“Nonostante la crisi economica la sanità comunque non può avere gli stessi percorsi di un’azienda ed essere governata solo secondo criteri economici” così come “non si può pensare di distruggere l'unico servizio rimasto, capillare e gratuito come la medicina di famiglia”. Sono questi alcuni dei messaggio lanciati da
Angelo Testa, presidente nazionale dello Snami, nella relazione illustrata al XXXIII cCongresso del sindacato autonomo dal titolo “I medici Snami e la riorganizzazione della sanità” e in corso a Roma.
“Il contesto in cui viviamo - sottolinea Angelo Testa - sta mutando repentinamente e il rafforzare il sistema sanitario pubblico, progetto che vogliamo fortemente, non può prescindere da due generali considerazioni di premessa: il fallimento di certa politica che non è all’altezza di governare anche in sanità e che la crisi economica è incombente e potrebbe peggiorare. Una terza considerazione è che in una situazione come quella che viviamo la cautela deve prevalere su scelte affrettate che già sulla carta sono perdenti. Mi riferisco alle ipotesi di trasformazione del territorio previste nella Balduzzi che tra tagli, isorisorse e poca chiarezza sul ruolo unico potrebbero portare a conflittualità tra Medici, peggioramento dell’assistenza sanitaria ed aumento dei costi”.
Il leader del sindacato autonomo riconferma la volontà dei medici a farsi carico delle malattie croniche soprattutto degli anziani, conseguenza dell’aumento dell’età media della popolazione, attraverso “un ulteriore impegno” e “nonostante la sofferenza economica” che fa sì che “i medici stanno sostenendo, a fronte di minimali concorsi da parte dello stato, le spese relative al personale ed alle dotazioni strumentali”. “Il ritiro di queste indennità - continua Angelo Testa - farà si che tutto il personale verrà licenziato con mancato gettito irpef e previdenziale. Una convenzione nazionale forte, che auspichiamo a dispetto del troppo spazio alle volontà regionali spesso confuse e foriere di problemi piuttosto che di soluzioni, non può non tener conto che gradualità e sperimentazione dovranno essere le linee guida per evitare di distruggere quello che già c’è, funziona, che può essere migliorato e che ‘l’innamoramento’ di soluzioni che sono già confuse ed improbabili sulla carta possono solo partorire una sanità territoriale peggiore dell’attuale. Si deve pensare a strutture intermedie che devono accogliere chi non è in grado di stare al proprio domicilio ma non deve andare in ospedale. In sintesi una sanità considerata come una risorsa e non un costo, fondata sulla continuità delle cure e non sulle cure continue”.
“Resistere - conclude il presidente dello SNAMI citando Hessel - significa rendersi conto che siamo circondati da cose scandalose che devono essere combattute con vigore. Significa rifiutare di lasciarsi andare a una situazione che potrebbe essere accettata come disgraziatamente definitiva”.