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QS Edizioni - sabato 17 agosto 2024

Lavoro e Professioni

Verso le elezioni. Intervista a Annarosa Racca (Federfarma): “Basta liberalizzazioni”

immagine 11 gennaio - Per la presidente di Federfarma nuove misure di liberalizzazione “porterebbero a un’ulteriore avanzata degli esercizi commerciali e delle Gdo e condurrebbero alla totale disgregazione del servizio farmaceutico territoriale e alla definitiva connotazione consumistica del farmaco".
Il 2012, per Federfarma, è stato un anno in trincea. Numerosi, infatti, gli interventi del Governo Monti che hanno trovato l’opposizione delle farmacie, con la proclamazione di uno stato di agitazione che è pressoché durato tutto l’anno. Anche per la bocciatura da parte del ministero della Salute e del ministero dell’Economia del nuovo sistema di remunerazione, che avrebbe invece dovuto rappresentare una boccata di ossigeno.
Al nuovo Governo la presidente di Federfarma, Annarosa Racca, chiede di dare stabilità normativa ed economica alle farmacie. Di portare a termine l’accordo per la nuova remunerazione e di avviare le trattative per la nuova convenzione. Ma soprattutto, di fermare le liberalizzazioni, a cominciare dall'uscita dei farmaci di Fascia C dalle farmacie, e di fermare l’avanzata degli esercizi commerciali e delle Gdo, che “condurrebbe alla totale disgregazione del servizio farmaceutico territoriale e alla definitiva connotazione consumistica del farmaco”. A tutto svantaggio non solo delle farmacie ma anche dei cittadini e del Paese.

Presidente Racca, nel corso del 2012 Federfarma ha manifestato più volte la propria contrarietà sugli interventi del Governo per le farmacie. Alla fine di un anno, qual è il suo bilancio sull’operato di Monti e dei suoi tecnici?
Non possiamo che confermare le nostre critiche sugli interventi riguardanti le farmacie, anzitutto in quanto bersaglio di una serie di manovre assolutamente non coordinate tra loro per deregolamentare il settore. Il risultato è che così facendo è stata messa a rischio la sostenibilità delle farmacie e con essa l’assistenza del servizio farmaceutico prestata ai cittadini.
Peraltro, nel 2012 è stato lanciato l’allarme, ma le vere conseguenze delle scelte di Monti si abbatteranno sul sistema nel corso del prossimo anno. Se è infatti vero che il delisting dei farmaci di fascia C è iniziato con il Decreto Salva Italia, sul finire del 2011, è altrettanto vero che la lista di medicinali che possono essere venduti anche fuori dalle farmacie è in periodico aggiornamento e dunque le farmacie sono destinate a perdere progressivamente un numero sempre più alto di prodotti medicinali venduti in esclusiva nei nostri esercizi. Questo con tutto quel che comporta, sia in termini di sicurezza dei cittadini, ma anche in termini di perdita economica per la farmacia. Che, ricordiamo, è sì un presidio sanitario del sistema sanitario, ma è anche un’impresa privata. Certamente il primo aspetto deve sempre prevalere sul secondo, perché la missione e il valore fondante della professione di farmacista è l’assistenza. Ma se le farmacie non sono in grado di sostenersi economicamente, è evidente che questo avrà anche ripercussioni sulle possibilità di assistenza ai cittadini.
Le medesime preoccupazioni sorgono con gli altri interventi contenuti nei diversi decreti governativi, dalla liberalizzazione degli orari agli sconti, dall’aumento di trattenuta dei margini a carico dei farmacisti al concorso straordinazione che porterà all’apertura di 4 mila nuove farmacie. Indubbiamente quest’ultima è un’opportunità importante per tanti farmacisti, ma non possiamo sottovalutare gli effetti che avrà sulle farmacie già esistenti, considerato che quello dei farmaci è un mercato che non cresce ma anzi, in termini di spesa farmaceutica territoriale registra un trend in continua diminuzione. Non c’è dubbio che l’aumento del numero di farmacie porterà a un’ulteriore contrazione dei volumi venduti da ogni singolo esercizio e quindi dei fatturati. Questo in un contesto già di crisi. Il rischio è costringere alcune farmacie alla chiusura.

