Secondo i risultati del progetto “Valore” (condotto in 20 distretti sanitari appartenenti a 6 regioni italiane del Nord, Centro e Sud del paese), l'associazionismo medico – che gli Accordi collettivi nazionali per la disciplina dei rapporti con i medici di medicina generale hanno previsto da tempo anche per "condividere ed implementare linee guida diagnostico-terapeutiche per le patologie a più alta prevalenza" - pare non portare valore aggiunto in termini di adesione ad alcune raccomandazioni cliniche per gestire le più comuni condizioni croniche.
Questi risultati, tra l’altro, inducono a fare alcune riflessioni sulla riorganizzazione delle cure primarie in corso da alcuni anni nella Regione Toscana.
La prima riguarda la considerazione generale sull'importanza di accompagnare fin dall'inizio ogni azione di politica sanitaria con un robusto sistema di monitoraggio del suo impatto. Per quanto riguarda l'assistenza territoriale, ciò non è sempre avvenuto.
La seconda riguarda la sanità d'iniziativa. L'assenza di evidenza d’impatto dell'associazionismo classico sulla qualità delle cure erogate agli assistiti che sono affetti da condizioni croniche, per contrasto, mette in maggior rilievo i risultati che, seppur in modo non sempre eclatante e prevedibile, sta invece ottenendo l'applicazione del Chronic Care Model, almeno per quanto riguarda l’adesione alle raccomandazioni cliniche per gestire il diabete. Non mancano certamente le ombre e ci sono molti aspetti da migliorare nell'applicazione di questo modello, ma la scelta di investire su modelli pro-attivi di gestione delle cronicità sul territorio, attraverso la formazioni di team multidisciplinari, appare ancora più ragionevole se viene letta alla luce dei risultati del progetto “Valore”, che suggeriscono l’insufficienza dell’associazionismo di per sé ad affrontare l’attuale epidemia di malattie croniche.
La terza riguarda il tempestivo recepimento nel recente Accordo integrativo regionale di quanto previsto dal primo articolo (riordino dell'assistenza territoriale) della legge nazionale n. 189 del 2012 (Legge Balduzzi), con particolare riferimento alla sistematica attivazione delle cosiddette Aggregazioni Funzionali Territoriali (forme organizzative mono-professionali della medicina generale). L’obiettivo è quello di porre le condizioni per riuscire ad estendere a tutti i medici di medicina generale la sanità d'iniziativa e l’applicazione di strumenti di governance clinica quali l’audit ed il budget, inteso – citando il testo dell’Accordo – “come la definizione degli obiettivi assistenziali e delle risorse necessarie al loro raggiungimento", così da rendere più probabile il raggiungimento degli obiettivi condivisi. Anche questa scelta, letta alla luce dei risultati del progetto “Valore”, appare del tutto ragionevole.
L'ultima riguarda gli obiettivi in ambito di riorganizzazione del sistema sanitario territoriale, con particolare riguardo allo sviluppo delle Case della salute e delle Cure intermedie. Si tratta in entrambi i casi di “contenitori” che possono essere riempiti con contenuti potenzialmente in grado di portare un valore aggiunto nella gestione territoriale delle condizioni croniche: nel primo caso investendo nelle relazioni funzionali tra più professionisti "della porta accanto", e nel secondo caso nell’appropriatezza organizzativa di un setting assistenziale intermedio tra l'ospedale per acuti ed il domicilio del paziente. I risultati del progetto “Valore” sottolineano l'importanza di definire obiettivi il più possibile precisi e di misurarne fin dall'inizio il grado di raggiungimento.
Editoriale dell'Agenzia regionale di sanità della Toscana