"Il punto di partenza del dott. Salerno è condivisibile, meglio far gestire il cambiamento dalla categoria piuttosto che vedercelo imporre da chi del mestiere ne ha sentito parlare e non è a contatto tutti i giorni con le necessità e le difficoltà del cittadino, come anche il fatto che gli interventi in materia sono stati continui e non organici. Ma le conclusioni sono tutt'altra cosa. Sono contenta di condividere con lui il fatto di 'credere profondamente nella professionalità del farmacista', concetto imprescindibile nei giovani farmacisti". Così
Pia Policicchio, presidente Fenagifar, risponde all'
analisi di Nicola Salerno sulla liberalizzazione del settore.
"Le liberalizzazioni però non c'entrano nulla con la professionalità, ma con un sistema che continua a essere mercificato a discapito delle professionalità. Gli interventi continui hanno solo dimostrato che intaccare il sistema ha prodotto anomalie che hanno avuto riverbero solo dal punto di vista occupazionale - prosegue Policicchio -. Meno stabilità, meno occupazione e sicuramente più insoddisfazione per chi questo percorso lo intraprende carico di aspettative. E se piccoli passi ogni volta non hanno portato benefici per nessuno, forse è arrivato il momento di riflettere che la via intrapresa non è quella giusta. Inoltre, sebbene questo tipo di professione trovi maggiore occupazione nelle farmacie di comunità, non dimentichiamo che è arrivato il momento in cui il farmacista è chiamato a rivestire ruoli che sono di indubbia utilità sia per la comunità che per il Ssn. A noi professionisti deve rimanere il compito di svolgere il nostro lavoro garantendo la massima qualità dello stesso".
"E' possibile che dobbiamo pensare che il nostro lavoro ha significato solo in relazione al valore dello sconto con cui un farmaco è acquistato? E che stimolare i consumi di farmaci sia la risposta ai nostri problemi? Auspico fortemente che il dibattito sia passato ad un livello superiore. Che la figura del farmacista - conclude la presidente Fenagifar - acquisisca nuove competenze per poter svolgere al massimo le funzioni e i servizi che oggi la società richiede e che ci sia una stabilizzazione del sistema che porti una ricaduta sulla occupazione a tutti i livelli da permettere alla professione del farmacista di essere, oltre che un lavoro, una vocazione".