“Il futuro del Ssn è in un equilibrio instabile, così instabile che occorre domandarsi: questa sanità, la nostra sanità, ha un futuro? Se vogliamo essere realistici e intellettualmente onesti dobbiamo dire che il futuro appare difficile, incerto, minacciato da troppi carichi che un sistema minato in più punti difficilmente riuscirà a sopportare, a meno che non si intervenga con decisione, scegliendo di difenderlo”. Ad affermarlo è
Roberto Lala, segretario generale del Sumai-Assoprof nella sua relazione al 47° Congresso del Sindacato in corso di svolgimento a Perugia dal titolo “
Quale sanità nel futuro? Quale futuro per la sanità?”.
Per Lala, difendere il Ssn pubblico e universale “inevitabilmente vuol dire cambiarlo, adeguarlo alle nuove priorità, renderlo più efficiente: l’indirizzo, unanimemente riconosciuto, è nello sviluppo dell’assistenza sul territorio, anche se ancora troppo poco è stato realizzato”.
“Affinché un sistema complesso – sottolinea ancora il segretario del Sumai-Assoprof -, come lo è in massimo grado la sanità, sia sostenibile, elemento essenziale è la programmazione, che comporta di utilizzare al meglio le risorse disponibili, riducendo gli sprechi. Sappiamo, ormai da anni, che la nostra popolazione sta complessivamente invecchiando e che dunque questo cambia la domanda di salute. Ora però non si può più aspettare, perché una risposta sbagliata comporta un insostenibile spreco di risorse, che non ci possiamo più permettere. Alla cronicità si risponde al meglio con una rete territoriale, nella quale gli specialisti ambulatoriali, come ampiamente dimostrato in numerose realtà, possono dare un apporto essenziale, garantendo standard qualitativi avanzati in condizioni di prossimità”.
“Per centrare questo obiettivo – ha specificato Lala - in sede di rinnovo dell’Accordo Nazionale siamo pronti a sostenere la nostra parte di sacrifici anche se siamo certi che un ulteriore blocco dei contratti rappresenti esclusivamente l’ennesima soluzione tampone necessaria a rimediare agli innumerevoli sprechi dovuti a scelte sbagliate”.
Ma il problema per Lala è anche su chi ha oggi la titolarità delle scelte in sanità. “La possiede lo Stato centrale o le Regioni? Può, un piccolo Paese come il nostro, rinunciare ad una programmazione su scala nazionale in materia di sanità? Chi definisce il numero di medici da formare nelle diverse specializzazioni, il numero di posti necessari nelle strutture di eccellenza, i parametri per il sistema dei servizi territoriali?
Affidarsi in maniera esclusiva alla dimensione regionale si è rivelato per alcuni aspetti un errore. Se infatti le amministrazioni locali hanno il vantaggio di essere più aderenti al territorio e alle sue peculiarità, la mancanza di un quadro nazionale di riferimento produce fatalmente duplicazioni o carenze, comunque diseconomie assolutamente insostenibili”.
“La situazione economica del Paese – ha concluso - è grave: come sempre, si fa appello alla responsabilità dei professionisti chiedendo loro di fare i sacrifici necessari ad affrontarla.
Si dimentica però che il Servizio sanitario nazionale è stato sottoposto negli anni a inefficaci e deleteri interventi che lo hanno portato sull’orlo del collasso: cosa è stato fatto se non tagliare le prestazioni e i posti letto, bloccare il turnover e aumentare i ticket? Non credo siano questi gli strumenti per risolvere il problema. Al contrario si deve investire in tecnologia e risorse umane. E le risorse umane non possono certo essere professionisti precari, giovani e non più giovani, costretti a lavorare troppo spesso in condizioni indecorose. Vogliamo credere e confidare in quanto indicato nel Patto per la salute. Il nostro impegno è chiaro, non tanto nelle mie parole, quanto nel lavoro che abbiamo svolto negli anni come sindacato: concrete azioni che non mirano unicamente alla difesa della categoria ma che strategicamente puntano a costruire un futuro certo per la nostra sanità, per i milioni di cittadini che vi si rivolgono e per le migliaia di professionisti che, con grande fatica, vi operano”.