Il convegno “Professioni Sanitarie ed Ict”, realizzato dalla Confederazione AnTel-Assiatel/Aitic (Associazione nazionale tecnici sanitari di laboratorio biomedico) e dal Conaps (Coordinamento nazionale associazioni professioni sanitarie) in collaborazione con Tecnosan e con il sostegno della Fondazione Il Faro di Susanna Agnelli, prenderà il via a Roma il prossimo 26 ottobre. Nell’arco della giornata saranno affrontate le diverse tematiche dell'innovazione tecnologica nella Sanità, l’importanza del continuo aggiornamento nel contesto dell’e-Health dei rappresentanti delle diverse professioni sanitarie e la loro rilevanza nei percorsi assistenziali del paziente. Dopo averne
parlato con il presidente del Conaps, Antonio Bortone, ne abbiamo discusso oggi con il presidente della Confederazione Antel-Assiatel-Aitic,
Fernando Capuano.
Presidente Capuano, come nasce l’idea di questo convegno?
Volevamo riunire tutte le professioni sanitarie ordinate e quelle regolamentate, insieme a rappresentanti delle Istituzioni e del mondo universitario per fare il punto sulla sanità digitale nel nostro Paese, ma anche per rappresentare quelle ‘buone pratiche’ già avviate in alcune Regioni. Negli ultimi 10 anni si è registrato un fortissimo incremento tecnologico che ha investito sia noi professionisti che, più in generale, tutta la pubblica amministrazione. Nonostante questo ci troviamo ancora in una condizione piuttosto arretrata rispetto ad altre realtà europee. Il Convegno sarà un momento importante per capire dove siamo e dove dovremo migliorare.
La sanità digitale può essere anche una fonte di risparmi per il Ssn?
Certamente, ma non siamo certo solo noi a dirlo. Lo stesso ministro Lorenzin ne ha parlato di recente. Così come il direttore dell’Agenzia per l’Italia Digitale, Agostino Ragosa, che ha stimato un possibile impatto dell’1,7% sul Pil in termini di risparmi. Una stima che, nel corso degli anni, potrebbe arrivare a raggiungere quel 5% già fatto registrare in Francia. Ma non si tratta solo di risparmi, con l’e-health migliora anche il lavoro dei professionisti. Si potrebbero evitare ad esempio molti errori medici dovuti al fatto che i pazienti non portano con loro tutta la documentazione cartacea riguardante la loro storia clinica. In questo senso dovremmo insistere su quei progetti di banche dati open data, lavorando al contempo per migliorare il flusso di informazioni tra le diverse Regioni: in questo modo si potrebbe più facilmente risalire alla storia clinica dei pazienti anche se, per motivi di lavoro, vacanza o salute si trovano ad essere curati in un'altra Regione.
Dirò di più: un’alfabetizzazione digitale dovrebbe ormai essere inserita obbligatoriamente negli stessi percorsi di laurea.
Cosa si aspetta da questa giornata di lavori?
Mi aspetto un convegno ricco di argomenti ma anche di spunti ed esempi pratici che sappia tracciare bene la nostra attuale situazione. Faremo vedere come l’Ict e la digitalizzazione riescano ormai ad abbracciare ogni aspetto della sanità: dal fascicolo sanitario elettronico fino ad una dimostrazione di una laparoscopia eseguita in 3D.
Giovanni Rodriquez