“La proposta di remunerazione della dispensazione dei farmaci a carico del Ssn avanzata dal ministero della Salute costituisce un passo indietro rispetto allo schema che era stato messo a punto con il coordinamento dell’Aifa e al dettato normativo che prevedeva una ‘ridotta’ percentuale sul prezzo al pubblico”. Questo il giudizio complessivo della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani (Fofi) sulla controproposta presentata nei giorni scorsi dal ministero della Salute per riprendere il confronto sul sistema di remunerazione dopo lo stop imposto dal ministero della Salute e da quello dell’Economia all’accordo siglato il 16 ottobre 2012 tra l’Aifa e le organizzazioni di categoria.
“La formula individuata dal Ministero - spiega il presidente della Fofi, Andrea Mandelli - da una parte modifica solo parzialmente lo schema attuale, visto che sui farmaci di prezzo inferiore ai 50 euro la remunerazione resta in gran parte ancorata al prezzo di vendita che, come ormai nessuno può negare, scende di anno in anno. Dall’altra parte, per i farmaci di prezzo superiore a 50 euro, che sono l’oggetto principale delle forme di distribuzione alternative alla farmacia di comunità, il sommarsi di una quota fissa più alta e di un margine del 10% non favorisce certo una maggiore distribuzione nelle farmacie di comunità dei medicinali innovativi”.
A questo si aggiunge, secondo la Federazione, “il grave pericolo in cui viene messa la rete delle farmacie rurali sussidiate”. “La maggiorazione di 0,10 euro individuata dal Ministero - prosegue il presidente - non può in alcun modo salvare le farmacie dei piccoli e piccolissimi centri dalla chiusura nel momento in cui il valore delle ricette diminuisce costantemente. E’ strano che un Governo dimissionario voglia chiudere la sua esperienza con la cancellazione di quelli che, spesso, sono gli unici presidi sanitari su cui possono contare moltissime comunità, proprio dopo aver fatto dell’aumento del numero delle farmacie la propria bandiera”.
Infine, per Mandelli “l’adozione di uno schema così concepito, più conservativo rispetto a quello messo a punto con Aifa, sembra una premessa al non voler mutare l’attuale assetto del servizio farmaceutico, mentre abbiamo sempre sostenuto – conclude il presidente Fofi - che la riforma della remunerazione doveva andare a supporto anche dei servizi che devono accompagnare la dispensazione del medicinale prescritto (dalle attività di supporto all’aderenza alla terapia all’attuazione delle campagne di prevenzione ed educazione sanitaria) e di altri servizi non specificamente collegati al farmaco”.