“La situazione rimane difficile, e la strada che abbiamo di fronte è tutt’altro che in discesa. Ma in questo frangente si è imposta, a tutti i livelli, la consapevolezza che bisogna produrre risultati concreti e che l’opinione pubblica possa comprendere. Potrà richiedere tempo e fatica, ma abbiamo in mano le chiavi per contribuire, per la nostra parte, a un futuro migliore per noi e per tutta la collettività”. E questo a partire dal rinnovo della Convenzione. Ad affermarlo è stato il presidente della Federazione degli Ordini dei farmacisti (Fofi),
Andrea Mandelli, intervenendo al Consiglio nazionale della Federazione lo scorso 25 novembre.
"È da tempo che stiamo proponendo un’evoluzione del ruolo dei farmacisti, di tutti i farmacisti, che si innesta in una più generale rivoluzione della tutela della salute. E - ha proseguito il presidente della Fofi - stiamo lavorando con la stessa logica che abbiamo imparato nella aule universitarie e nei laboratori: la logica dell’esperimento, della prova dei fatti. Abbiamo un progetto forte e sappiamo per esperienza diretta che va incontro alle necessità delle persone, dei milioni di persone, che ogni giorno assistiamo”. I farmacisti, secondo Mandelli, sono oggi "interlocutori necessari per operare il cambiamento dell’assistenza" e per farlo hanno acquisito "strumenti culturali e normativi preziosi, il cui valore, però - secondo Mandelli - , ora deve essere fatto pesare e difeso nelle sedi in cui si discute, per cominciare, del rinnovo della Convenzione”.
Le tappe di questo percorso, cominciato nel 2006, sono state la legge sulla farmacia dei servizi, dove “è previsto esplicitamente che il farmacista partecipi a iniziative volte a rinforzare l’aderenza alle terapie. E questo è il nucleo forte della pharmaceutical care, che tutti riteniamo la via maestra per il futuro della professione: è bene tenerlo sempre presente”, e poi via via le ricerche dell’Osservatorio Fofi -Sda Bocconi, l’avvio della sperimentazione dell’MUR, fino all’introduzione del Dossier farmaceutico all’interno del Fascicolo sanitario elettronico, prevista dal Decreto del fare grazie a un emendamento presentato al Senato dallo stesso Mandelli, che è anche senatore di Fi-Pdl. “Anche questo è un passaggio fondamentale per un altro importante obiettivo: l’implementazione del dossier farmaceutico come parte della documentazione clinica del paziente o, per essere più precisi, dell’assistito. E’ un elemento fondamentale per diversi motivi. Il primo è che la registrazione puntuale dei farmaci dispensati al cittadino – tutti, quelli prescritti come quelli da automedicazione – è la base per lo svolgimento della pharmaceutical care: dalla farmacovigilanza, al controllo dell’appropriatezza alla prevenzione delle interazioni, dal miglioramento dell’aderenza alla terapia alla riduzione degli sprechi”, ha spiegato Mandelli. Secondo il quale “altrettanto fondamentale è che il farmacista, avendo la responsabilità della compilazione del dossier, non solo entra a pieno titolo nel circuito della sanità elettronica, ma ha finalmente il modo di comunicare con il medico attraverso un documento condiviso, di alimentare il flusso di informazioni che finora è sempre mancato nell’organizzazione della sanità italiana. In una parola di avere un ruolo nella cura, che è la base del modello della farmacia dei servizi".
Quanto alla disoccupazione, per Mandelli si sta vivendo un momento "nel quale molti colleghi, giovani e non più giovani, vivono con un reale senso di angoscia la possibilità di non trovare lavoro o di perderlo". E la prima risposta da dare, secondo il presidente della Fofi, è quella di "mantenere alta la vigilanza sul fenomeno dell’abusivismo. E’ vero che non disponiamo di strumenti di vigilanza e di repressione, ma abbiamo il dovere di esercitare tutta la nostra forza di persuasione perché si metta fine alla pratica di affidare a personale non qualificato le funzioni che spettano soltanto al farmacista". Perché "in tempo di crisi - ha concluso Mandelli -, lasciare che i colleghi disoccupati vedano il loro ruolo usurpato può avere un effetto dirompente su quello spirito di appartenenza alla professione che non ci ha mai abbandonato. Vi chiedo che nei Consigli degli Ordini, in occasione delle prossime riunioni, si sostenga con forza questa istanza”.