Ricondurre ad un algoritmo, ovvero ad una asettica elaborazione matematica il calcolo del fabbisogno di personale nelle strutture sanitarie, offre non pochi spunti di riflessione che, ad oggi, sono stati oggetto di un attento confronto tra Agenas, Anaao Assomed e Federazione Cimo-Fesmed.
L’obiettivo principale, dichiarato dall’Agenzia Nazionale per i servizi sanitari regionali, è quello di definire uno standard di personale che costringa il MEF ad abolire o rivedere quel tetto di spesa sul costo del personale che risale al 2004 e che è stata la vera causa, insieme al taglio di 40.000 posti letto e di migliaia di unità complesse e semplici, dell’evidente declino del nostro SSN pubblico.
Come professionisti riteniamo che la sperimentazione di Agenas debba avere, quale obiettivo principale, la definizione della giusta dotazione di medici e infermieri nei reparti, servizi e ambulatori del SSN, ed è proprio per questa motivazione che la sperimentazione necessita di una attenta definizione degli input, ovvero dei dati da selezionare, per evitare pesanti condizionamenti sugli output, che, a valle, esprimeranno il fabbisogno di personale.
Ad oggi, lo abbiamo fatto presente ad Agenas con atti documentali, riesce difficile comprendere la differenza tra il calcolo del fabbisogno infermieristico e medico. Due metodologie differenti, la prima semplice, trasparente, lineare e condivisibile, basata sul rapporto tra infermiere e numero di pazienti; la seconda discutibile perché basata su un sistema di pagamento prospettico, il DRG, che non misura la complessità clinica, ma l’assorbimento di risorse economiche in gran parte legate a tecnologie e a beni sanitari. È un sistema che risulta avulso dalla complessità clinica, e, quindi, dal vero impegno professionale che, a sua volta, si tramuta in carico di lavoro effettivo.
E certamente non aiuta lo stretto rapporto tra modello sperimentale e DM 70/15, atteso che negli ultimi 10 anni c’è stata una contrazione di oltre 2,5 milioni di ricoveri, ragion per cui una componente importante dell’algoritmo, il peso relativo (numeratore) risulta palesemente ridotto rispetto al tempo pieno equivalente – FTE (denominatore) che, viceversa, è aumentato.
In sostanza un algoritmo che, considerato il trend in riduzione dei ricoveri ospedalieri, determina un calcolo al ribasso del fabbisogno di personale pregiudicando ogni forma di rilancio dell’offerta.
Nel frattempo, abbiamo segnalato, e auspichiamo sia stato accolto, un evidente errore nel calcolo del debito orario di ciascun medico al netto delle attività non assistenziali (abbiamo dimostrato la perdita di oltre 9.000 medici nel calcolo del fabbisogno), ma ci auguriamo anche che siano state prese in considerazioni tutte quelle attività burocratiche che limitano fortemente l’assistenza diretta ai pazienti.
Ci preme, infine, segnalare che la sperimentazione non tiene conto dei profondi mutamenti nella organizzazione del lavoro derivanti dal CCNL 19-21 in tema di orario di lavoro e servizio fuori sede. Con un algoritmo sottostimato, l’eventuale maggior carico di lavoro dei medici porterà a incremento delle ore aggiuntive riconosciute esigibili attraverso il riposo compensativo o le prestazioni aggiuntive con costi potrebbero essere addirittura superiori rispetto all’assunzione stabile di personale.
Ad Agenas riconosciamo il merito di un lavoro indispensabile per definire quegli standard necessari a ‘sdoganare’ il tetto di spesa sul personale, ma ad Agenas spetta la grande responsabilità di elaborare un algoritmo che dia rilancio al SSN pubblico e soprattutto sicurezza alle cure, attraverso la definizione del numero appropriato di professionisti.
Con Agenas, vorremo festeggiare la fine di un ventennio che potremmo definire quello del ‘proibizionismo sanitario’ ma temiamo che, se non verranno apportati gli interventi correttivi da noi segnalati, potremmo invece dover celebrare la definitiva implosione del SSN.
Pierino Di Silverio, Segretario Nazionale Anaao AssomedGuido Quici, Presidente Federazione Cimo-Fesmed