Dopo aver inviato all'Italia
lo scorso maggio un "parere motivato" in cui si chiedeva di adottare le misure necessarie per assicurare che la legislazione nazionale ottemperasse alla
direttiva europea sull'orario di lavoro dei medici operanti nel servizio sanitario pubblico, oggi la Commissione europea ha deciso di deferire il nostro Paese alla Corte di giustizia dell'Unione europea.
Come ha spiegato la Commissione, in Italia "diversi diritti fondamentali contenuti nella direttiva sull'orario di lavoro, come il limite di 48 ore stabilito per l'orario lavorativo settimanale medio e il diritto a periodi minimi giornalieri di riposo di 11 ore consecutive, non si applicano ai dirigenti operanti nel servizio sanitario nazionale". La direttiva, infatti, non consente agli Stati membri di escludere "i dirigenti o le altre persone aventi potere di decisione autonomo" dal godimento di tali diritti.
Tuttavia, i medici attivi nel servizio sanitario pubblico italiano sono formalmente classificati quali "dirigenti", senza necessariamente godere delle prerogative o dell'autonomia dirigenziali durante il loro orario di lavoro. Inoltre, secondo Bruxelles, "la normative italiana contiene altre disposizioni e regole che escludono i lavoratori del servizio sanitario nazionale dal diritto di riposo giornaliero e settimanale minimo".