“La sicurezza di chi esercita la professione medica e sanitaria è diventata una questione nazionale, drammaticamente attuale e rappresentativa di una grave regressione sociale e culturale del nostro Paese. In questi ultimi giorni, infatti, abbiamo assistito a una sequela infinita di aggressioni a medici e a sanitari da ultimo a quello che è accaduto nella provincia di Napoli a Melito e Mugnano dove sono stati aggrediti i medici in servizio alla Guardia Medica”. A dichiararlo, in una nota, lo Smi (Sindacato medici italiano) presente oggi con una delegazione
(Cristina Patrizi, Segretario Regionale SMI, Lazio,
Fabiola Fini Vice Segretario Nazionale SMI e Vice Presidente Vicario FVM) all’incontro convocato al ministero della Salute per individuare azioni di contrasto agli atti di violenza al personale sanitario.
“La coscienza collettiva – prosegue la nota - dovrebbe rendere consapevoli tutti i cittadini che esiste la morte e la malattia e che la medicina non è infallibile, anche se chi deve prendersi le colpe se le prenda. Gli over 65 sono passati dal 2,5% al 8 3% e i posti letto sono diminuiti da 999 per 100.000 abitanti a 272. Per non citare i servizi psichiatrici chiusi e nessun sostegno alle famiglie con disabilità. Di cosa si parla se non di queste cause alla base delle difficolta della sanità? La carenza di medici e del personale sanitario ha aggravato le condizioni di lavoro dei professionisti della salute e contemporaneamente ha generato enormi disagi ai pazienti. La repressione deve servire a bloccare le violenze ma ancora più importante riteniamo che sia necessaria una formazione/informazione rivolta ai cittadini e agli utenti che riproponga la cultura del limite”.
Per lo Smi, per invertire la rotta in sanità è “indispensabile un forte rilancio della medicina del territorio e la piena valorizzazione della medicina generale, nonché di quella ospedaliera, garantendo la capillarità dei servizi su tutto il territorio nazionale. La questione sicurezza sui luoghi di lavoro, inoltre, deve diventare uno dei parametri che concorrono al raggiungimento degli obbiettivi dei Direttori Generali di ASL e degli ospedali”.