Le dichiarazioni del Ministro dell’Istruzione,
Stefania Giannini, sulla volontà di abolire l’attuale sistema di accesso al corso di laurea in Medicina e Chirurgia per sostituirlo con una selezione, da svolgere durante il primo anno di studi, sul modello attualmente in vigore in Francia, “appare per più aspetti discutibile”. E’ il giudizio, espresso tramite una nota, dall’
Anaao Giovani.
“Il fallimento della lotteria dei quiz alla gratta checca sul piano dell’equità e della capacità di selezionare il merito è stato denunciato da tempo e da più parti”. Tuttavia, secondo i medici dirigenti, “è necessario non dimenticare che insieme con la soluzione di giganteschi problemi organizzativi e strutturali connessi con il cambiamento auspicato, c’è bisogno di una programmazione chirurgica dei medici da formare per il futuro impiego nel sistema sanitario, anche per evitare ciò che è accaduto nel Paese transalpino che in questi mesi è alla spasmodica ricerca di medici italiani e non”.
E’ sulla base di queste valutazioni che l’Anaao Giovani suggerisce di “pensare da subito ad una alternativa certa per gli studenti che non riusciranno ad accedere al secondo anno di corso che non li costringa a buttare alle ortiche un intero anno della propria vita o a essere etichettati come scarti”.
Ma, la priorità evidenziata, è quella di chiarire “le modalità con cui garantire la formazione e i servizi per il primo anno di medicina ad una platea di oltre 80 mila aspiranti medici, senza abbassare sensibilmente la qualità formativa dell’iter di studi, e non ridurre la ragione del cambiamento ad un tentativo, nemmeno troppo mascherato, di aumentare il fondo di finanziamento ordinario universitario (Ffo) e dare respiro alle casse ormai vuote degli atenei italiani restituendo loro discrezionalità e potere”.
Secondo l’Anaao Giovani, infatti, non occorre rinunciare “al numero programmato quanto alla pretesa di avere circa 10.000 nuovi medici ogni anno e di fornire solo a meno della metà la possibilità di accedere a un corso di formazione post-laurea, foriera della attuale e futura disoccupazione medica”. Per i medici dirigenti si tratta comunque di problemi che “non possono essere delegati al solo Miur, ma esigono il coinvolgimento attivo del Ministro della salute per le evidenti ripercussioni - conclude la nota - sul sistema sanitario del Paese”.