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QS Edizioni - lunedì 25 novembre 2024

Lavoro e Professioni

Scadenza triennio Ecm. Del Rio (Consulcesi): “Assicurazioni potrebbero inserire clausole di rivalsa interna”

di Arnaldo Iodice
immagine 19 dicembre - Francesco Del Rio, consulente legale Consulcesi, è intervenuto nel corso del webinar “Scadenza proroga ECM, obblighi e opportunità per i professionisti della sanità” organizzato da Consulcesi Club in collaborazione con il Provider Sanità In-Formazione. “Professionisti devono aggiungere il 70% dei crediti richiesti per stare tranquilli”

Siamo a pochi giorni dalla scadenza dell’anno di proroga per il triennio 2020-22, tanti i professionisti sanitari impegnati nel recupero dei crediti formativi. Come ribadito dal ministro della Salute Orazio Schillaci, per evitare sanzioni che possono arrivare alla sospensione fino a sei mesi. Le sanzioni, tuttavia, non sono l’unico elemento che potrebbe destare preoccupazione. A partire dal triennio ECM in corso (ovvero 2023-2025), la formazione è legata a doppio filo con la questione assicurativa.

Con l'approvazione dei decreti attuativi della Legge Gelli-Bianco sulla responsabilità professionale degli esercenti la professione sanitaria, infatti, verrà data piena attuazione alla norma che lega i crediti ECM (nella misura del 70%) all'efficacia della copertura assicurativa. I professionisti che non raggiungeranno questa percentuale saranno dunque esclusi dalla copertura assicurativa, trovandosi quindi privi di protezione in caso di contenzioso a loro carico. Ma non è finita qui perché, secondo l’avvocato Francesco Del Rio, consulente legale Consulcesi, intervenuto nel webinar “Scadenza proroga ECM, obblighi e opportunità per i professionisti della sanità” organizzato da Consulcesi Club in collaborazione con il Provider Sanità In-Formazione, il rischio è quello che le compagnie assicurative introducano clausole di rivalsa interna.

“L'adempimento dell'obbligo formativo riveste un ruolo cruciale nel contesto attuale – ha spiegato Del Rio –. È impensabile gestire la propria professione senza un'adeguata formazione, che non solo è una questione deontologica e morale, ma comporta anche rilevanti implicazioni giuridiche e patrimoniali”. Parliamo di sanzioni, sospensioni e altre conseguenze che impattano direttamente sul patrimonio del professionista.

Una delle conseguenze di rilievo è “la considerazione del curriculum formativo nelle valutazioni delle opportunità lavorative. Nei bandi di concorso e negli avvisi interni, diventa un elemento chiave per la progressione di carriera”. La presentazione di un curriculum completo e coerente può infatti influenzare positivamente la decisione della commissione, mentre la “sua mancata valorizzazione può compromettere le opportunità professionali, inclusa la possibilità di ottenere un posto più qualificato”.

Oltre a ciò, si presenta come detto la questione delle polizze assicurative. “La normativa, seppur di difficile applicazione, stabilisce l'inefficacia delle polizze in caso di mancato assolvimento del 70% dell'obbligo formativo e con questa previsione occorrerà fare i conti”. Ignorare completamente questa norma potrebbe essere estremamente pericoloso perché “le compagnie di assicurazione potrebbero comunque sollevare eccezioni e contestare il diritto all'indennizzo”.

L’avvocato Del Rio spiega che, nel caso in cui la compagnia assicurativa sollevi eccezioni, “il magistrato sarà sempre tenuto a valutarle attentamente” e “dovrà tener conto dell’espressione ‘inefficacia della garanzia in caso di mancato assolvimento’, quindi laddove non ci fosse l’assolvimento del 70% potrebbe definire la manleva in maniera negativa per il sanitario”.

Inoltre, c'è il rischio che “le compagnie di assicurazione, ispirandosi al modello delle polizze RC Auto, possano introdurre clausole di rivalsa interna. Questo meccanismo potrebbe comportare la richiesta nei confronti dell’assicurato di rimborso totale o pro quota del risarcimento pagato al danneggiato, andando così ad incidere direttamente sulle sue finanze”.

Secondo l’avvocato Del Rio, questa prospettiva non è affatto improbabile. “Introducendo nel contesto contrattuale una clausola di rivalsa, si delineano due scenari: primo, la compagnia avrà la facoltà di agire nei confronti del proprio assicurato per ottenere il rimborso di quanto pagato; secondo, in fase precontrattuale, potrebbe valorizzare economicamente l’opzione, messa a disposizione dell’assicurato, di inserire una clausola aggiuntiva per ottenere la preventiva rinuncia alla rivalsa. È evidente che, visti gli effetti, la rinuncia comporterebbe un aumento del premio assicurativo a carico del sanitario”. Di conseguenza, il professionista si trova in una situazione in cui, anche a causa di questa normativa, potrebbe subire ripercussioni finanziarie.

Per mitigare questo rischio, è fondamentale che il professionista si “mantenga aggiornato e ben formato, superando il limite del 70% dell'obbligo formativo”. In tal modo, potrà evitare potenziali problemi giuridici e patrimoniali, assicurando una base solida per la propria pratica professionale.



Arnaldo Iodice

19 dicembre 2023
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