Sul disegno di legge per le professioni sanitarie definito “Cambio generazionale” e che in ragione del doppio ruolo della sua proponente senatrice/presidente, indicherò con il doppio acronimo PD/Ipasvi, ha preso corpo, soprattutto sui social network degli infermieri, un dibattito di cui non sottovaluterei i significati né la portata politica:
• prende forma un discussione che piano piano sta accantonando il mugugno puntiforme dei singoli,il loro disappunto individuale, e che ha di fatto un esito coordinante, cioè aggrega o comunque fa discutere tanti infermieri diversi e uguali intorno ad una comune questione;
• si afferma un dissenso trasversale degli infermieri nei confronti della proposta PD/Ipasvi ponendo problemi di validazione democratica, se si ammette che la proposta sia validata dalle politiche di sostenibilità economica del governo, altrettanto non può dirsi sul piano associativo dei collegi che da PD/Ipasvi, evidentemente, sono come considerati automaticamente senzienti ma senza averli consultati e senza avere mai consultati gli infermieri reali in quanto tali;
• emerge un conflitto di interesse tra PD/Ipasvi, cioè una consociazione apocrifa tra ruoli e funzioni diverse che a un tempo propone e impone, nel senso che il PD sembra servirsi dell’Ipasvi come “vasellina”;
• tale consociazione, quasi come una “equazione spuria”, fa correre all’Ipasvi il rischio di accentuare ancora di più, la scollatura storica, tra i collegi e gli infermieri reali, e al PD il rischio di pagare sul piano del consenso gli effetti collaterali di una proposta che oggettivamente riserva agli infermieri un futuro incerto e malfermo.
Ma il merito maggiore di questo benefico dibattito è di aver rimesso al centro dell’attenzione degli infermieri la questione della “proposta”. Se la proposta del ricambio generazionale non va, quale altra proposta? E come renderla possibile?
Vorrei provare a rispondere a queste domande articolando il mio ragionamento in tre momenti successivi:
• metodologico e strategico
• sui problemi delle proposte
• su una proposta in particolare
Vorrei dire subito a proposito di metodologia e strategia che nessuna proposta ha senso se prima non si definisce:
• chiaramente il problema che essa deve affrontare
• come si costruisce una proposta plausibile
• le azioni che si rendono necessarie per affermarla
Prendiamo l’esempio della proposta PD/Ipasvi sul ricambio generazionale:
• se si accetta passivamente la politica di sostenibilità economica del governo si accetta automaticamente la post ausiliarietà, il demansionamento e il blocco del turn over quali conseguenze di questa politica. Per il PD/Ipasvi si pone quindi il problema di spostare l’attenzione dai problemi reali degli infermieri ad un altro problema quale la “vetustade” degli organici. Questa operazione si chiama shifting;
• lo shifting è una sorta di manovra transitiva che sposta l’attenzione da un problema reale ad un problema fallace;
• in ragione dello shifting la proposta PD/Ipasvi non riuscirà mai a risolvere la post ausiliarietà, il demansionamento, il blocco del turn over, perché non sono questi i suoi presupposti di partenza;
• per il PD/Ipasvi la post ausiliarietà, il demansionamento, il blocco del turn over, non sono problemi da risolvere, dal momento che risolverli significa violare il principio del costo zero e della sostenibilità;
• in ragione dello shifting la proposta PD/Ipasvi risulterà funzionale certamente alla sostenibilità economica ma in nessun caso agli interessi reali degli infermieri;
• la proposta di shifting avendo una natura consociativa è costruita interamente nell’istituzione, si parte da una proposta di legge e si segue l’iter parlamentare, la stessa cosa si è fatta a proposito di competenze avanzate e la stessa cosa si farà probabilmente a proposito di infermieri specializzati;
• gli infermieri non solo non dovranno fare scioperi per avere il ricambio generazionale, e meno che mai scendere in piazza, al contrario la consociazione dovrà fare in modo che essi siano grati, obbedienti e arrendevoli.
Proviamo ora a cambiare esempio. Supponiamo di voler risolvere i problemi reali degli infermieri, cioè quelli della post ausiliarietà, del demansionamento e del blocco del turn over.
Per risolvere questi problemi è necessario intanto contestare l’idea che ha il governo di “sostenibilità economica” e le politiche del governo sulla sostenibilità economica, cioè di contestare i modi attraverso i quali queste politiche sono attuate, come ad esempio l’invarianza degli oneri a carico della finanza pubblica, il ricambio generazionale, le competenze avanzate a costo zero o il salario dimezzato per i pensionandi. Per risolvere questi problemi è necessario proporre altri modi di garantire la sostenibilità, definendo un proprio concetto di sostenibilità:
• i modi ai quali è necessario ricorrere per convincere il governo non sono consociativi ma sono mobilitativi, negoziali, conflittuali e dialettici nel senso che gli infermieri per farsi ascoltare si dovranno organizzare unitariamente su una proposta e chiedere un confronto con il governo avviando una trattativa;
• si tratta di convincere democraticamente il governo a cambiare le sue politiche perché se queste politiche non cambiamo cioè se non si rivede il blocco del turn over, se non si pone un freno al demansionamento, se non si ridiscute la post ausiliarietà, i problemi degli infermieri non si risolveranno mai.
Le due proposte, quella sul “ricambio generazionale” e quella sulla soluzione dei problemi reali degli infermieri, implicano quindi due strategie diverse: da un part, consociativismo, deconflittualizzazione dei rapporti, conformismo degli infermieri; dall’altra autonomia, capacità di mobilitazione, libertà di proposta.
Decisiva rispetto alle due strategie è la questione di come risolvere il “conflitto di interesse” tra PD/Ipasvi. Se esso non sarà risolto è inevitabile che l’Ipasvi funzionerà come la cinghia di trasmissione del governo e, per quanto appaia paradossale, essa sarà la prima controparte degli infermieri.
In conclusione: il dibattito sui social network ha posto il quesito “quale proposta” è in grado di risolvere i problemi reali degli infermieri. Ma ad esso, secondo me, non si può rispondere se prima non si scioglie il nodo del conflitto di interesse.
Ivan Cavicchi