L’apertura manifestata da alcuni esponenti del Governo Meloni sulla possibilità di “limare” il taglio delle pensioni previsto nell’attuale testo della Legge di Bilancio non cambia di molto il nostro disappunto, ma ci stupisce che le Regioni, sulle quali a causa delle fughe di professionisti dei loro Ospedali ricadrà già dall’immediato il peso economico delle disposizioni punitive nei confronti dei Medici dei loro SSRR, ancora non abbiano manifestato altrettanta contrarietà.
Proprio alle Regioni, infatti, non resteranno nemmeno le lacrime per poter pagare ad un prezzo molto più caro coloro i quali esse dovranno affrettarsi a reclutare con rapporti di tipo libero professionale per sostituirli, al fine di mantenere in qualche modo i servizi e le cure ai loro cittadini, fornendo ulteriore lucro alle Cooperative Private, che normalmente, solo per stilare le turnistiche dei Gettonisti che come “liberi professionisti” fasulli esse si limitano a gestire, trattengono almeno il 15% dei loro guadagno, probabilmente di fatto esentasse, date le ampie scappatoie che le deduzioni fiscali consentono al mondo imprenditoriale privato, soprattutto allorquando si traveste da onlus, e laddove si pasce di appalti pubblici.
In mancanza di una retromarcia completa da questo tentativo di rapina, anche per il Governo saranno comunque lacrime amare, perché i medici che rappresentiamo, quelli il cui lavoro è indispensabile a far funzionare le rianimazioni, le sale operatorie, i pronto soccorso, saranno chiamati non ad una sola, ma a più giornate intere di proteste, che ad iniziare dalla prima data libera provocheranno a più riprese la paralisi di quel poco che resta di servizio sanitario pubblico negli ospedali di tutt’Italia, e a quel punto sarà chiara la responsabilità politica di chi lo avrà voluto davvero affossare per sempre.
Allora sì che questi medici li si potrà nuovamente chiamare “eroi”. Patrioti, meglio, perché la loro protesta evidenzierà a tutta la popolazione il fatto che oggi il Governo Meloni tenta di far cassa saccheggiando il futuro pensionistico di un’intera coorte generazionale di lavoratori pubblici, che per quanto concerne i Medici, dati i riscatti che gran parte di essi ha pagato a suon di moneta corrente all’epoca di tale scelta, è ricompresa non in soli 15 ma in un arco di almeno 22 anni di differenza anagrafica, con ciò continuando la politica che negli ultimi decenni ha via via demolito ogni equilibrio del patto intergenerazionale a cui soggiace purtroppo un sistema previdenziale che va sempre più a fondo semplicemente a causa della sua struttura interamente “a ripartizione” senza alcun cassetto “a capitalizzazione”, e – soprattutto – senza mai aver almeno tentato alcuna separazione tra le risorse da destinare all’assistenza (che pur è una sua mission di alto valore sociale) e quelle di garantire per la previdenza.
Certamente ai sempre più preoccupanti buchi di bilancio nel baraccone Inps hanno da ultimo contribuito non poco le redditanze (costate circa 28 miliardi in soli 4 anni) e – partendo più da lontano – un assistenzialismo in generale del tutto squilibrato, in quanto privo di controlli efficaci, che nei molti decenni trascorsi dalla sua istituzione ne hanno di fatto mutato la mission principale di Ente Previdenziale (quindi per sua stessa definizione finalizzata ad erogare pensioni alla scadenza dell’età lavorativa ed a fronte di idonei e corrispondenti versamenti), trasformandola in diverse precedenti tornate di governo da solidarietà sociale a sodalità di rapporto politico-elettorale, che del resto appare evidente anche in questo attuale, pur nei confronti più settoriali di alcune categorie che sul versante privato di servizi più o meno in esclusiva resi al pubblico basano i loro guadagni (e pure certe “buonuscite” sotto forma di compravendita anche in nero di licenze e concessioni varie).
