“Le risorse messe a disposizione attraverso il documento Programmatico di Bilancio elaborato dal Governo sono insufficienti per dare una risposta concreta alle richieste che abbiamo avanzato, assieme ai medici ed alle altre professionalità sanitarie. Sotto il profilo organizzativo, nella bozza di CCNL in discussione in ARAN, prime timide aperture a modifiche, ma certo sono ben cosa rispetto alle nostre legittime richieste”. A dirlo, in una nota,
Antonio De Palma, presidente del Nursing Up, Sindacato Nazionale Infermieri, che annuncia la decisione, di concerto con i sindacati ANAAO e CIMO, partner di area medica, di proclamare una giornata di sciopero in coincidenza con la data del 20 novembre 2024, “giorno della manifestazione che stiamo organizzando a Roma”, spiega.
Entrando nel dettaglio delle ragioni della protesta, la nota sindacale illustra come “la manovra prevede un aumento dell’indennità di specificità degli infermieri, per il 2025 di circa 7 euro netti, e dal 2026 circa 60 euro netti. Certo, viene riconosciuto il raddoppio dell’indennità di specificità da noi richiesto, ed incrementi vengono previsti anche per le altre professioni sanitarie, ma la cifra totale messa a disposizione è di 320 milioni e non 453, come da noi richiesto e quindi resterebbero escluse le ostetriche ..Peraltro si parla di risorse legate , per la maggior parte, a un contratto la cui discussione inizierà solo tra almeno due anni, e che arriveranno nelle tasche degli interessati chissà quando . Non ancora ci vengono date risposte sulla richiesta di inserimento delle professioni assistenziali tra quelle usuranti”.
In attesa anche di comprendere, se la prossima finanziaria, porterà o meno anche quella minima integrazione alle risorse del CCNL 2022/2024, “di cui parlano autorevoli rumors ministeriali”, Nursing Up richiama e sottolinea “le posizioni già espresse, e quindi la pericolosità delle proposte ARAN consegnate ai sindacati, di aumento della retribuzione fondamentale senza tener in alcun modo in considerazione le differenti tipologie di apporto ed attribuzioni del personale interessato, e dove la differenza tra un infermiere o una ostetrica dell’area professioni sanitarie ed un assistente dell’area inferiore, le cui responsabilità non sono nemmeno lontanamente comparabili tra di loro, è di soli 8 euro lordi al mese”.
Sul fronte delle trattative contrattuali, si è appena conclusa una ulteriore seduta in sede ARAN, per il rinnovo del CCNL 2024/2026. Il sindacato Nursing Up esprime “forti riserve” sulle proposte consegnate. “Nonostante alcune piccole conquiste ottenute sul piano organizzativo – spiega -, il quadro complessivo delle trattative per il rinnovo del CCNL Sanità 2022-2024 rimane critico, soprattutto sotto il profilo economico. I primi spiragli organizzativi come la maggiore flessibilità per i genitori turnisti e la riduzione del numero di turni di Pronta Disponibilità da 10 a 8 mensili, sono risultati che vanno di certo accolti con favore. Il nodo centrale delle trattative è legato alla scarsità delle risorse stanziate, considerate del tutto inadeguate per affrontare i problemi strutturali del settore”.
In particolare, Nursing Up denuncia “la proposta di aumento della retribuzione fondamentale, che non tiene conto delle differenti responsabilità e competenze tra le varie categorie di operatori sanitari. Il sindacato, ha più volte evidenziato che la differenza tra un infermiere e un assistente dell'area inferiore si ridurrebbe a soli 8 euro lordi mensili, un divario troppo esiguo rispetto alle reali differenze di carico lavorativo e responsabilità”, spiega.
Altre preoccupazioni riguardano la proposta dell'ARAN di “estendere incarichi di alta complessità anche al personale non sanitario, riducendo i requisiti di anzianità da 15 a 10 anni”. Secondo Nursing Up, “questa mossa rischia di distogliere risorse dai fondi destinati agli incarichi dei professionisti sanitari e di svalutare ulteriormente il loro ruolo all'interno del sistema”.
“La strada per il pieno riconoscimento delle professioni sanitarie – conclude De Palma - è ancora lunga. Non possiamo accontentarci di piccoli miglioramenti organizzativi quando il problema principale è la mancata valorizzazione economica e contrattuale. Serve il coraggio di differenziare le posizioni e riconoscere il vero valore delle professioni infermieristiche e sanitarie, come previsto dalla legge 43/2006”.