toggle menu
QS Edizioni - venerdì 22 novembre 2024

Lavoro e Professioni

Giornata nazionale Tecnici sanitari di laboratorio biomedico. Stanziale (Tslb): “Allargamento perimetro professione nell’area dirigenziale e mondo accademico sarà strategico”

di Saverio Stanziale
immagine 22 dicembre - Permetterà di governare le diverse traiettorie di sviluppo e di gestione del dominio esclusivo dei saperi del Tslb. Per quanto concerne il mondo accademico la nostra professione soffre più delle altre; infatti, ad oggi, i Tslb non hanno nessun professionista docente del settore scientifico disciplinare dello specifico professionale. La coesistenza nella stessa professione di molteplici settori ha portato ad una frammentazione dei saperi che a fatto in modo di creare delle micro-specializzazioni sul campo

Negli ultimi decenni, il progresso della scienza medica e l’espandersi delle conoscenze fisiopatologiche e l’incessante sviluppo tecnologico (nuovi strumenti diagnostici e terapeutici) ha determinato l’emergere continuo di nuove figure professionali sanitarie e la tendenza alla loro iper-specializzazione.

Nell’immaginario scientifico, la sfida più stimolante per una comunità professionale è di avere una visione innovatrice della professione dove è necessario conoscere ed interpretare le trasformazioni strutturali del nuovo scenario, in quanto l’ambiente di riferimento rappresenta il terreno di gioco per lo sviluppo della professione del Tecnici sanitari di laboratorio biomedico (TSLB) e il suo posizionamento.

Per ripensare e definire l’orizzonte professionale occorre, da un lato analizzare la strada percorsa, dall’altra approfondire le opportunità di potenziamento dei confini interni, idealizzarne di nuovi e definire modalità e strumenti per il raggiungimento di obiettivi strategici.

Se il processo di spostamento del focus, dall’ospedale al territorio, non può essere affrontato solo con un consolidamento delle attività. L’interpretazione “continuista” non sarebbe in grado di affrontare le nuove sfide poste dai cambiamenti esterni al sistema, il dibattito e le esperienze in atto evidenziano che questi termini sottendono (ed evocano) un cambiamento di paradigma, attorno al quale si stanno ridefinendo i processi e le dinamiche del processo di cura.

In questo senso, gli investimenti sulle professioni sanitarie devono essere orientati a valorizzare le professionalità presenti e a mantenere elevato il livello qualitativo offerto, non limitandosi semplicemente alla valutazione della produttività.

Nei prossimi anni, l’evoluzione dei dati demografici ed epidemiologici determinerà una crescita della domanda di cura e di assistenza. Il settore sanitario, inoltre, si caratterizzerà ancor più quale settore innovativo anche in termini di investimenti e ricerca tecnologica.

La domanda di professionisti sanitari tenderà pertanto ad aumentare e richiederà di mantenere una rete formativa diffusa, capace di adattarsi sia in termini quantitativi che qualitativi all’evoluzione del sistema.

Stiamo, infatti, attraversando una fase di trasformazione di natura sperimentale, che necessita di essere approfondita. È forse più utile provare a definire gli aspetti entro cui si sta sviluppando questo processo e indicare le piste che segnano l’innovazione in corso. Per marcare le piste del cambiamento e di costruzione di un nuovo paradigma che insistono sul lavoro di prevenzione, diagnosi e cura, è possibile scomporlo con riferimento alle interazioni che lo caratterizzano. In questa prospettiva, possiamo immaginare che l’innovazione deve essere analizzata relativamente alle dinamiche con la persona assistita, a quelle fra i diversi professionisti e infine a quelle con gli altri portatori di interesse all’interno della comunità.

La specificazione di queste tre direzioni in termine di innovazione spinge ad adottare il termine di interdisciplinarità come riferimento capace di rappresentare la complessità delle direzioni che devono essere considerate.

Questo tema risulta di particolare interesse per la nostra comunità professionale in considerazione dei contenuti distintivi del core professional e della sua incidenza, qualitativa e quantitativa, nei processi di erogazione dei servizi sanitari.

La necessità di consolidare e rendere più esplicite le scelte strategiche della professione devono prendere in considerazione almeno due questioni.