Ma nel mentre l’evasione fiscale e l’elusione previdenziale grazie alle quali la ricchezza dei soliti (ig)noti restano indisturbate e creano una ricchezza che si vede ma che non si può toccare, non va dimenticato che ormai da diversi anni i soliti noti (i contribuenti pubblici dipendenti in primis e tra essi i medici soprattutto, per effetto dell’altissima fiscalità a cui sono soggetti) oltre che versare fior di contributi all’Inps (anche per riscattare i lunghissimi e già di per sé costosissimi anni di studio), ne rimpinguano le sofferenti casse anche attraverso il gettito Irpef, dal quale ormai l’Ente Previdenziale dei lavoratori pubblici, che erogherà pensioni sempre più magre a tutti i suoi pensionandi, soprattutto a quelli più giovani (ad oggi la loro previsione di assegno pensionistico Inps è inferiore al 55% della loro prevedibile ultima busta paga, e tende a calare), trae ben il 20% degli introiti (Conti dello Stato sul bilancio dell’Ente del 2019).
Ecco perché è ancor più irritante, oltre che ridicolo, qualsiasi tentativo, come quello di certe proposte di “mediazione tecnica” che hanno preso forma nelle ultime ore, di contrabbandare una possibile modifica della manovra ancora più destruente dei diritti dei medici che essa oggi tenta di colpire come fosse una buona idea per riequilibrare, a regime in un futuro lontano lontano, gli importi pensionistici a favore dei medici oggi più giovani, perché la verità è che una volta perpetrata questa rapina, essa non potrà che ciclicamente ripetersi, ancor più famelica, nei loro confronti e delle generazioni ancora a venire.
Altro che “eroi”, per la politica tutti i medici continuano ad essere soltanto un bancomat senza limiti di prelievo.
Ma il blitz sulle pensioni è solo uno dei tanti motivi per i quali abbiamo parlato di “misura colma”: anche su altri versanti questa Manovra non fa abbastanza per il SSN Pubblico e per i suoi lavoratori. Non interviene per favorire le assunzioni di nuovo personale, né per fidelizzare quello in servizio al Pubblico Impiego, ancor meno i medici che meno di tutti hanno sbocchi lavorativi libero professionali, come gli Anestesisti Rianimatori e i Medici di Emergenza-Urgenza.
Con la Manovra, inoltre, il Governo tenta di far credere di aver previsto un aumento degli stanziamenti per il SSN Pubblico, ma in realtà stanzia briciole per il CCNL 2022-2024 dei Medici Ospedalieri, e così facendo, dopo aver fatto fuggire nell’immediato migliaia di Medici Dipendenti Pubblici dagli Ospedali rapinando le loro future pensioni, li svuoterà del tutto.
Con la Manovra, inoltre ancora, il Governo favorisce a danno del Pubblico, ancor più “alla luce del sole”, i Gruppi Privati dell'Ospedalità Convenzionata, che nelle righe del testo appare esplicitamente identificata come “salvatrice della Patria Sanità”, così facilitando ancor più in larga scala il lucro privato e gli inevitabili aumenti di spesa per la salute a carico delle casse pubbliche e – alla fine sempre e comunque – delle tasche dei Contribuenti (anche di coloro ai quali questa manovra viene inflitta come una punizione).
È necessario cambiare subito rotta, altrimenti non ci resterà che dimostrare quanto siamo necessari per tenere ancora in piedi ciò che resta del SSN Pubblico, e - di riflesso - anche per non mettere in crisi il SSN Privato Convenzionato, che è sovvenzionato sempre dal pubblico erario.
Giù le mani dalle nostre pensioni, e – valga da monito – anche e soprattutto da quelle che le più giovani generazioni dei medici pubblici dipendenti stanno iniziando a maturare lavorando in un SSN sempre più pericoloso anche per la loro incolumità fisica che – nemmeno quella – questo Paese riesce a garantire.
Un nostro sciopero anche di un solo giorno fa slittare di molto più di un giorno le liste di attesa in sala operatoria. E in programma potremmo averne più d'uno, se fosse necessario.
Dr Alessandro VergalloPresidente Nazionale AAROI-EMAC