“Continuare ad iscrivere numeri di studenti ormai inaccettabilmente alti ai Corsi di Studio in Psicologia può avere gravi conseguenze negative sulla capacità dei dipartimenti universitari di mantenere standard didattici adeguati a formare e favorire le possibilità occupazionali di professionisti competenti e responsabili, nonché a integrare le attività di didattica, ricerca e tirocinio nelle aule e nelle sedi professionali". Lo affermano in una nota congiunta il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, l’Associazione Italiana di Psicologia, la Conferenza dei Presidi delle Facoltà di Psicologia, la Consulta dei Direttori dei Dipartimenti di Psicologia.
I principali organi di rappresentanza accademica, scientifica e professionale della psicologia italiana, sottolineano inoltre che “è assolutamente indispensabile intervenire per salvaguardare la qualità della formazione in psicologia e la sostenibilità dei corsi di studio, essendo ben consapevoli delle responsabilità che gli psicologi assumono nella tutela della salute e della sicurezza dei cittadini. Così come tutte le professioni che operano nel campo della salute, anche quella di psicologo, richiede un'adeguata formazione professionalizzante, che può essere acquisita tramite la partecipazione a specifiche attività pratiche guidate, da svolgersi nelle strutture assistenziali, formative e produttive del territorio”.
“L’elevata numerosità delle classi, così come stabilita dal recente D.M. n. 47 su “Autovalutazione, Valutazione periodica e Accreditamento” - prosegue la nota- ostacola la transizione tra formazione e lavoro e pregiudica la qualità delle competenze professionali”.
“Per questi motivi – conclude - i principali organi di rappresentanza accademica, scientifica e professionale degli psicologi, sollecitano un incontro con il Ministro dell'Istruzione, Università e ricerca per individuare una numerosità di immatricolati più consona ad assicurare i necessari obiettivi didattici e formativi e affrontare gli impegni onerosi richiesti dal nuovo sistema di valutazione anche in materia di occupabilità dei laureati”.