Dai dati di un recente studio condotto da Enrico Reginato (vice presidente Fems) e Carlo Palermo (coordinatore Conferenza permanente dei segretari regionali Anaao Assomed), riportato dal sindacato della dirigenza medica Anaao Assomed, si evince chiaramente come il settore dei medici dipendenti del Ssn sia nella piena fase ascendente della “gobba pensionistica”. Dal 2010 in poi ogni anno andranno in pensione il doppio dei medici rispetto a quanti ne saranno assunti. Il tutto mentre dalle facoltà di Medicina vengono sfornati solo 5 mila specialisti all'anno, di cui appena 3.500 scelgono di lavorare all’interno di ospedali pubblici. Il reale pericolo di un esodo di professionisti su base previdenziale è stato riconosciuto anche dal ministro Fazio che, nel Piano sanitario 2011-2013, ha prospettato una riduzione complessiva di circa 22 mila medici tra settore pubblico e privato entro il 2018. Seguendo i dati presentati dall’Anaao, si può inoltre notare come per arrivare a pareggiare il numero di chi entra rispetto a quello di chi esce, si potrebbe dover attendere addirittura fino al 2028.
A partire già da quest’anno, il Ssn potrebbe vedersi dunque impoverito dall’uscita di circa 14 mila medici e 120 mila dipendenti. Dal 2011 al 2015 a lasciare il proprio posto saranno altri 30 mila. Sommando questi numeri, il sindacato evidenzia un dato allarmante: entro sei anni più di un terzo dell’attuale forza lavoro sparirà.
Per l’Anaao i fattori che hanno portato al crearsi di questa situazione sono diversi. Ad esempio un sistema normativo che ha permesso ai medici di andare in pensione con 40 anni di contributi anche se sotto i 65 anni di età. I ricercatori hanno inoltre spiegato che un medico costretto dalle attuali condizioni lavorative, a fare turni di guardia, e ad avere una mole elevata di straordinario in condizioni di alto rischio professionale, ha più probabilità all'età di 61-62 anni di scegliere di ritirarsi in pensione.
Da non sottovalutare, infine, anche i problemi legati alle difficoltà economiche della sanità italiana, in particolare per quelle Regioni che hanno bloccato il turnover per i piani di rientro. Per far fronte a questa situazione alcune Regioni hanno provato a riorganizzarsi, ad esempio Toscana ed Emilia hanno varato progetti per aumentare la responsabilità degli infermieri del 118 e di quelli degli ospedali, in modo che, occupandosi questi dei cosiddetti codici bianchi, cioè i casi meno gravi, si possa lasciare ai medici un tempo maggiore da dedicare alle situazioni più urgenti. Ma anche in questo caso i problemi non sono mancati, tanto che l’Ordine dei medici di Bologna e Milano, ha contrastato tali iniziative con tanto di esposto in procura.