Di fronte alla necessità di rivedere l’intero sistema formativo, inefficiente e costoso, come richiesto da anni, e non solo da noi, e come vorrebbe la constatazione di un divario crescente tra numero di laureati e contratti di formazione specialistica, che lascia migliaia di medici nel limbo della disoccupazione e sottooccupazione, l’annuncio di volere ingranare la quinta si riduce ad un restyling della durata dei corsi, limitandosi ad una scelta economica in una mera partita di giro. Per qualche centinaio di contratti in più. La montagna partorisce il topolino mentre l’articolo 22 del patto della Salute è finito nelle secche del niet del MIUR a qualsiasi cambiamento non gattopardesco e nella ossessione delle Regioni di avere manodopera professionale a basso costo.
L’obbligo di rivedere in maniera approfondita gli ordinamenti didattici ed i percorsi professionalizzanti, in una scelta che segnerà la professione e il curriculum del medico specialista, scarica, però, i suoi effetti collaterali, del tutto prevedibili, sui giovani, costretti ad optare tra vecchio e nuovo ordinamento praticamente al buio ed in pochi giorni. Eludendo le domande sorte con le modifiche introdotte dal riordino delle Scuole di Specialità riguardo alle equipollenze o affinità del titolo conseguito con il percorso ridotto, alla validità dello stesso all’interno della Unione Europea, alla esclusione di penalizzazioni ai fini dei concorsi pubblici per l’accesso alla dirigenza medica del SSN. Considerazioni che non possono lasciare indifferenti MIUR e Ministero della Salute che dovranno dare una risposta in tempi rapidi ai colleghi.
Certo, la coperta è corta. E la strategia dei ricorsi, da chiunque animata, oltre a interrogare seriamente costi e contenuti della formazione, libera la politica dalle sue responsabilità demandando le sue non scelte alla azione sostitutiva dei Giudici, oltre ad evidenziare in maniera palmare i buchi presenti nel sistema. Il quale, oggi è un trivio al quale si accede per via concorsuale, con i limiti noti, per via giudiziaria, per chi ha possibilità economiche, e per la via del rientro dall’estero, per chi ha eluso lo scoglio del test. Alla faccia del merito, dei sacrifici e del rispetto delle regole. In attesa della quarta via, low cost, cui le Regioni stanno lavorando.
Anaao Giovani chiede al Governo un vero cambiamento di paradigma, evitando di continuare a giocare con la dignità dei giovani medici ed i destini del sistema sanitario. E riconoscendo il diritto di tutti i laureati in Medicina e Chirurgia a completare il percorso formativo, in numero ridimensionato, per compensare gli eccessi degli ultimi anni, ed allineato a quello dei contratti di formazione da trasformare in veri contratti di lavoro, anche ai fini previdenziali e normativi, sia pure a tempo determinato e con finalità formative.
Anaao Giovani