L’obiettivo della Spending Review era quello di ottimizzare i servizi e colpire gli sprechi. Secondo molti, però, si è tradotto in puri, nuovi tagli. È d’accordo?
Direi proprio di sì. Più che tagliare dove fosse giusto tagliare, il Governo Monti sembra avere tagliato dove era più facile tagliare, come dimostrano gli interventi per ridurre la spesa farmaceutica nonostante il trend sia già in diminuzione e segni un 10% in meno rispetto a un anno prima.
Insomma, non credo si possa dire che sia stato raggiunto l’obiettivo di eliminare gli sprechi, mi sembra piuttosto che ci si sia limitati a ridurre le risorse alla sanità.

Le farmacie sono a diretto contatto con i cittadini, quelli più malati e quello meno malati. Che sentimenti percepite rispetto alla salute?
I cittadini sono preoccupati, c’è timore per il futuro ma il disagio economico è una realtà già per molti. Di conseguenza, c’è sempre minore attenzione alla cura di se stessi, perché si cerca di risparmiare su tutto, anche sulla propria salute. Il tentativo di ridurre le spese è evidente anche negli acquisti in farmacia. Proprio per questo, però, il nostro ruolo diventa ancora più importante, sia come primo presidio di salute della popolazione più fragile, sia per intercettare le situazioni più difficili che necessitano di un immediato intervento.

Per far questo, però, bisogna investire sulla farmacia?
Mi auguro che il prossimo Governo abbia davvero una visione della farmacia quale risorsa indispensabile per i cittadini, realizzando le condizioni che permettano al farmacista di essere indipendente dalle logiche prettamente commerciali valorizzando, piuttosto, la missione assistenziale della professione.

Uno dei passaggi positivi dello scorso anno sembra essere rappresentato dall’accordo sul nuovo sistema di remunerazione, però poi bocciato dal ministero della Salute e dal ministero dell’Economia…
Fu proprio durante i lavori per la Spending Review che il Parlamento si rese finalmente conto delle difficoltà delle farmacie, prevedendo che si arrivasse a un accordo per una nuova remunerazione della filiera di dispensazione del farmaco. Come è noto, quell’accordo è stato raggiunto il 16 ottobre 2012 all’Aifa, ma poi bloccato dal ministero della Salute e dal ministero dell’Economia nonostante rispondesse a tutti i requisiti previsti dalla legge e fosse davvero importante per la sostenibilità delle farmacie.
Questo nuovo sistema sarebbe dovuto entrare in vigore il 1° gennaio 2013 ma la legge di Stabilità ne ha prorogato l’entrata in vigore al prossimo giugno. Speriamo quindi che questi mesi possano servire a risolvere tutti i problemi e a portare a termine l’iter di un accordo di cui continuiamo a difendere la validità perché, ribadisco, l’accordo del 16 ottobre rispondeva a tutti i requisiti richiesti dalla legge, rispondeva ai bisogni delle farmacie e non faceva altro che adeguare la realtà italiana a quella degli altri Paesi europei, dove già da tempo la remunerazione della farmacia prevede una quota fissa e una quota percentuale.
Ci auguriamo di arrivare presto a una soluzione che sia basata su una visione della farmacia quale protagonista del Ssn e porti in farmacia anche quei farmaci, come gli innovativi, che oggi sono dispensati attraverso altri canali. Un sistema più conveniente per le farmacie, ma anche per i cittadini e per lo Stato, perché numerosi studi dimostrano come la dispensazione di questi farmaci attraverso le farmacie territoriali possa produrre importanti risparmi.

Con le imminenti elezioni, potrebbero cambiare i vostri interlocutori e potreste quindi trovare minore contrapposizione all’accordo del 16 ottobre?
Non è detto. Il Governo tecnico potrebbe anche decidere di portare a termine questo lavoro in questo ultimo periodo di Legislatura.

Il nuovo sistema di remunerazione è dunque uno degli auspici di Federfarma per il 2013. Altri?
Il rinnovo della convenzione per creare nuove opportunità di lavoro e dare reale attuazione della farmacia dei servizi. Soprattutto, vorrei che fosse garantito all’intero settore farmaceutico un periodo di stabilità, sia dal punto di vista normativo che economico, così che i farmacisti sia data l’opportunità di programmare gli investimenti e la propria attività per migliorare ulteriormente i servizi e la qualità dell’assistenza prestata ai cittadini.

Quali sono, invece, i timori?
Il timore più grande è quello di nuove misure di liberalizzazione, come quella dei farmaci di fascia C. Questo porterebbe a un’ulteriore avanzata degli esercizi commerciali e delle Gdo, condurrebbe alla totale disgregazione del servizio farmaceutico territoriale e alla definitiva connotazione consumistica del farmaco. Cosa che vogliamo assolutamente evitare.

 
11 gennaio 2013
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