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QS Edizioni - giovedì 28 novembre 2024

Lavoro e Professioni

Certificati online: sondaggio, oltre il 33% dei medici fallisce l'invio

immagine 29 settembre - Al sondaggio, promosso dalla Fimmg, hanno risposto 1.922 medici. Il 33,65% ha dichiarato di “non essere in grado di trasmettere” i certificati per via telematica. I maggiori problemi si registrano Puglia, ma anche una buona quota di medici di famiglia piemontesi e toscani ammette di essere in difficoltà. Ad effettuare la procedura con più disinvoltura sono i medici della Lombardia, del Veneto e della Campania.
Oltre il 33% dei medici non e' ancora in grado di trasmettere i certificati di malattia via web. È quanto emerge da un sondaggio realizzato dalla Fimmg e al quale hanno risposto 1.922 medici (vedi allegati a fondo pagina). “Abbiamo avuto l’opportunità di toccare con mano le notevoli difficoltà ancora presenti nel sistema soprattutto per quanto riguarda gli ancora troppo lunghi tempi di attesa necessari sia per il collegamento e la trasmissione del dato che per l’accesso al call center”, spiega la Fimmg in una nota che introduce i risultati del sondaggio.
Dal sondaggio è emerso che per trasmettere i certificati di malattia online il 71,77% dei medici di famiglia deve uscire dal suo programma gestionale. Per completare la procedura servono nel 25% dei casi oltre 5 minuti e solo il 5,67% dei medici afferma di cavarsela in pochi secondi. Il 28% dei medici, peraltro, ha iniziato l’invio ma poi ha rinunciato.
L’utilizzo del call center per l’invio dei certificati è stato invece scelto solo dal 23,56% dei medici, e di questi ben il 43,42% ha rinunciato a causa dell’attesa troppo lunga. Nel 24,86% dei casi, solo per avviare la procedura sono serviti più di 5 minuti di attesa al telefono. La telefonata è durata nel 25,92% dei casi oltre 5 minuti e solo nel 26,46% dei casi è stata inferiore ai 5 minuti.
A commento dei dati, la Fimmg afferma di ritenere che la certificazione online “rappresenti un progresso in termini di qualità di servizio per i cittadini, però – conclude il sindacato - non possiamo pensare che questo possa avvenire a scapito dell’attività clinica”.



 
29 settembre 2010
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