La prima riguarda la modalità di “presidio del terreno di gioco” che sarebbe meglio perseguire: essere più numerosamente rappresentati, ed esserlo in più contesti possibili, essere valorizzati perché insostituibili o essere la risposta funzionalmente più efficace?
La seconda il reclamare un’area di bisogni come il terreno di elezione per la professione.

Il processo di analisi e ricerca su una serie di dati raccolti su 11.546 TSLB (1/3 della popolazione) scende in profondità e testimonia con chiarezza la progressiva accelerazione di alcune spinte intrinseche all’interno della professione che inevitabilmente influenzeranno il posizionamento.

A fronte di questa accelerazione è stato possibile determinare gli scenari possibili che tengano in considerazione alcuni elementi: il rapporto con la persona assistita, i confini professionali esterni più flessibili, il lavoro in equipe interdisciplinari e l’assunzione di funzioni manageriali e di ricerca.

Il TSLB ha costruito la sua identità e i propri codici di riconoscimento attorno a un sapere specialistico che ha trovato la sua massima espressione nello sviluppo dei sistemi ospedalieri.

Oggi, l’evoluzione della tecnologia ha aperto nuovi orizzonti ai sistemi di cura, con una grande potenzialità nell’integrare e mettere a sistema i diversi contesti in cui si snodano i processi assistenziali quali ospedale, territorio e domicilio dove anche il TSLB, attraverso un nuovo profilo di comunicazione, trova collocazione da un posizionamento di back a una prospettiva front patient attraverso l’uso dei sistemi point of care testing.

Un altro elemento che differenzia le culture professionali della sanità riguarda il contesto organizzativo. Nel nostro caso si tratta di professional che agisce come dipendente all’interno di sistemi organizzativi complessi in varie discipline. Ovviamente le culture organizzative e le abitudini nella gestione della quotidianità professionale risultano profondamente diverse. L’autonomia decisionale, il rapporto con l’autorità e il potere, la necessità di condivisione e di organizzazione del tempo sono profondamente diversi e, conseguentemente, portano a sviluppare competenze organizzative.

Queste diverse culture organizzative e identità professionali non hanno nel tempo sviluppato capacità d’integrazione, ma anzi diffidenza e scarsa legittimazione reciproca. Lo sviluppo di un sistema territoriale non può prescindere dalla legittimazione reciproca delle professioni in campo e dalla ridefinizione di un sapere integrato, capace di far sintesi delle specializzazioni e della loro integrazione. Le parole chiave sulle quali si gioca la centralità del territorio nel lavoro di prevenzione diagnosi e cura sono riconducibili, quindi, alla legittimazione di un sapere olistico che deve essere in grado di integrare le diverse conoscenze e prospettive dei professionisti che possono essere coinvolti.

Nella sua “città fantastica”, Fogliati voleva costruire degli ambienti o creare azioni inusuali volte a cambiare l’aspetto consueto e ormai passivamente accettato dall’uomo. La nostra città fantastica è una visione alimentata da una maturità in cui la dimensione tecnologica è al servizio del buon funzionamento dei sistemi sanitari in un’ottica volta al continuo adattamento e che tenga presente i processi di autopoiesi, dell’identità dell’organizzazione, dei professionisti sanitari e degli stakeholders.

A questo proposito il TSLB non può rimanere fuori dai movimenti di modernità che si stanno concretizzando, riassunti nella “Missione 6 e 5 del PNRR e dovrà essere protagonista dell'obiettivo che prevede “la casa come primo luogo di cura e telemedicina”. Non soltanto nei rapporti d’équipe multiprofessionali ma anche in un moderno approccio, diretto, verso la persona assistita articolando forme di comunicazione personalizzate, efficaci e rassicuranti. “Maggiore è la complessità clinico-assistenziale maggiori saranno le figure professionali coinvolte e in continua evoluzione in relazione all’evolversi della malattia ed allo stato di fragilità espressa” situazioni nelle quali la presenza del TSLB diventa centrale e strategica nel determinare gli elementi decisionali a disposizione degli altri professionisti. Ciò che si conclude, in definitiva, è un ruolo solido nella concezione della propria responsabilità verso chi ha bisogno di cura, verso gli altri ruoli professionali.

