Forti dubbi e perplessità riguardo il Dpcm governativo sui precari del Ssn, per via delle numerose criticità individuate. E’ la posizione espressa dal Sindacato dei medici italiani (Smi).
Per lo Smi tutti i precari devono essere stabilizzati, tutti i contratti atipici devono avere le stesse opportunità. Duro il giudizio di
Mirella Triozzi, responsabile nazionale della dirigenza medica dello Smi: “Non si capisce la logica del provvedimento che traccia, per esempio, una chiara discriminazione tra cococo che hanno lavorato in PS e quelli che hanno operato in altre unità operative. Un decreto che dice voler stabilizzare i precari e poi individua una riserva del 50% dei posti messi a concorso e che all’articolo 1 dà la facoltà alle aziende di indire detti concorsi, e non l’obbligo, contraddice semplicemente se stesso”.
Quello dei precari nel Ssn, sottolinea Triozzi, non è più “un fenomeno occasionale nell’organizzazione del lavoro dei nostri ospedali (e del territorio) , ma una conseguenza strutturale dei tagli lineari, dei Piani di Rientro, del blocco del turn over e dei processi di pensionamento. Migliaia di medici lavorano in queste condizioni…e non sono solo i più giovani. È endemico”.
Una situazione che “rende difficile la vita di molti professionisti e che danneggia la qualità dell’offerta dei nostri servizi ai cittadini. Per questa ragione abbiamo lanciato una campagna di ricorsi, forti delle Direttive Comunitarie e degli orientamenti della Corte di Giustizia Europea, che proseguirà in assenza di risposte politiche adeguate da parte del Governo: non servono “pannicelli caldi”, chiediamo la stabilizzazione di chi ne ha diritto, di chi da molti anni opera nella nostra sanità pubblica”.