Per maturare il diritto alla pensione i medici potranno restare in servizio sino a settanta anni. Lo ha stabilito la
sentenza numero 33 del 6 febbraio (depositata il 6 marzo) della Corte Costituzionale che ha dichiarato l'illegittimità costituzionale del combinato disposto degli articoli 15-nonies, comma 1, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 (Riordino della disciplina in materia sanitaria ), e 16, comma 1, primo periodo, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 503 (Norme per il riordinamento del sistema previdenziale ) nel testo vigente fino all'entrata in vigore dell'art. 22 della legge 4 novembre 2010, n. 183, ( che prevede il mantenimento in servizio sino a 70 anni per raggiungere il massimo contributivo ), nella parte in cui non consentiva al personale sanitario, che al raggiungimento del limite massimo di età per il collocamento a riposo non avesse ancora compiuto il numero degli anni richiesti per ottenere il minimo della pensione, di rimanere, su richiesta, in servizio fino al conseguimento di tale anzianità minima e, comunque, non oltre il settantesimo anno di età. Tale condizione è basata sulla necessità di garantire il trattamento pensionistico a coloro che non avessero potuto raggiungere la contribuzione minima per il suo conseguimento.
La questione era sorta quasi tre anni fa, quando un medico spezzino - collocato a riposo dall’azienda sanitaria – aveva rivendicato il diritto a esercitare fino al raggiungimento del trattamento pensionistico di vecchiaia, rimanendo quindi in organico sino a settanta anni. Per questo il professionista aveva effettuato un ricorso d’urgenza ex articolo 700: ed aveva ottenuto ragione, in quanto il tribunale aveva ordinato alla Asl 5 la riammissione al lavoro, secondo il contratto stipulato nel 2009. L’Asl aveva presentato ricorso, ottenendo la revoca del pronunciamento precedente. Lo scorso autunno, il medico era ripartito all’attacco, con una causa. Poco dopo però il governo Monti aveva approvato la modifica della normativa sull’età pensionabile dei pubblici dipendenti. Il medico nel febbraio 2011 aveva quindi ripreso a lavorare, ma la questione restava irrisolta e la causa andava avanti. Una nuova sentenza diede ragione al medico, ma l’azienda sanitaria fece ricorso alla Corte d’Appello di Genova. I magistrati genovesi sospesero il giudizio per poi rimettere gli atti alla Corte Costituzionale. Sino all’ultima e decisiva sentenza.