L’emersione nelle forme di comunicazione, la visibilità del lavoro, l’attitudine alla certificazione dei dati e delle relative modalità di trattamento, conducono ad un rafforzato ruolo del TSLB nel futuro in cui le nuove tecnologie non domineranno ma supporteranno il TSLB, vero riferimento di una sanità umana e di qualità.

Un’altra questione aperta è la centralità dei processi di integrazione e la necessità di ripensare al paradigma che caratterizza le professioni sanitarie verso logiche di tipo olistico è, del resto, ben presente nelle esperienze di innovazione dei servizi dove la prospettiva è lo sviluppo del lavoro in team. La richiesta della partecipazione del TSLB nel Comitato del buon uso del sangue (COBUS) risulta strategica e determinante nella definizione dei percorsi terapeutici e procedurali in materia di Medicina trasfusionale.

Un altro scenario è quello riferito al sapere della professione. In questo circuito sono prevalenti le dinamiche politico/istituzionali dove far valere la propria esclusività. La logica dovrebbe imporre che qualsiasi professionista sanitario abilitato a svolgere un'attività o un ruolo specifico dovrebbe essere in grado di ricoprire quel ruolo e presuppone che ci sia uno specifico professionista per fornire specifici tipi di prestazione. In molte realtà del territorio nazionale, operano nei laboratori di unità farmaci antiblastici (UFA) delle farmacie ospedaliere altre figure professionali che per opportunità piuttosto che su base di logiche di adeguatezza e formazione che per caratteristiche professionali continuano ancora oggi ad operare nonostante siano passati circa 10 anni dall’istituzione dei laboratori UFA e d galenica.

Per quanto riguarda la libera professione, nonostante rappresentiamo il penultimo posto tra le professioni sanitarie, il terreno della libera professione sta diventando sempre più attività delle aziende private sul mercato e quindi si tratterrà di valutare le possibilità.

Per concludere, l’allargamento del perimetro della professione nell’area dirigenziale e nel mondo accademico diventa sempre più strategico per governare le diverse traiettorie di sviluppo e di gestione del dominio esclusivo dei saperi del TSLB.

Per quanto concerne il mondo accademico la nostra professione soffre più delle altre; infatti, se molte professioni possono vantare un congruo numero di docenti (Ordinari, Associati e Ricercatori) del loro specifico SSD i TSLB ad oggi non hanno nessun professionista docente del SSD MED 46 (Scienze tecniche di medicina di laboratorio), ossia il settore scientifico disciplinare dello specifico professionale.

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una saturazione di tutte le docenze MED 46 sia nei corsi di laurea triennale che nei corsi di laurea magistrale da parte di “docenti non TSLB” con poca soddisfazione percepita dagli studenti e dalla professione stessa.

Tutto ciò rappresenta certamente un punto di debolezza oltre che fare emerge pure una profonda preoccupazione da parte di chi oggi ha la governace e la responsabilità della professione ossia: quali saperi professionali possono “consegnare” ai discenti docenti non appartenenti allo stesso profilo professionale degli studenti che hanno deciso di esercitare la professione del Tecnico sanitario di laboratorio biomedico, quale “essenza” della professione possono trasmettere dei docenti lontani dalle logiche professionali e al fuori dai contesti e dinamiche professionali. Molto spesso i docenti del SSD dello specifico professionale non conoscono gli sbocchi lavorativi della laurea magistrale e ripropongono il programma svolto alla triennale rendendo inopportuno ed inadeguato il modulo insegnato.

La coesistenza nella stessa professione di molteplici settori ha portato ad una frammentazione dei saperi della professione stessa che a fatto in modo di creare delle micro-specializzazioni sul campo. Questo concetto esperienziale ha portato a considerare la possibilità di riformare il sistema universitario aggiungendo al percorso formativo esistente ossia il corso di laurea magistrale in Scienze tecniche diagnostiche delle professioni sanitarie anche nuovi corsi di laurea magistrale che preparino un professionista “senior” che possa essere responsabile di un settore specialistico all’interno di UU.OO complesse di Patologia clinica, Microbiologia clinica.

Saverio Stanziale
Presidente dei Tecnici sanitari di laboratorio biomedico (TSLB)

22 dicembre 2023
© QS Edizioni - Riproduzione riservata