Duemilaottocentonovantasette, quasi otto al giorno: sono i medici aggrediti nel 2023, secondo il questionario elaborato dall’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie (Onseps), e somministrato dalla Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, per il tramite dei 106 Ordini territoriali, a tutti i 480mila iscritti.
A riferirlo,
Filippo Anelli, che della Fnomceo è il Presidente, ascoltato questo pomeriggio in audizione presso la Commissione Giustizia del Senato, nell’ambito della Conversione in Legge del Decreto antiviolenza nei confronti de professionisti sanitari.
Un decreto molto atteso dalla Professione medica, e reso urgente dall’escalation di violenze contro i professionisti della salute delle ultime settimane.
“A fare notizia sono in ogni caso solo gli episodi più gravi ed eclatanti – ha precisato Anelli - mentre rimane tutto un sommerso che rischia di non essere conosciuto”.
Sempre analizzando i dati dello stesso Osservatorio - la cui istituzione è stata fortemente perorata dalla Fnomceo sin dal 2018, per essere poi statuita per Legge nel 2020 - le segnalazioni complessive nell'anno 2023 sono state infatti oltre 16.000 sull'intero territorio nazionale (a esclusione della Sicilia) per un totale di circa 18.000 operatori coinvolti.
Anche un recente sondaggio del sindacato medico Anaao-Assomed, pubblicato nel marzo di quest’anno, dà analoghi risultati: l’81% dei responders riferisce di essere stato vittima di aggressioni fisiche o verbali. Di questi, il 23% riferisce aggressioni fisiche, il 77% verbali e ben il 75% ha assistito personalmente ad aggressioni ai colleghi. Mentre Cimo-Fesmed, sempre a marzo 2024, riporta e commenta i dati Inail: cinquanta aggressioni al giorno, trend in costante crescita degli infortuni da aggressioni rilevati da INAIL nel triennio 2020-22 (+12,9%).
Numeri elevati, che danno solo in parte la misura di un fenomeno ancora sottovalutato.
“La violenza non è mai “normale”, non è mai inevitabile – ha continuato Anelli - la sicurezza sul lavoro è diritto di tutti i lavoratori. E, nel caso degli operatori sanitari, va garantita due volte, in quanto presupposto della sicurezza delle cure”.
“La professione medica ha pagato un prezzo altissimo” ha aggiunto, ricordando i medici che sono caduti sotto i colpi dei loro aggressori:
Maria Monteduro, guardia medica uccisa la notte tra il 24 e il 25 aprile 1999 a Gagliano Del Capo, Lecce;
Roberta Zedda, guardia medica a Solarussa (Oristano), assassinata il 3 luglio 2003;
Paola Labriola, psichiatra, accoltellata a morte a Bari il 4 settembre 2013;
Eleonora Cantamessa, caduta l'8 settembre del 2013, investita intenzionalmente da un'auto mentre era intenta a soccorrere un ferito nel territorio di Chiuduno, Bergamo
; Giovanni Palumbo, medico legale accoltellato a Sanremo il 27 settembre 2018;
Giorgio Falcetto, colpito con un’accetta il 13 dicembre 2022 all’esterno del Policlinico San Donato, nell’hinterland milanese;
Barbara Capovani, psichiatra, uccisa il 23 aprile 2023 per mano di un paziente.
Positiva, dunque, la valutazione della Fnomceo sul provvedimento e le sue finalità. In particolare, Anelli ha ringraziato il Governo, i Ministri
Orazio Schillaci e
Carlo Nordio e il Sottosegretario Marcello Gemmato per aver recepito la proposta della Fnomceo di introdurre l’arresto in flagranza differita per chi aggredisce un operatore sanitario.
“Il loro impegno, insieme alla sensibilità da sempre dimostrata al problema dal Ministro Piantedosi – ha sottolineato Anelli - sono un segno dell’attenzione del Governo a questa emergenza di sanità pubblica, che sta inducendo molti colleghi a dimettersi, esasperati dal clima di estrema insicurezza in cui sono costretti a lavorare”.
L’istituto dell’arresto in flagranza differita, già adottato in contesti quali le manifestazioni sportive o i reati inerenti alla violenza domestica, permette di estendere la flagranza sino alle 48 ore dopo il fatto, ove sia disponibile adeguata documentazione derivante, ad esempio, da dispositivi di videosorveglianza. Una misura, questa, che consente di effettuare comunque l’arresto anche quando, per il contesto come può essere quello di un pronto soccorso affollato, non sia possibile farlo contestualmente all’aggressione.
Il provvedimento introduce anche multe pecuniarie fino a 10.000 euro per chi produce qualsiasi tipo di violenza e di distruzione di suppellettili o di ambienti nelle strutture sanitarie.
“Un primo passo importante – ha affermato Anelli – ma per poter consentire a questa norma di diventare realmente efficace si ritiene fondamentale che il Governo dia delle precise indicazioni alle Aziende Sanitarie e alle Regioni perché adottino sistemi di videosorveglianza, utilizzando eventualmente anche i fondi del Pnrr, e definisca una serie di iniziative operative e normative, a carattere d’urgenza, che comprendano anche procedure di controllo e regolazione degli accessi alle strutture sanitarie e sistemi a garanzia della tutela personale degli operatori”.
Il problema della sicurezza degli operatori sanitari è, in ogni caso, multifattoriale e va dunque affrontato con un approccio sistematico, che coinvolga diversi livelli: legislativo, istituzionale, culturale – verso cittadini e professionisti – organizzativo, gestionale.
