“La scienza ha il dovere di studiare a fondo la medicina di genere a partire dalla prima infanzia a causa del forte impatto che la diversità biologica uomo-donna ha nell’insorgenza di molte malattie, nella risposta alle terapie, nella prevenzione “. Lo ha detto
Alessandro Balestrazzi, Presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) alla conferenza stampa svoltasi a Roma sotto il titolo “Gli angeli non hanno sesso, ma le malattie sì. Infanzia: viaggio nella medicina di genere tra realtà e prospettive”, indetta in vista del Congresso dell’associazione che si svolgerà nella Capitale dal 26 al 28 Settembre.
“I pediatri di famiglia chiedono più ricerca in pediatria - precisa il Presidente della FIMP - e più ricerca diversificata uomo-donna. Chiedono più studi a misura di bambino non solo per la differenza biologica che determina differenti risposte a malattie che colpiscono entrambi i sessi, ma anche sui farmaci, nelle tecniche diagnostiche e interventistiche, nella prevenzione, convinti di quanto l’appartenenza a un genere sessuale possa condizionare lo sviluppo psico-fisico della persona fin dai primi anni di vita.”
Gli esempi possono essere molti, dice ancora Balestrazzi, e ricorda come molti farmaci utilizzati per i bambini sono off-label cioè senza avere dietro studi randomizzati e controllati. “Siamo molto indietro rispetto i paesi anglosassoni soprattutto nella ricerca di genere e per quanto riguarda le cure primarie su cui richiediamo maggiore impegno da parte delle Istituzioni”, conclude il Presidente dei medici pediatri, sottolineando come la rete pediatrica Italiana, è unica nel mondo e costituisce un fiore all’occhiello per il sistema sanitario nazionale.
La risposta non si fa attendere e viene da
Laura Bianconi (PDL) della Commissione Igiene e Sanità del Senato: “Abbiamo lavorato molto per la salute dei nostri giovani , ricordando la vaccinazione HPV, che dal 2008 è gratuita per le 12enni, ma ancora dobbiamo lavorare nel settore della medicina di genere. Propongo - dice - la realizzazione di un data-base, fatto dai pediatri di famiglia quale strumento importante per studiare la differenza di genere in pediatria”.
“La salute dei bambini mi sta particolarmente a cuore, ha voluto precisare in un messaggio il Ministro
Beatrice Lorenzin - tanto da essere tema prioritario nel Piano Sanitario nazionale, unitamente all’incentivazione di programmi di prevenzione, declinati anche in base al criterio di medicina di genere”.
Atto importante di sanità pubblica, le vaccinazioni, ma che in Italia sono oggetto di una campagna di disinformazione e denigrazione che non ha uguali in altri Paesi - dice
Gianpiero Chiamenti, responsabile area vaccini della FIMP. “Con il federalismo sanitario ogni Regione può decidere in piena autonomia in materia sanitaria e quindi quali vaccini offrire gratuitamente alla popolazione, senza più alcuna campagna che ricordi il valore di questi presidi sanitari nella lotta alle malattie infettive dell’infanzia, riducendo così in modo significativo - insiste Chiamenti - la percezione dei rischi gravi conseguenti le mancate vaccinazioni.
Dei sedici vaccini di cui potremmo avvantaggiarci, solo 4 sono obbligatori (tetano, difterite, rosolia,polio) per tutti gli altri vi è libera scelta”, gli fa eco
Annamaria Rizzotti del Ministero della Salute che ricorda come nello slogan “Guadagnare Salute”, che titola tutte le iniziative per la promozione di stili e abitudini di vita sani del Governo, entrano in prima linea le vaccinazioni. Il messaggio in negativo - dice - non deve più passare e di questo se ne devono fare garanti in primis anche medici e pediatri di famiglia.
Attenzione poi ancora alla Medicina di genere e soprattutto alla lotta al papilloma virus per il quale è disponibile ormai da diversi anni il vaccino gratuito per tutte le dodicenni. “Le malattie sessualmente trasmesse in età adolescenziale sono una realtà poco considerata in pediatria e in campo sanitario. Non ha dubbi
Barbara Suligoi Direttore Centro Operativo AIDS Istituto Superiore di Sanità, sciorinando dati a dir poco impressionanti. Ogni anno nel mondo 111 milioni di giovani di età inferiore ai 25 anni acquisiscono una infezione sessualmente trasmessa batterica (IST), un adolescente su 20. Nel nostro paese la clamidia (anch’essa a trasmissione sessuale) è tre volte più frequente nelle ragazze adolescenti rispetto alle donne sopra i 19 anni e i condilomi ano-genitali sono triplicati dal 2004. Oggi si registrano nel nostro paese, 130 mila infezioni per condilomi l’anno, circa 700mila in Europa. Non solo - continua Suligoi - l’HPV è responsabile dei condilomi ma anche e soprattutto di alcuni tipi di tumori primo fra tutti quello della cervice uterina. Ottantacinquemila casi di tumori l’anno nei paesi della Comunità Europea sono attribuibili a questo virus trasmesso prevalentemente per via sessuale e per il quale esiste una differenza di genere. “Il virus hpv impatta maggiormente nel maschio perché la sua presenza rimane alta e costante negli anni - dice ancora la responsabile del Centro Operativo Aids dell’ISS - ma è più cattivo nella donna perché può indurre la neoplasia della cervice”
Il pediatra può svolgere un ruolo fondamentale perché essendosi abbassata notevolmente l’età dei primi rapporti sessuali, e avendo tra i propri assistiti giovani adolescenti, possono educarli a una sessualità sana, offrendo, soprattutto al maschio - non ha dubbi Suligoi - una importante occasione di controllo anche per effettuare un piccolo screening per identificare precocemente la presenza di una IST.
Ma nonostante gli sforzi la copertura vaccinale non è ancora a livelli degli altri paesi, ma la vaccinazione gratuita per le dodicenni introdotta nel sistema sanitario nel 2008 è una realtà che dovrebbe essere estesa anche ai maschi. In Australia dove è universale per entrambi i sessi, le malattie sessualmente trasmesse sono crollate.
Ma è solo la biologia a determinare la differenza di genere o questa è fortemente influenzata da fattori strutturali e socio-economici? Ne è convinta
Ketty Vaccaro responsabile welfare e sanità del Censis. “Esistono malattie dove la differenza di genere è più marcata - dice - e le donne sono meno esposte alle malattie cardiovascolari rispetto gli uomini, ma questa protezione cessa alla menopausa. La malattia di Alzheimer colpisce ed è più grave nel genere femminile che in quello maschile. Le donne vivono più a lungo ma dichiarano condizioni di salute buone in quote sempre minori rispetto l’uomo (67,1% contro 75,3%) e a partire dalla mezza età hanno due o più malattie croniche ( 24,3% contro 63%).
Le differenze strutturali e socio-economiche che fanno” differenza” - sostiene Vaccaro- sono importanti. Un esempio: nelle casalinghe, il cui stato di salute è peggiore delle donne lavoratrici. E poi la disuguaglianza sociale, le minori possibilità economiche, il più basso livello culturale incidono su molte malattie che hanno un esordio precoce già a partire dall’infanzia. Per questo è fondamentale - continua la responsabile sanità del Censis - investire in ricerca ma soprattutto in formazione e informazione ai pediatri per molti dei quali il tema della medicina di genere è pressoché sconosciuto”.
Emanuela Medi