atto di indirizzo per la specialistica ambulatoriale e per la pediatria, mentre per la medicina generale permangono importanti punti controversi. Tra le noti dolenti il nodo del finanziamento delle Aggregazioni funzionali territoriali (Aft), le modalità di costituzione e di governance delle stesse, con il consueto corollario di coordinatori/"capetti"”.
“Si limitano, quindi, di fatto alcuni punti controversi della legge Balduzzi – prosegue - ma si continuano a non affrontare diversi problemi, come quello relativo alla necessità di coniugare ruolo unico e tempo pieno. Non solo: non si fa riferimento alla riallocazione delle risorse disponibili grazie ai risultati clinici ottenuti e dall’appropriatezza degli strumenti utilizzati dalla medicina generale (farmaceutica, specialistica ambulatoriale, diagnostica e gestione delle patologie croniche in generale secondo PDT condivisi) e, più in generale, si elude il nodo dell’assenza di fondi adeguati (come previsti invece in un recente accordo in Veneto) in grado di poter finanziare la riorganizzazione del territorio”.
Infine, andando agli aspetti positivi. “Si disciplinano a livello generale solo le AFT – sottolinea la segretario Smi - mentre le UCCP vengono demandate alle regioni con un finanziamento interno al SSN e non a carico della convenzione. Si salvaguarda, inoltre, e per il bene dei pazienti, e la tenuta stessa della capillarità dei servizi sul territorio, l’attuale configurazione degli studi dei medici di famiglia”.
“Ora – conclude Onotri - attendiamo la convocazione della Sisac e in quella sede avanzeremo le nostre ulteriori proposte, a partire dalla necessità di prendere a modello realtà regionali virtuose per una medicina di gruppo “funzionale”, come quella veneta e per altri aspetti quella calabrese, e non “strutturale” come si tende, invece, a fare nel resto del Paese. Nella prima è stato, inoltre, recentemente firmato un accordo con risorse adeguate. In entrambi i casi con una grande centralità dei medici di medicina generale. Infine, una proposta politica generale: si riaffidi al Governo centrale la regia unica della riorganizzazione delle cure primarie e della destinazione degli stanziamenti, liberando le Regioni da questa incombenza”.