Lavoro e Professioni
Assistenza ai detenuti. “Io curo la persona, non il reato”. Convegno sull'essere infermieri in carcere
Si è tenuta mercoledì 27 novembre 2024 una giornata di formazione, di confronto e di studio ospitata dalla casa di reclusione di Bollate, in provincia di Milano, e organizzata dall’OPI di Milano, Lodi e Monza e Brianza. Il convegno Salute e cura in carcere: le sfide dell’Assistenza Infermieristica ha affrontato due grandi temi come il rapporto con i pazienti e il rapporto con il mondo del carcere e tutte le sue componenti. La giornata è stata aperta da Pasqualino D’Aloia, presidente del OPI Milano, Lodi, Monza e Brianza, insieme ad Anastasia Capone, consigliera OPI e responsabile commissione carceri e salute mentale che segue per competenza territoriale la struttura di Bollate. D’Aloia ha sottolineato come gli infermieri – un migliaio in tutte le strutture penitenziarie italiane – si debbano muovere in una situazione di assenza totale di libertà, come siano anch’essi invisibili e come debbano quotidianamente affrontare maggiori difficoltà operative e organizzative.
La presidente Barbara Mangiacavalli ha portato il saluto di FNOPI e ha ricordato a tutti come sia fondamentale, soprattutto in situazioni estreme di vissuto come quelle dei pazienti reclusi, trovare nel Codice Deontologico le indicazioni per perseguire il lavoro di cura e assistenza. “Io credo che la straordinarietà dei colleghi che operano in questi contesti sia questa. È già difficile in un ospedale, in una casa di comunità o in altre strutture affrontare i cittadini – a volte maleducati o violenti – ma qui abbiamo davanti un destinatario dell’assistenza infermieristica che ha una storia macchiata da problemi importanti ed è una storia che noi dobbiamo sempre leggere attraverso il filtro del Codice Deontologico”.
Giorgio Leggieri, direttore della casa di reclusione di Bollate, ha salutato i numerosi partecipanti sottolineando come il convegno sia il primo sul tema tenuto all’interno del carcere. “Ospitare qui a Bollate questo evento è la miglior occasione per discutere delle situazioni critiche in un contesto complesso come quello di una casa di reclusione. È un momento prezioso di riflessione condivisa. È facile raccontare che bisogna lavorare in equipe ma farlo poi nella quotidianità del nostro mondo, non è facile. Sentire la persona che hai davanti e gestire la situazione è la sfida che sia gli operatori sanitari sia tutti coloro che operano all’interno della struttura devono affrontare ogni giorno. Grazie per aver unito qui a Bollate la loro esperienza e la capacità di leggere la situazione e grazie ai tanti presenti che hanno contribuito a risolvere qui situazioni critiche».
È intervenuto nella mattina anche Pierpaolo Pateri, componente del Comitato Centrale FNOPI, per condividere le azioni che la Federazione desidera mettere in campo per sostenere su tutto il territorio italiano gli infermieri che operano in queste strutture, alla luce dei risultati della survey condotta da Anastasia Capone e somministrata a 107 infermieri e infermiere che operano oggi all’interno di strutture penitenziare, presentata per l’occasione. FNOPI ha già attivato un gruppo di lavoro sull’Area Infermieristica extra SSN che ha come obiettivi approfondire tematiche peculiari dell’assistenza infermieristica all’interno delle comunità confinate, individuare criticità e fornire elementi utili agli organi nazionali. Lo scopo è formulare proposte operative ma anche promuovere un confronto continuo tra operatori con il coinvolgimento degli OPI per diffondere le buone pratiche e studiare possibili soluzioni alle criticità che persistono.
Hanno partecipato inoltre alla giornata di studi Mirca Borghi e Attilio Negri con un approfondimento sulle sostanze stupefacenti e i servizi di dipendenza territoriale. Roberto Bezzi, responsabile dell’Area educativa della casa di reclusione di Bollate, ha parlato del carcere come luogo di transizione. Mentre Anna Rosa Valentino, Silvia Landra, Roberto Ranieri sono intervenuti in una sessione dedicata alla gestione delle malattie infettive ed emergenze psichiatriche. L’evento si è chiuso con una tavola rotonda – con Bezzi, D’Aloia e Pateri – partecipata, in cui era presente anche il presidente dell’OPI di Palermo Antonino Amato che ha condiviso la complicata situazione delle carceri cittadine. Ci si è chiesti come esportare il modello lombardo e con quali costi, ricordando come la situazione degli agenti di custodia sia critica – si parla di 20.000 unità mancanti in tutta Italia – e come sia importante che il territorio dove sorge la struttura sia sensibile e pronto a sostenere anche realtà di confino. Bollate, per esempio, non ha solo la struttura e gli spazi ma ogni anno impegna oltre 400 volontari, oltre università e aziende, e ha costruito in questi 24 anni un’importante rete di relazione con il mondo oltre le sbarre.