“Una protesta inderogabile e sicuramente non più silenziosa sarà quella che vedrà i camici bianchi Inail scendere in piazza, in difesa dei loro più elementari diritti, a fronte dei crescenti oneri richiesti per continuare a garantire le prestazioni ai milioni di cittadini che passano per i loro ambulatori”. Così la segreteria nazionale dell’Anmi, l’Associazione Nazionale Medici Inail, annuncia la propria adesione allo sciopero della sanità proclamato per il 20 novembre prossimo.
Punto nodale della protesta, “la persistente mancanza di equiparazione con i colleghi del SSN sotto il profilo contrattuale e normativo, che, in tempi di crisi generalizzata della Sanità pubblica, genera una costante emorragia di specialisti qualificati, formati, esperti e di giovani neospecializzati verso altre amministrazioni o strutture private. Un’erosione di organico che mette l’Istituto nella concreta impossibilità di presidiare molti territori. Il primo a rimetterci, come sempre, è il cittadino: in questo caso il lavoratore infortunato o ammalato per lavoro, che non trova la giusta e tempestiva tutela. È una situazione ai limiti dell’irrecuperabilità, per colpa di scelte politiche e manageriali scellerate, reiterate nel tempo”, spiega l’Anmi in una nota.
Dopo anni di proteste “inascoltate a tutti i livelli”, i medici Inail, rappresentati dalla loro associazione professionale, l’ANMI, “insieme ai colleghi di INPS, Ministero della salute e AIFA che vivono le stesse, croniche difficoltà”, scenderanno in piazza il 20 novembre prossimo a Roma, aderendo alla giornata di sciopero proclamata dalle altre principali sigle sindacali dei medici italiani. Il punto di raccolta è fissato alle ore 10, in piazza Castellani a Roma, davanti alla Sede centrale del Ministero della Salute.
“La protesta, che vedrà arrivare a Roma medici da ogni regione italiana, sarà accompagnata da una campagna di sensibilizzazione all’interno delle sedi Inail volta a informare i cittadini sulla reale difficoltà della gestione sanitaria, in un momento storico in cui il mondo del lavoro, e la sua sicurezza, rivestono il principio fondamentale della carta costituzionale a tutela dei cittadini e degli operatori”, conclude l’Anmi.