“Il Case Management è un processo collaborativo di accertamento, pianificazione, facilitazione, coordinamento delle cure, valutazione ed advocacy delle scelte e dei servizi, che agevolino i bisogni sanitari generali dell’individuo e della famiglia, attraverso la comunicazione e le risorse disponibili, al fine di promuovere outcomes di qualità, con un buon rapporto costo-efficacia”.
Questa definizione della Case Management Society of America (2010) segna l’incipit del
secondo volume edito da Sics Editore nell’ambito del progetto “EmatoNurse” dedicata al ruolo sempre più strategico che la professione infermieristica può assumere in ambito ematologico ed oncoematologico.
Un percorso di approfondimento, sostenuto incondizionatamente da Roche, che non offre soltanto delle riflessioni di carattere professionale sul futuro dell’infermieristica in Italia ma si trasforma, pagina dopo pagina, in un vero e proprio agile manuale destinato ad indicare una strada, un percorso chiaro, per una nuova presa in carico dei pazienti che, come quelli ematologici, convivono da un lato con la complessità delle loro patologie e dall’altro con la velocità di introduzione di terapie sempre più “taylor made”.
Se nella
precedente pubblicazione, infatti, il focus era incentrato sul ruolo dell'infermiere nella gestione del paziente: dalla prevenzione e trattamento degli eventi avversi all'assistenza territoriale, il
nuovo approfondimento, elaborato anche in questo caso da un gruppo di lavoro di infermieri esperti del Gi FIL (Gruppo infermieri della Fondazione Italiana Linfomi), è specificatamente dedicato al
Ruolo dell’infermiere case-manager in Ematologia ma, soprattutto, all’implementazione delle sue competenze nel percorso clinico-assistenziale del paziente affetto da linfoma.
Se circoscriviamo il focus sull’ematologia oncologica, scrivono nella prefazione
Mario Tarricone, Presidente AIL Lecce ODV - Componente CDA AIL Nazionale - Referente Nazionale Gruppo Pazienti Linfomi AIL FIL e
Davide Petruzzelli, Coordinatore Nazionale F.A.V.O. Neoplasie Ematologiche “possiamo osservare, con ragionevole coscienza, che l’innovazione terapeutica corre velocissima e nuove cure stanno cambiando la storia di alcune patologie. Tuttavia, serve un cambio di passo nella presa in carico di queste persone, per far sì che l’innovazione nella sua veste più completa arrivi ai malati. Gli infermieri da sempre rivestono un ruolo fondamentale nel percorso di cura, rappresentando di fatto un punto di riferimento per i malati, anche se finora il sistema ne ha spesso velato le peculiarità relegando la categoria a un ruolo secondario. L’aspetto pregevole del lavoro realizzato dal gruppo Gi-FIL con questo documento - sottolineano - sta proprio nell’aver concentrato l’attenzione sull’innovazione organizzativa e di processo come strumento per adeguare l’erogazione dei servizi di cura alle nuove reali esigenze dei pazienti e dei caregiver”.
E con questa prospettiva “l’introduzione del ruolo dell’infermiere Case Manager risponde alla necessità di creare le condizioni di contesto necessarie a dare effettività all’innovazione delle cure, all’introduzione dei processi di telemedicina, ma soprattutto a quel processo di innovazione e cambiamento culturale che vede il reale coinvolgimento dei pazienti e dei loro familiari nei processi di cura”.
Alla voce dei pazienti si è quindi unita anche quella dei Farmacisti ospedalieri e dei Servizi farmaceutici delle Aziende sanitarie che, in particolare sul fronte dell’ematologia oncologica, rappresentano uno snodo fondamentale, insieme naturalmente ai clinici di riferimento, della presa in carico dei pazienti.
Forte e convinta la testimonianza offerta nella pubblicazione da
Emanuela Omodeo Salè, Direttore della Farmacia Ospedaliera dell’Istituto Europeo di Oncologia, Membro del Consiglio Direttivo SIFO e Responsabile del Comitato Scientifico Unico di Ricerca e Formazione SIFO.
“Il ruolo dell'infermiere case-manager – sottolinea Omodeo Salé - è molto importante da un punto di vista manageriale, clinico ma anche economico- finanziario. Soprattutto è importante poiché rappresenta davvero un ponte di collegamento tra le esigenze e le necessità dei pazienti e le istanze di clinici e farmacisti ospedalieri. Nella mia esperienza di direttore del servizio farmaceutico di un grande istituto di ricerca e cura a carattere scientifico che opera in campo oncologico – osserva ancora - poter collaborare con infermieri formati al case-management è stata un'ottima opportunità perché ha permesso di rendere più snello e lineare il percorso di gestione del paziente che ha sempre, in tal modo, la possibilità di fare affidamento su un interlocutore di riferimento competente molto importante”.
Cinque i capitoli della pubblicazione con approfondimenti che spaziano dal valore che può esprimere un infermiere case-manager nei molteplici ambiti di intervento fino ad un vero e proprio focus sui Linfomi e sui trattamenti ad essi dedicati; dal ruolo dell’infermiere nel momento del ricovero in unità di degenza o in day hospital fino alla delicata dimensione delle cure palliative in ambito ematologico.
Insomma, una vera e propria bussola delle competenze che non tralascia nulla dei molteplici saperi che un infermiere case manager specializzato in questo ambito deve avere (così come le sue attitudini) ma restituisce nitidamente l’immagine di un professionista che si fa, di volta in volta, centro di equilibrio del percorso assistenziale, punto di riferimento tanto per i pazienti quanto per l’equipe multidisciplinare, protagonista di un nuovo modo di intendere la presa in carico in patologie complesse come i linfomi.
Al gruppo di lavoro per la stesura del Documento hanno partecipato
Lucia Saracino, Daniela Manzo, Giorgia Gobbi, Chiara Colognesi, Federica Olivazzi, Jessica Gaioni, Filippo Ingrosso, Valentina Zoboli, Giovanni Messana, Marianna Leone, Anna Vaccaro, Michela Colalelli, Giuliana Nepoti.
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