Fondamentale la formazione dei professionisti, mirata al potenziamento delle loro competenze nel riconoscimento dei comportamenti a rischio e nella messa in atto di tecniche dide-escalation. Tanto che la stessa Fnomceo ha messo a disposizione degli iscritti numerosi corsi Ecm in modalità di Formazione a distanza, che hanno registrato decine di migliaia di partecipazioni. Attualmente sono disponibili due corsi Fad gratuiti e aperti a tutti i medici e odontoiatri: “La violenza verso gli operatori sanitari” e “PAD: Prevention, Attention, De-escalation”, realizzato in collaborazione con il criminologo Massimo Picozzi.
Allo stesso modo è importante la comunicazione, che è alla base di quella rivoluzione culturale più volte auspicata dalla Fnomceo. Una rivoluzione per cui il medico torni ad essere visto come attore della relazione di cura e non come bersaglio da colpire.
“Ribadiamo la necessità – ha affermato Anelli – di attuare campagne mirate di comunicazione in materia di educazione al rispetto del ruolo del professionista, che non può essere trasformato nel capro espiatorio delle carenze del sistema sanitario ma deve poter svolgere il suo lavoro con serenità, esprimendo al massimo le sue competenze”.
Dal punto di vista organizzativo, occorre agire innanzitutto sulla carenza di personale, sugli ambienti di lavoro, sui sistemi di controllo all’accesso, sulla videosorveglianza.
“I principali fattori determinanti – ha esplicitato Anelli - sono correlati alla carenza di personale e all'eccessivo tempo di attesa nell'erogazione delle prestazioni, ritenuti oggi una delle principali cause dei possibili conseguenti episodi di aggressione. Occorre intervenire sul benessere organizzativo, migliorare l'ambiente di lavoro, a partire dal comfort e della sicurezza degli spazi dedicati alle attese per pazienti e familiari. Bisogna infatti assicurare che i luoghi di attesa siano confortevoli ed idonei a minimizzare fattori stressogeni”.
“Risulta indispensabile – ha proseguito - un rafforzamento delle strutture sanitarie del territorio, implementare gli organici dei professionisti sanitari, per contenere le aggressioni ed anche il crescente fenomeno dell'abbandono del Servizio sanitario pubblico da parte dei professionisti sanitari. Occorre dare piena applicazione alla Legge 113/2020 sulla sicurezza degli operatori: le aziende devono adottare protocolli per segnalare alle autorità competenti tutti gli episodi di violenza, in modo da attivare la procedibilità d’ufficio. Occorre agire sulla sicurezza delle sedi e degli operatori. Nell’immediato appare urgente e improcrastinabile l’attivazione di sistemi di controlli di sicurezza nell’accesso alle strutture sanitarie. La collocazione di scanner e metal detector, già ordinariamente esistenti nelle sedi aeroportuali e ferroviarie, così come l’attivazione di videocamere nei luoghi di accesso alle strutture sanitarie potrebbe fungere da primo filtro e deterrente per eventuali ipotesi criminose. In coerenza si dovrebbe destinare, a tale servizio, laddove necessario ulteriore personale addetto al riconoscimento in ingresso, che potrebbe fungere anche da supporto alla Pubblica Sicurezza già presente in alcune strutture in specifici casi”.
Occorre inoltre, secondo la Fnomceo, rivedere l’organizzazione delle guardie mediche e rafforzare le misure di sicurezza nei contesti in cui operano i professionisti della salute mentale. Occorrono politiche di risk management, di formazione degli operatori, di comunicazione verso i pazienti. È necessario poi prevedere, nei contesti a rischio, la presenza di personale, opportunamente formato, specificamente deputato a gestire tensioni e conflitti tra gli operatori e i pazienti o i familiari. È, infine, imprescindibile un intervento di fondo per allentare la tensione e riportare la serenità nell’esercizio della professione.
“Sottolineiamo anche in questa sede – ha ribadito Anelli - che occorre una soluzione legislativa che porti alla depenalizzazione dell’atto medico come in quasi tutti gli altri Paesi, fermo restando il diritto dei cittadini a un giusto e rapido risarcimento. Serve la depenalizzazione dell’atto medico per garantire, oltre alla sicurezza delle cure, anche la sicurezza di chi cura. E farlo attraverso una norma che sollevi i professionisti sanitari dalla responsabilità penale in tutti quei casi di morte o lesioni, eventualmente provocate ai pazienti, diversi dalla colpa grave. L’assenza di serenità dei medici sul lavoro è un dato di fatto, causato dalla carenza di personale ma anche dalla paura di essere denunciati dai pazienti. In Italia, infatti, l’errore commesso dal medico può essere sanzionato anche penalmente come accade in pochissimi altri Paesi nel mondo”.
Politiche mirate e sistematiche, dunque, che richiedono l’investimento di risorse dedicate.
“Rimane ferma – ha concluso il Presidente Fnomceo -- la richiesta di individuare le risorse idonee per le assunzioni del personale necessario che consenta sia l’attivazione delle iniziative sopra prospettate che il sostegno di quelle politiche sanitarie finalizzate alla giusta valutazione del ruolo del professionista sanitario, all’interno del sistema Paese. Valutazione o rivalutazione del ruolo e della figura dei professionisti della salute che sono strumenti indispensabili per la scienza e per un reale progresso scientifico”.