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QS Edizioni - domenica 24 novembre 2024

Lavoro e Professioni

Nuove competenze in sanità. Il rischio vero è quello di segare “a metà” i malati

di Ivan Cavicchi
immagine 4 gennaio - Torno sul fatidico "comma 566" della stabilità. Da quello che leggo, l’unica organizzazione che riesco a intravedere è quella che si basa sul presupposto di separare la clinica dall’assistenza e quindi di organizzare due sistemi paralleli ma separati. Con i malati divisi a metà tra medici e infermieri
L’articolo di Saverio Proia secondo me è prezioso e illuminante. Non dice cose nuove, e siccome Proia,  diversamente da altri, è in buona fede  crede in quello che scrive, ed è coerente con ciò in cui  crede, le tesi che sostiene  si possono leggere già nei suoi articoli sulle competenze avanzate del 2012.
 
Per cui per quello che mi riguarda  nei suoi confronti valgono le obiezioni già fatte dal 2012 ad oggi. E’ un articolo apologetico nel senso che difende giustamente  l’ operato del suo ministero e però ci da due informazioni chiare:
· il comma 566 è una norma che “mette in sicurezza” l’accordo sulle competenze avanzate che si è perso  per strada
· il comma 566 è stata una proposta del ministero della salute 
 
Sulla scorta di queste informazioni ritengo che la vera ed unica novità del comma 566  non sia nei contenuti, ma nel sancire il passaggio  della questione “competenze avanzate” dal piano  tecnico della proposta, al piano politico della sua praticabilità, cioè dalla ipotesi  si passa alla attuazione.
 
Dal punto di vista formale la responsabile politica del comma 566 è del ministro della salute Beatrice Lorenzin e non altri per cui il ministro è il nostro interlocutore naturale. Convinto come sono che il comma 566  si configura come un passaggio delicato, difficile, complesso  prima di farmi una opinione mi rivolgo questa volta alla ministra Lorenzin per chiederle dei chiarimenti.
 
Signora ministra  leggo, che il comma 566 è proposto come qualcosa  di rivoluzionario destinato a cambiare organizzazione del lavoro, profili professionali, genere di servizi, rapporti tra professioni quindi forme storiche di cooperazione  inter lavorativa, a favorire transiti da professioni generiche a professioni specialistiche, a perseguire scopi di risparmio, a riallocare  professioni, a redistribuire competenze da  professioni ad altre professioni..ecc.
 
Ma da quel che vedo, il comma 566  è costituito da ben 7 righe e mezzo, e da quel che leggo esso sembra proposto, forse in modo eccessivamente enfatico, come un gene frutto delle bioteconologie  ministeriali, regionali e sindacali cioè come figlio di cento albumi, dal quale dovrebbe nascere non tanto e solo delle nuove  professioni cioè dei nuovi ibridi, ma addirittura un nuovo sistema sanitario. Questa supposta riforma si legge nel  comma 566 dovrebbe essere attuata con un accordo  tra governo e regioni e  le rappresentanze  dei profili sanitari interessati....le chiedo prima di tutto se i medici sono ammessi a questo accordo oppure no...cioè se tra i profili interessati alla riforma rientrano anche loro oppure no. La mia  domanda, signora ministra, come potrà capire si spiega con il fatto che sino ad ora quello che è stato definito “accordo sulle competenze avanzate”  è stato concepito come rottura con i medici e quindi come un accordo separato. Da parte mia troverei alquanto pericoloso ripensare la “costituzione” delle professioni o il loro patrimonio genetico senza coinvolgere tutte le professioni.
 
Immagino signora ministra  che la riforma che lei propone avvalendosi della forza della legge di stabilità, abbia il sostegno di una solida base di conoscenze  programmatiche, cioè immagino che quello che come ministero proponete  si basi su dei dati e su previsioni cioè su un programma di cambiamenti altrimenti temo che l’improvvisazione ideologica  nuoccia alla tenuta del sistema più delle bombe d’acqua. Si citano come esperienza consolidata il see and treet della Toscana ma il numero di infermieri coinvolti in questa esperienza rispetto alla totalità degli infermieri toscani è infinitesimale.
 
Mi vuol dire sul piano previsionale quanti infermieri saranno coinvolti nel processo di specializzazione, quanti infermieri resteranno nella loro attuale condizione, quante sono le professioni coinvolte nel processo di redistribuzione delle competenze e soprattutto quanti operatori  perderemo  o guadagneremo  in termini di mercato del lavoro? Cioè siccome il primo scopo è quello del risparmio, quali saranno secondo il suo ministero gli effetti sul mercato del lavoro  delle operazioni di demansionamento di alcune professioni e di rimansionamento di  altre professioni?
 
Infine una ultima domanda. Tutti parlano di una grande occasione per riorganizzare il sistema.. .immagino che i modelli di riorganizzazione siano già definiti  nella vostra base programmatoria...ma se l’intera operazione è a costo zero, se  le professioni ammesse alla concertazione sono quelle sanitarie, e l’operazione di fatto  si riduce  a demansionare/rimansionare  le professioni...scusi signora ministra, ma di quale riorganizzazione state parlando? Da quello che leggo e nonostante le chiacchiere sull’integrazione, la multidisciplinarietà ecc, l’unica organizzazione che riesco a intravedere è quella che si basa sul presupposto  di separare la clinica dall’assistenza e quindi di organizzare  due sistemi paralleli  ma separati.
 
Spero di sbagliarmi ma le dico subito, con tutto il rispetto per la sua funzione istituzionale, che se avete in mente questa aberrazione vorrebbe dire che siete disposti a segare in due il malato, mezzo ai medici e mezzo agli infermieri, e in questo vedo molta, molta irresponsabilità.
 
Ivan Cavicchi
4 gennaio 2015
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