Passare dall’attuale modello di remunerazione delle prestazioni di laboratorio in Italia “a prestazione” a un modello fondato sul concetto di “quesito diagnostico”. È la proposta che arriva da
Vincenzo D’Anna, presidente della Fnob, la Federazione Nazionale degli Ordini dei Biologi, messa nero su bianco in una lettera indirizzata al ministero della Salute, alle Regioni e agli Ordini delle professioni sanitarie.
Per D’Anna, in questo nuovo modello, il medico prescrittore definirebbe un quesito diagnostico “generale”, all'interno del quale sarebbe delineato l'insieme degli esami di laboratorio ritenuti necessari per rispondere ad una domanda clinica ben precisa. Il legislatore dovrebbe di conseguenza individuare una tariffa globale, definita però come valore della risposta al singolo quesito diagnostico.
Un sistema che per il presidente della Fnob porterebbe vantiaggi su ogni fronte e, in particolare: “Migliore focalizzazione clinica, con la remunerazione basata sul “quesito diagnostico”, i medici sarebbero incentivati a prescrivere test connessi a specifiche domande cliniche, migliorando, in tal modo, la qualità del percorso diagnostico; incentivi alla completezza diagnostica, un unico importo per ogni quesito potrebbe anche ridurre i costi amministrativi ed incentivare un percorso diagnostico che risponda pienamente alla domanda clinica del paziente; sostenibilità economica, definire tariffe specifiche per rispondere a quesiti diagnostici piuttosto che remunerare ogni singolo test, potrebbe infine risultare più sostenibile, riducendo il numero di esami superflui”.