“Aumentare il numero degli studenti iscritti al corso di laurea in Medicina non risolve il problema della prossima mancanza di Medici specialisti per il Servizio Sanitario, a meno che non si rivedano radicalmente i criteri di accesso ai ruoli della sanità pubblica”. Anzi, il rischio è che perpetuando la situazione attuale si “determinerà negli anni una nuova pletora medica ed il riemergere delle sacche di precariato,quando non di vera e propria disoccupazione”. A lanciare l’allarme sono
Domenico Montemurro e
Fabio Ragazzo del Settore Anaao Giovani, e
Carlo Palermo, coordinatore dei Segretari Regionali dell’Anaao Assomed, in una nota che commenta la
proposta del ministero della Salute per il fabbisogno per la Scuola di Medicina e Chirurgia relativamente all’anno accademico 2014/2015.
“Si tratta di circa 9.500 unità, un dato intermedio tra la richiesta FnomCeo di circa 7.000 unità e quella delle Regioni stabilita in circa 10.800 unità”, osservano i sindacalisti ricordando che “nello
studio da noi appena pubblicato, basato su una analisi della demografia e delle curve di pensionamento dei medici specialisti operanti nel SSN, per il quinquennio 2013/2014 – 2017/2018 indichiamo una necessità di 7.750 accessi annuali alla Scuola di Medicina e Chirurgia, quindi molto vicina a quella fornita dalla FnomCeo”.
“Il Ministero – sottolineano Palermo, Montemurro e Ragazzo - spiega, richiamando linee guida internazionali, come sia auspicabile evitare un approccio ‘yo-yo’ variando drasticamente i numeri da un anno all’altro. Peccato che il responsabile dell’approccio ‘yo-yo’ sia un altro Ministero, il MIUR, che con alcune scelte sconsiderate ha prima introdotto il bonus per chi partecipava al concorso per l’ammissione alle scuole di Medicina e Chirurgia, per poi toglierlo e infine reintrodurlo, modificando di fatto le graduatorie e spingendo chi non era entrato a ricorrere alle vie legali. Giusto in questi giorni il TAR del Lazio ha stabilito il diritto all’iscrizione ai corsi di Medicina e Chirurgia per tutti coloro che sono incappati in tali contorsioni amministrative”.
Ancora, osservano i sindacalisti, “la nota del Ministero della Salute sorvola sul problema reale rappresentato dall’eccedenza di laureati in Medicina rispetto ai posti disponibili per l’accesso alla specializzazione che è, a norme vigenti, requisito per lavorare all’interno del SSN. Così come poco convincente è l’affermazione dell’esaurimento della “gobba pensionistica” in base alle disposizioni della riforma pensionistica Fornero. In realtà le nuove regole previdenziali hanno solo spostato in avanti di circa 3-4 anni le uscite dal sistema. Per esempio, i medici dipendenti del SSN (ospedalieri, medici della prevenzione e dei servizi territoriali) nati dal 52’ al 56’ che acquisiranno i nuovi criteri pensionistici dal 2017 al 2021 saranno circa 33.000 e corrispondono al plateau della gobba pensionistica”.
In pratica, secondo Palermo, Montemurro e Ragazzo, “in base alla programmazione relativa al 2014/2015, alla fine del corso avremo circa 8.000 nuovi laureati in Medicina e Chirurgia (9.500 – un 15% di abbandoni), l’attuale programmazione prevede circa 3.500 contratti di formazione specialistica a cui si possono aggiungere circa 1.000 borse per la formazione di Medicina Generale. In mancanza di finanziamenti aggiuntivi, rimangono, pertanto, senza sbocchi circa 3.500 nuovi laureati ogni anno in Medicina e Chirurgia, creando un innegabile ‘imbuto formativo’ che determinerà negli anni una nuova pletora medica ed il riemergere delle sacche di precariato,quando non di vera e propria disoccupazione”.
Per questo l’Anaao ribadisce “le domande che derivano dai risultati del nostro studio: è intenzione dei Ministeri competenti e delle Regioni colmare tale gap incrementando il numero dei contratti di formazione specialistica, riequilibrando, così, il deficit di personale specialistico che si prospetta? Chi programma preferisce, forse, che i giovani medici italiani emigrino in altri Paesi ovvero rimangano in Italia parcheggiati per molti anni come laureati disoccupati o sottoccupati? Ma in questo caso, non si tratterebbe di un odioso spreco di risorse umane ed economiche? Altro che spending review!”.