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QS Edizioni - venerdì 2 agosto 2024

Lavoro e Professioni

Bronchiolite. Sipps: “Lascia il segno, come il Covid. Prevenire è un dovere, a ottobre anticorpi monoclonali a tutti i neonati”   

immagine 29 luglio - Tipica dei primi mesi di vita, la bronchiolite può causare complicazioni anche a distanza di tempo. Nei primi mesi del 2024 circa 80mila bambini hanno richiesto assistenza ambulatoriale, 16mila sono stati ricoverati e 16 sono stati i decessi. Non esiste una terapia risolutiva, ma “grazie ad una sola iniezione l'anno di anticorpi monoclonari, con costi accettabili, possiamo fare una prevenzione efficacissima”, spiega il presidente della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale, Giuseppe Di Mauro, che sollecita le Regioni ad organizzarsi.
Contro la bronchiolite non esiste una terapia risolutiva. “Oltre a controllare l'idratazione, dare ossigeno al bambino, ci sono poche cose che si possono fare. Gli antibiotici non vanno somministrati, nessun antibiotico al mondo può ammazzare o colpire un virus”. Ma il Virus Respiratorio Sincinziale (RSV), “lascia il segno”, causare complicazioni anche a distanza di tempo, per questo “prevenire è un dovere”. A dirlo è Giuseppe Di Mauro, presidente della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps), che in vista della prossima stagione a rischio, torna a sensibilizzare famiglie e istituzioni su questo virus che può causare bronchioliti e polmoniti nel breve termine, wheezing e infiammazioni croniche nel lungo termine.

Il Virus Respiratorio Sincinziale (RSV), spiega l‘esperto, è “un virus abbastanza recente, caratterizzato da un'attività interstiziale che agisce proprio come il Covid” e proprio come il Covid, “una volta entrato in contatto con un bambino - che in genere è un lattante - può causare delle complicazioni anche a distanza di tempo dall'episodio acuto, proprio come accade con tutti gli esiti post-Covid”.

La bronchiolite è tipica dei primi mesi di vita, ma può essere contratta nei primi due anni di vita del bambino. “Il 60% dei lattanti è a rischio contagio. Se prendiamo come riferimento il 2024, su 400mila nati circa 80mila bambini hanno richiesto assistenza medica ambulatoriale, circa 16mila sono stati ricoverati e 16 sono stati i decessi solo nei primi sei mesi di quest'anno. Non sono pochi casi per una infezione virale, in un solo anno, è un rischio che non possiamo accettare”, sottolinea l’esperto. Come già detto, non esiste una terapia risolutiva. Quello che si può fare è cercare di impedire al virus di entrare in contatto con i nostri lattanti.

Fortunatamente esiste una prevenzione che agisce come un vaccino. “Da oltre sei anni vengono condotti studi e ricerche sugli anticorpi monoclonali - chiarisce Di Mauro - che sono uno strumento di prevenzione primaria. I pediatri di famiglia sono impegnati nell'informare i genitori che i loro figli vivono in una Regione che dà l'opportunità di proteggerli dall'RSV. Adesso abbiamo gli anticorpi monoclonali a lunga durata d'azione: grazie ad una sola iniezione l'anno, con costi accettabili, possiamo fare una prevenzione efficacissima che permette ai piccoli di non contrarre la malattia”.

Per Di Mauro, quindi, “tutti i nati del 2024 dovranno essere "vaccinati" il prossimo ottobre”. E “sarebbe utile offrire questa somministrazione anche alle donne in gravidanza per coprire il neonato nei primi mesi di vita, quando non ha ancora ricevuto questa protezione, come si fa per la pertosse".

Le Regioni si stanno attrezzando per la somministrazione di questi anticorpi monoclonali ma la situazione, spiega il presidente della Sipps, è ancora a macchia di leopardo: "Da meno di un anno solo la Valle d'Aosta è riuscita a fare prevenzione nel 2023 (e lo ripeterà anche nella prossima stagione), ad ottobre 2024 ci riusciranno altre Regioni tra cui Veneto, Trento, Bolzano, Lombardia, Toscana, Sicilia e Campania, augurandomi che tutte le altre Regioni mancanti inizino la campagna di immunizzazione. Da presidente della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale, da pediatra di famiglia, da padre e da nonno, non vorrei che si determinasse una grande disuguaglianza in Italia nell'offrire quest'opportunità di prevenzione primaria, che non è un lusso. Si tratta di sicurezza del lattantino e della sua famiglia. La prevenzione è la migliore arma che abbiamo a disposizione per proteggere i nostri bambini da questo virus così pericoloso".

Da qui l'appello di Di Mauro alle Regioni: "Evitiamo differenze e operiamo tutti insieme in un'ottica di prevenzione primaria. Prevenire è un dovere".

Oltre a tutti gli interventi medici di prevenzione, il presidente della Sipps ricorda che c’è un altro importante strumento di protezione: “L'allattamento al seno è un'arma fortissima di prevenzione primaria dalle infezioni respiratorie, gastrointestinali e dal sovrappeso”, fa sapere il pediatra. In più, in estate, "mare, sole e aria aperta sono ottimi alleati-mentre in inverno bisogna lavare spesso le mani e usare le mascherine, soprattutto con i neonati e i nati pretermine".

Le stagioni in cui è più facile contrarre l'RSV sono autunno, inverno e primavera. “In questi periodi proliferano sia i virus gastrointestinali che respiratori. Bisogna fare attenzione”, precisa il pediatra.

Come si riconosce l'RSV e quando un genitore deve preoccuparsi? "Esistono dei test rapidi che si possono fare per individuare il Virus Respiratorio Sincinziale – spiega Di Mauro -, ma è di fondamentale importanza la diagnosi clinica. Finché il bambino/lattante riesce ad alimentarsi e ad interagire bene con i genitori questi, sempre in contatto con il loro pediatra di famiglia, potranno tenere sotto controllo l'evoluzione delle condizioni di salute del figlio. Se invece l'equilibrio del piccolo salta e le sue condizioni di salute si aggravano, anche a distanza di poche ore dalla visita dal pediatra, allora è meglio ricorrere a un ricovero. Ricordo che, con qualunque infezione, nei lattantini le condizioni cliniche possono peggiorare rapidamente", sottolinea il presidente della Sipps.
29 luglio 2024
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